Poesie Natalizie

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view post Posted on 13/2/2009, 20:44

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NATALE, UN GIORNO

di Hirokazu Ogura


Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.

Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.

Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.

Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.

Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.

A Natale - un giorno - gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.

Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno.

 
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view post Posted on 13/2/2009, 21:43

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SPLENDE ANCORA

di Santo Parisi


C’è un albero
addobbato in casa mia,
scintillante
di luci e di colori
Ma c’è tanto, tanto buio fuori:
sofferenze, dolori…
dolori a non finire.
Ma nella notte fredda
splende ancora,
dopo due millenni,
o mio Signore,
una cometa
sulla tua capanna:
una cometa
che alla Pace invita,
una cometa
che verso te ci guida.

 
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view post Posted on 16/2/2009, 15:58

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NATALE

di Lucia Porfiri


Si avvicina il Natale,
nell'aria si respira un profumo di gioia e di amore.
Se ti guardi intorno non vedrai che serenità!

Ma...cosa succede?
Là in quel piccolo paese non c'è gioia!
C'è solo dolore, gente che soffre, gente che muore...

E là? Guarda là! C'è solo indifferenza,
in quel paese alle persone non importa nulla del Natale!
Troppa gente soffre, troppa gente non sa!

E' Natale, cerca anche tu di portare pace e amore...
...dove ci sono guerra e odio.



LAUDA DEL NATALE

Anonimo del XIV secolo


Cantiam di quello amor divino,
di Iesù Cristo piccolino.

Or quellera amor rosato
veder Cristo, amor beato,
picciolino fantin nato,
aulente fior di gersonzino

Sì fu alto amore e caro,
che i tre magi l'aroraro;
con reverenzia i presentaro
encenso e mirra e auro fino.

Grande umiltade pensare
che volse l'angel andare
alli pastori annunziare
che è nato Cristo mammulino.

La mangiatoia fu il suo letto,
l'asin e i bue ebbe ‘n sul petto,
ben ebbe ‘l mondo in dispetto
fin ched e' fu picciolino.



SALMO 96


Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.

 
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view post Posted on 16/2/2009, 21:41

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NELLA NOTTE DI NATALE

di Sant'Ambrogio


Ascolta, tu che governi Israele,
che siedi sopra i cherubini;
compari in faccia ad Efraim, scuoti
la tua potenza, e vieni.

Vieni, redentore dei popoli,
vanta il parto da vergine;
ne stupisca ogni tempo:
parto che si conviene a Dio.

Non da seme maschile
ma per mistico fiato
si è fatto carne il Verbo di Dio
e il frutto del ventre è fiorito.

Il grembo della vergine si gonfia:
chiostro permane di pudore.
Delle virtù risplendono i vessilli:
in quel tempio si agita Dio.

Dal suo talamo venga,
regale sala del pudore,
il gigante di duplice natura
per correre animoso la sua strada:

l'uscita sua dal Padre,
il suo ritorno al Padre,
la corsa fino agli inferi,
e il suo ritorno alla divina sede.

Uguale al sommo Padre
recingiti col trionfo della carne
tu che rafforzi di valore eterno
le debolezze della nostra carne.

Già splende il tuo presepe
e la notte respira la sua luce,
che tenebra nessuna offuschi mai
e d'incessante fede possa splendere.



INNO PER NATALE

di San Romano il melode


Colui che prima dell'astro del mattino
fu generato dal Padre senza madre,
sulla terra senza intervento di padre si è incarnato oggi da te:

onde la stella
reca il lieto annuncio ai magi
e gli angeli
con i pastori inneggiano
al tuo ineffabile parto,
Piena di grazia.

La vite che fece germogliare
il grappolo non coltivato
fra le braccia come su rami
lo recava e diceva:

« Tu sei il mio frutto, tu la mia vita,
tu dal quale conobbi
che sono ciò che ero,
tu il mio Dio;

poiché vedo immutato
il sigillo della mia verginità,
te proclamo l'immutabile
Verbo fatto carne.

Non conosco corruzione,
te conosco liberatore dalla corruzione,
poiché casta rimango
dopo che tu da me sei nato.

