MUSE-MATER MATUTA-MELICERTE / PALEMONE-MELQART- MENADI- MISENO

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view post Posted on 21/12/2008, 23:26

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MUSE

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Le Muse in un bassorilievo su un sarcofago presso la Cattedrale di Palermo



Le muse sono figlie di Zeus e di Mnemosine (a sua volta figlia di Urano e di Gaia, il cui nome vuol dire memoria, perché era appunto la personificazione della memoria: Zeus si unì a lei in Pieria, per nove notti di seguito e, in capo ad un anno, ne ebbe nove figlie, ossia le Muse.

Le genealogie differiscono, ma tutte evidentemente si ricollegano, più o meno indirettamente, a concezioni filosofiche sul primato delle musica nell'Universo; le Muse infatti presiedono al pensiero in tutte le sue forme: eloquenza, persuasione, saggezza, storia, matematica, astronomia.

Esistevano vari gruppi di Muse, nei quali pure il numero variava, ma i due principali erano quelle delle Pieridi (di "Pieria", in Tracia) e quelle della Beozia, alle pendici dell'Elicona, che erano alle dipendenze di Apollo, il quale dirigeva i loro canti

A partire dall'epoca classica il numero nove s'è imposto e ciascuna, a poco a poco, ha ricevuto una determinata funzione, d'altronde variabile secondo gli autori; si ammette in genere la lista seguente: Calliope - poesia epica, Polimnia - pantomima, Euterpe - flauto, Tersicore - danza, Erato - lirica corale, Melpomene - tragedia, Talia - commedia, Urania - astronomia, Clio - storia.

Le Muse non possiedono un ciclo leggendario loro proprio. Intervengono come "cantanti" in tutte le grandi feste degli dei; il loro canto più antico è quello che esse intonarono dopo la vittoria degli Olimpici sui Titani, per celebrare la nascita di un ordine nuovo; sono presenti alle nozze di Teti e Peleo, a quelle d'Armonia e Cadmo e in altre occasioni. In compenso a ciascuna di loro è attribuita qualche avventura amorosa: Calliope, ad esempio, è madre di Orfeo, il divino cantore con la lira.
 
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view post Posted on 22/12/2008, 21:40

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MATER MATUTA
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Mater Matuta in una statua
cineraria del V sec. a.C.
conservata a Firenze,
Museo Archeologico Nazionale



Mater Matuta, la dea del mattino, o dell'aurora, aveva un tempio nel Forum Boarium, accanto al Porto di Roma. La sua festa era celebrata l'11 giugno, il giorno dei Matrialia e a questo culto erano ammesse le donne sposate una sola volta, il cui marito