Ché come trovasti il mio ventre
così l'hai lasciato,
conservandolo intatto;
perciò esulta
tutto il creato a me gridando:
Piena di grazia.

Non respingo la tua grazia,
di cui ho esperienza, o Signore;
non oscuro la dignità
che conseguii generandoti:

ché del mondo sono sovrana,
e poiché la tua potenza
nel mio seno portai
su tutto l'universo domino.

Trasformasti la mia piccolezza
con la tua condiscendenza;
te stesso umiliasti
e innalzasti la mia stirpe.

Rallegratevi con me
ora, terra e cielo,
poiché il vostro fattoreio porto fra le braccia.

O terrigeni, deponete
le afflizioni,
mirando la gioia
che feci sbocciare dal mio seno
incontaminato, ed ebbi il nome
di Piena di grazia ».

Mentre così inneggiava
Maria a colui che aveva generato,e blandiva il pargolo
che sola aveva partorito,

la udì colei che nelle doglie
procreò i figli,
Eva, e gioendo ad Adamo
essa grida:

« Chi è colei che le mie orecchie ora ha fatto echeggiare,
quella in cui speravo,
una vergine che genera
il riscatto dalla maledizione?

Di lei la voce da sola
ha sciolto le mie pene;
ed il suo parto
ha ferito il mio feritore;

questa è colei che predisse
il figlio di Amos,
la verga di Iesse
che per me ha fatto germogliare un virgulto,
citandomi del quale non perirò,
la Piena di grazia.

Odi la rondine
che all'alba per me canta;
il sonno simile a morte
O Adamo lascia e sorgi.

Ascolta me tua moglie:
io, che un tempo
procurai la caduta ai mortali
ora li fo risollevare

Considera il prodigio:
mira la vergine
che col suo parto
cura la tua ferita.

Me una volta
vide il serpente e tripudia,
ma ora, vedendo
coloro che da noi son nati, fugge strisciando.

Contro di me innalzò
la testa;
ma ora umiliato
lusinga, non deride,
temendo colui che fu generato
dalla Piena di grazia »

Adamo, udite le parole
che la consorte tessé,
dalle palpebre il peso
subito deposto,

si solleva come da sonno,
e aperto l'orecchio
che la disubbidienza aveva ostruito,
così grida:

« Una melodiosa canzone ascolto,
un delizioso gorgheggio,
ma del canto
la voce ora non mi rallegra:

poiché è una donna,
di cui temo la favella;
sono nel cimento,
perciò temo la donna;

la musica mi seduce,
dolce qual è;
ma lo strumento mi turba,
che non abbia ad ingannarmi come già altra volta,

nuova vergogna aggiungendo
la Piena di grazia ».

« Lasciati rassicurare, o sposo,
dalle parole della tua consorte:
non mi troverai ora
a suggerirti amari consigli:

le vecchie cose passarono
e tutto nuovo
mostra di Maria
il figlio, Cristo.

Della sua rugiada gònfiati
e subito ora fiorisci,
come spiga sollevati
poiché la primavera ti ha raggiunto,

Gesù Cristo,
spirando quale dolce zeffiro.
il secco ardore
fuggendo,

orsú, seguimi
verso Maria
e i suoi immacolati
piedi tocca ora con me,
e tosto si moverà a compassione
la Piena di grazia»

« Riconobbi, o donna, la primavera
e le delizie sento
da cui un dì precipitai,
poiché vedo un altro nuovo Eden,

la Vergine, che
reca nel seno
lo stesso legno della vita,
quello che un tempo
il santo Cherubino custodiva
e mi impediva di toccare:
questo dunque intatto
vedendo io germogliare,

ho sentito l'aura,
o sposa, vivificatrice,
che me che ero cenere
e fango senz'anima

ha reso vivente.
Ora dalla sua
fragranza irrobustito
mi avanzerò verso colei che fiorisce
del frutto della nostra vita,
la Piena di grazia.

Ecco, sono ai tuoi piedi,
Vergine, madre senza macchia,
e in me tutta la mia stirpe
alle tue orme si prostra:

non sdegnare la madre,
poiché il figlio
tuo rigenerò ora
quelli che nella corruzione nacquero
e della morte furon preda
per colpa di Adamo, il primo uomo:
abbi pietà, o figlia,
del padre tuo che geme.

Le mie lagrime
mirando, muoviti a compassione di me
ed ai lamenti piega
l'orecchio tuo benignamente.

Tu vedi i cenci
che indosso,
che il serpente tessé per me:
muta la mia miseria
dinanzi a colui che generasti,
Piena di grazia ».

« Sì, speranza della mia anima,
ascolta anche me, Eva,
e di colei che in doglie partorisce
la vergogna disperdi,

ché tu sai come maggiormente
io misera
per i lamenti di Adamo
soffro nell'anima;

Poiché egli, memore delle delizie,
contro di me si scaglia
ingiuriandomi: "O magari
non fossi germogliata dal mio fianco!

Meglio sarebbe stato non prendere
te in mio aiuto,
ché non sarei precipitato
ora in questo abisso".

E così, non riuscendo a sopportare
le rampogne
e l'oltraggio,
piego il collo
finché tu non mi risollevi,
Piena di grazia».

Gli occhi di Maria,
mirando Eva
e volgendosi ad Adamo
al pianto eran sforzati;

pure resiste e s'adopra
a vincer la natura
colei che oltre natura il Cristo
ebbe qual figlio,

ma il cuore avea straziato
dalla pietà per gli avi,
ché al Misericordioso
pietosa madre si addiceva.

Perciò ad essi disse:
«Cessate dai vostri lamenti,
ed ecco vostra ambasciatrice
mi faccio presso colui che da me è nato;

scacciate dunque
il cordoglio,
poiché io ho generato la gioia;
per questo i regni del dolore
venni ora a devastare,
la Piena di grazia ».

Ho un figlio pietoso
e molto misericordioso,
da quanto conobbi per prova;
confido nella sua indulgenza.

Egli è fuoco, e pure abitò
nel mio seno,
e non arse
me misera.

Come un padre ha pietà per i suoi figli,
così il mio figliuolo ha pietà
di coloro che lo temono,
secondo che Davide profetizzò;

di lagrimare dunque
cessate, e lasciate che io
vostra avvocata
diventi presso il mio figlio.

Di gioia è infatti causa
colui che è stato generato,
il Dio prima dei secoli:
state tranquilli, non piangete:
a lui vado,
la Piena di grazia ».

Poi che con queste parole Maria,
misericordiosa qual è,
ebbe confortato Eva
e il suo consorte,

si avvicina alla mangiatoia,
piega il capo
e supplichevole al figlio
così dice:

« Poiché me, o figlio, innalzasti
con la tua condiscendenza,
la mia misera stirpe
per mezzo mio ora ti prega.

Adamo a me
venne lamentandosi amaramente,
ed Eva con lui
gemente s'unisce al lamento.

Colpevole ne è
il serpente,

che li denudò dell'onore;
perciò di esser ricoperti
chiedono, a me gridando:
Piena di grazia ».

Come tali preghiere
rivolse l'immacolata
al Dio giacente nella greppia,
egli accolse e le sottoscrisse,

e i suoi ultimi disegni spiegando
dice: « O madre,
a causa tua e per tuo mezzo
io li salvo:

se non fossi venuto per salvare costoro
non avrei abitato in te,
non avrei brillato in te,
non saresti stata chiamata mia madre.

Nella mangiatoia io
per la tua stirpe dimoro,
e dal tuo seno
per mia volontà suggo il latte.

Tra le braccia mi porti
per essi:
quelli che i Cherubini non vedono
ecco tu miri e porti,
e come figlio vezzeggi,
Piena di grazia.

Una madre in te acquistai
io artefice della creazione,
e come pargolo cresco
io che perfetto da perfetto procedo;

nelle fasce sono avvolto
per quelli che un tempo
tuniche di pelle
indossarono;

la grotta mi è gradita
per coloro che odiarono
le delizie e l'Eden
ed amarono la corruzione,

e trasgredirono
il vivificante comando;
discesi sulla terra
perché essi avessero la vita eterna;

ma se ancora che io sarò crocifisso
tu sapessi, o santa,
e che morirò per essi,
con tutti gli elementi
saresti sconvolta e piangeresti,
Piena di grazia ».

Ma poi che ebbe ciò detto
quegli che ha creato ogni lingua,
e tosto ebbe accolto
la preghiera della madre,

ancora disse Maria:
« Se parlerò,
non ti adirare con me che son fango,
o creatore:

ché come a figlio parlerò liberamente,
ardisco come madre:
tu a me con la tua nascita
ogni ardire hai dato.

Ciò che ti accingi a compiere
cosa è voglio ora sapere;
non nascondermi
la tua volontà che è dai secoli.

Tutto ti generai:
dimmi ora il disegno
che hai riguardo a noi,
affinché io apprenda anche da ciò
qual grazia ebbi in sorte
io piena di grazia ».

« Son vinto dall'amore
che ho verso l'uomo »,
il creatore rispose;
« io, ancella e madre mia,

non voglio affliggerti, e ti svelerò
ciò che voglio compiere,
e curerò la tua anima,
o Maria.

Quegli che è fra le tue mani
con le mani inchiodate
vedrai fra poco,
perché amo la tua stirpe.

Quegli che tu allatti
altri abbevereranno di fiele;
quegli che baci
sarà riempito di sputi;

quegli che chiamasti vita
lo potrai vedere
appeso alla croce
e lo piangerai come morto;
ma mi abbraccerai risorto,
Piena di grazia.

Di tutto questo prova
per mio volere farò,
e di tutto ciò causa
sarà la disposizione

che da tempo antico fino ad oggi
verso gli uomini
mostrai qual Dio,
cercando la loro salvezza-.

Maria come udì ciò
dal profondo gemette,
gridando: « O mio grappolo,
che non ti schiaccino gli empi!

Ti ho fatto germogliare,
che non veda del mio
figliuolo l'uccisione! »
Ma egli a lei disse:

« Cessa, madre, dal piangere
per quello che ignori,
perché, se ciò non si compisse,
perirebbero tutti costoro
per cui tu mi supplichi,
Piena di grazia.

Sonno considera che sia
la mia morte, o madre:
poiché tre giorni passerò
nella tomba, di mia volontà,

e dopo ti apparirò
risorto,
per il rinnovamento della terra
e di coloro che sono dalla terra.

Questo, o madre, a tutti annuncia,
questo sia il tuo tesoro,
in virtù di questo regna,
per questo gioisci ».

Mosse subito
Maria verso Adamo,
e, la buona novella
recando ad Eva, dice:

« Abbiate pazienza
ancora un poco,
poiché avete udito

ciò che egli ha annunciato di voler soffrire
per voi che a me gridate:
Piena di grazia ».

 
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view post Posted on 16/2/2009, 21:57

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QUI NON È LOCO UMIL

di Vittoria Colonna


Qui non è a loco umil, né le pietose
braccia de la gran Madre, né i pastori,
né del pietoso vecchio i dolci amori,
né l'angeliche voci alte e gioiose,
né dei re sap;ienti le pompose
offerte, fatte con soavi ardori,
ma ci sei Tu, che Te medesmo onori,
Signor, cagion di tutte l'altre cose.
So che quel vero che nascesti Dio
sei qui, né invidio altrui, ma ben pietade
ho sol di me, non ch'io giungessi tardo;
non è il tempo infelice, ma son io
misera, che per fede ancor non ardo
come essi per vederTi in quella etade.

 
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view post Posted on 16/2/2009, 22:37

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CONFORTO DEL MONDO, VIENI!

di Novalis (Friedrich Leopold Von Hardensberg)


Conforto del mondo, vieni!
Sgombro da ogni cosa, ti aspetto.
Si apre ogni cuore, come un vaso.
Oh benedizione! riempi questo vuoto!

Effondi il suo essere, Oh Padre, con forza
allarga le tue braccia, separalo da te;
un dolce pudore lo trattiene, il mare del suo amore
innocente Gesù, non indugiare in te.

Mandalo nelle nostre braccia
soffio di te, caldo essere, Dio;
che radunato su di noi, greve nube
cumulo d'amore discenda.

In acque, fresca pioggia sul mondo
o in fuoco, attanagliato al suo oggetto,
in aria, unguento, suono, rugiada
da lui percorsa, terra lievitata!

Oh santità! guerra meravigliosa
nella sua cattiveria è chiuso il maligno;
inestinguibile scorre dai cieli
aria di paradiso che fiorisce.

Come respirando, terra con cielo,
s'innalza più molle ogni prato
aumenta ogni cosa come fiato
grembo che attira il suo cielo.

Si scioglie l'inverno; una culla
è l'inizio di ciò che germoglia
inizia di nuovo la terra
principio del mondo è un bambino.

Gli occhi sono colmi di Dio
ma vedono il suo volto redentore
coronato di fiori è il suo capo
ma lui stesso nei fiori, fiorito sorriso.

È Dio nella stella, Dio nel sole
è la fonte, acqua della vita
è nell'erba, nel sasso, nel mare, nella luce
sparso sorriso, Dio bambino.

Nelle cose c'è il suo gioco di bambino
il suo amore è insinuato in ogni cosa
dimentico di sé nel suo volo
si annida più stretto in ogni cuore.

È Dio per noi; in sé sconfinato bambino
un polline d'amore è il suo cuore.
È il nostro cibo, è colui che ci disseta;
la sua gioia è la nostra fedeltà.

Soffochiamo sotto tanta miseria
una luttuosa coperta è sul cuore
fa' che incontriamo l'amato
tornerà da te, Padre, con noi.



I TRE SANTI MAGI DALL'ORIENTE

di Heinrich Heine


I tre santi Re Magi dall'Oriente
chiedono in ogni piccola città:
«Cari ragazzi e giovinette,
dite, la strada per Betlemme è per di qua?»

Né i giovani né i vecchi non lo sanno
e i tre Re Magi sempre avanti vanno;
ma una cometa d'oro li conduce
che lassù chiara e amabile riluce.

La stella sulla casa di Giuseppe
ecco s'arresta: là devono entrare.
Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
e i tre Re Magi prendono a cantare.



AVE MARIA GRATIA PLENA

di Oscar Wilde


Questa la sua venuta? lo mi credeva
di trovarmi davanti a un luminoso prodigio,
quale fu narrato un tempo dal grande Iddio

che in pioggia scese, e sbarre infranse, e sopra Danac cadde;
o pauroso, come quando Semele, ammalata d'amore
e desiderio inappagato, chiese di vedere
il chiaro corpo dell'Iddio, e la fiamma

ghermì le bianche membra e la distrusse.
Con tali fantasie al santo luogo volsi il cammino,
e gli occhi attoniti ora fisso e il cuore sopra
questo supremo mistero d'Amore: un'esangue

fanciulla inginocchiata, ignara di terrene passioni,
un angelo che tiene in mano un giglio,
e sopra entrambi le ali spiegate della colomba.

 
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view post Posted on 16/2/2009, 22:57

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NUTTATA 'E NATALE

di Salvatore Di Giacomo


Dint'a na grotta scura
dormeno 'e zampugnare:
dormeno, appese a 'e mura,
e ronfeno, 'e zampogne
quase abbuffate ancora
'a ll'urdema nuvena;
e, ghianca, accumparesce e saglie ncielo,
dint' 'a chiara nuttata, 'a luna chiena.

Dormeno: a mezzanotte
cchiù de n'ora ce manca;
e se sparano botte,
s'appicceno bengala,
e se canta e se sona
per tutto 'o vicenato...
Ma 'o Bammeniello nun è nato ancora,
e nun s'è apierto ancora 'o Viscuvato.

Fora, doppo magnato,
esce nfucata, 'a gente:
ccà d' 'o viento gelato,
p' 'e fierre d' 'a cancella,
trase 'a furia ogne tanto...
E c' 'o viento, e c' 'o friddo
ncopp' 'a paglia pugnente, a ppare a ppare,
dormeno, stracque e strutte, 'e zampugnare...



NELLA STALLA DI BETLEMME

di Charles Peguy


Sotto gli occhi dell'asino e gli occhi del bue
riposa il bambino nella luce pura.
E nell'aria indorata della vecchia capanna
gli si accendeva lo sguardo incredibilmente nuovo.

Il bambino alzava gli occhi verso le due grosse teste
passeggiando lo sguardo sui due monumenti.
Vicini gli facevano inconcepibili feste
dondolando di prua come due bastimenti.

Dondolando il frontone come due grandi navi
dondolando le sartie e i casseri ricurvi,
quando il mare è bonaccia e quando i dolci zefiri
si divertono in giochi tra i ganci delle barche.

Il bambino alzava gli occhi verso gli enormi occhi
più profondi e più dolci dell'Oceano enorme.
Novizio contemplava nello specchio gigante
la profondità dei mari e il riflesso dei cieli.

Il bambino alzava gli occhi verso lo specchio aperto
in cui si rifletteva la bontà di questo mondo.
S'imprimeva un amore sopra il volto profondo
sommerso nel riflesso dello specchio vivente.

Il sole che passava dalle fessure enormi
illuminava un bambino protetto da bestiame.
Il sole che passava da un povero portone
illuminava una greppia tra le altre greppie.

Ma il vento che soffiava dalle fessure enormi
può gelare il bambino che si era scoperto.
E il vento che soffiava dal portone aperto
può gelare nella sua greppia tra le altre greppie.

Il bambino che dormiva con i pugni chiusi
se i due ciambellani, se i due musi pelosi
se le guardie del corpo, se i grossi testimoni
non gli soffiavano sopra a riparo dal freddo.

Sotto gli occhi dell'asino e gli occhi del bue
il bambino respirava nel suo primo sonno.
Le bestie calcolando dentro i due crani
aspettavano il segno del suo primo risveglio.



CANTO DI NATALE

di Gilbert Keith Chesterton


Nel grembo di Maria giaceva il Bimbo
la sua chioma era simile a una luce
(stanco e disfatto è il mondo, ma qui tutto
proprio tutto va bene).

Sul seno di Maria giaceva il Bimbo
la sua chioma era simile a una stella
(sono astiosi e astuti tutti i re
ma qui sinceri i cuori).

Sul cuore di Maria giaceva il Bimbo
ed era la sua chioma come il fuoco
(stanco è il mondo, ma del mondo
è questo il desiderio).

Stava Cristo ai ginocchi di Maria
la sua chioma pareva una corona.
E tutti i fiori a lui guardavan su
tutte le stelle giù.

 
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view post Posted on 16/2/2009, 23:45

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LA NASCITA DI GESÙ

di Rainer Maria Rilke


Se in te semplicità non fosse, come
t'accadrebbe il miracolo
di questa notte lucente? Quel Dio,
vedi, che sopra i popoli tuonava

si fa mansueto e viene al mondo in te.

Più grande forse lo avevi pensato?
Se mediti grandezza: ogni misura umana
dritto attraversa ed annienta
l'inflessibile fato di lui. Simili
vie neppure le stelle

hanno. Son grandi, vedi, questi re;

e tesori, i più grandi agli occhi loro,
al tuo grembo dinanzi essi trascinano.
Tu meravigli forse a tanto dono:
ma fra le pieghe del tuo panno guarda,

come ogni cosa Egli sorpassi già.

Tutta l'ambra imbarcata dalle terre
più remote, i gioielli aurei, gli aromi
che penetrano i sensi conturbanti:
tutto questo non era che fuggevole
brevità: d'essi, poi, ci si ravvede;

ma è gioia - vedrai - ciò che Egli dà.



LA NOTTE SANTA

di Guido Gozzano


- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!



IL VECCHIO NATALE

di Marino Moretti


Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.

Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d'ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti...

A tutti il veccbio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.

E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!

 
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view post Posted on 17/2/2009, 15:46

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DIO IN FASCE

di Federico Garcìa Lorca


E così, Dio scomparso, che voglio averti.
Piccolo cembalo di farina per il neonato.
Brezza e materia unite nell'espressione esatta
per amor della carne che non sa il tuo nome.

E così, forma breve d'inefferabile rumore,
Dio in fasce, Cristo minuscolo ed eterno,
mille volte ripetuto, morto, crocifisso,
dall'impura parola dell'uomo che suda.




LA MANGIATOIA

di Ai Qing




Per l'anniversario della nascita di un Nazareno
Perché nevica ancora?
I passeri sulla staccionata guardano il cielo
il cielo è così buio
qualcuno passa oltre la mangiatoia
alla mangiatoia, il pianto di una donna
come se le lacrime di dolore e vergogna
di tutta una notte
ancora non bastassero a inumidire
la terra inaridita dell'inverno!
Qualcuno passa oltre la mangiatoia
dalla mangiatoia vengono lamenti che strappano il cuore
ah , con innumerevoli dita
la folla segna la fanciulla-madre
sprezzata come immondizia
nessuno è disposto a portarle un catino per il sangue
a versarle un secchio di acqua calda.
II vento penetra nelle crepe del muro di terra
è il ghigno del freddo invernale
lei lotta lotta lotta
la testa appoggiata alla staccionata
guardate, tra i capelli scarmigliati
scintillano febbri citanti gli occhi luminosi
questa donna di Betlemme scacciata,
esposta alla pubblica infamia
vittima del disprezzo della folla
tutto il corpo in un bagno di sudore
Vento soffia ancora con forza
perché ti sei placato?
Ascoltate i teneri vagiti
il sangue della puerpera
la mangiatoia mai prima fiorita
ha cosparso di splendidi fiori
la piccola vita
dà nuova forza alla madre
nella paglia di riso quattro membra si muovono
qualcuno passa oltre la mangiatoia
rivolge sguardi obliqui
qualcuno passa oltre la mangiatoia
si allontana sdegnoso
qualcuno passa oltre la mangiatoia
muove gelide risa
il bimbo primogenito
col suo pianto spaurito
viene a conoscere questo mondo straniero
dalla nebbia del malessere
Maria si risveglia
china il viso di cenere
e parla tra le lacrime
che scorrono ininterrotte
«Bambino mio
a Betlemme
noi saremo scacciati
noi andiamo
raminghi a farti crescere
Oggi ci incamminiamo
ricordati che sei
nato nella mangiatoia
figlio di una donna reietta
che ti ha dato la vita nel dolore e nell' oppressione
quando ne avrai le forze
dovrai con le tue lacrime
lavare i peccati degli uomini».
Dolorosamente si leva
avvolge il neonato nel suo petto
e desolata lascia la mangiatoia
fiocchi di neve turbinano sui suoi capelli sparsi
in silenzio
va via.


Natale 1936



LUCE, PACE, AMORE

di L. Housman


La pace guardò in basso
e vide la guerra,
"Là voglio andare" disse la pace.

L'amore guardò in basso
e vide l'odio,
"Là voglio andare" disse l'amore.

La luce guardò in basso
e vide il buio,
"Là voglio andare" disse la luce.

Così apparve la luce
e risplendette.

Così apparve la pace
e offrì riposo.

Così apparve l'amore
e portò vita.

 
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view post Posted on 17/2/2009, 20:28

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NATALE, UN GIORNO

di Hirokazu Ogura


Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.

Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.

Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.

Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.

Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.

A Natale - un giorno - gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.

Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno.




SPLENDE ANCORA

di Santo Parisi


C’è un albero
addobbato in casa mia,
scintillante
di luci e di colori
Ma c’è tanto, tanto buio fuori:
sofferenze, dolori…
dolori a non finire.
Ma nella notte fredda
splende ancora,
dopo due millenni,
o mio Signore,
una cometa
sulla tua capanna:
una cometa
che alla Pace invita,
una cometa
che verso te ci guida.

 
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view post Posted on 19/2/2009, 13:43

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Guido Gozzano
la Notte Santa



- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
Il campanile scocca
lentamente le sette.
- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.
Il campanile scocca
lentamente le otto.
- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.
Il campanile scocca
lentamente le nove.

Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...
Il campanile scocca
lentamente le dieci.

Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.
Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!
Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!



Giuseppe Ungaretti
Natale




Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza sulle spalle
Lasciatemi così
Come una cosa Posata
In un Angolo
E dimenticata

 
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25 replies since 2/2/2009, 15:17   248 views
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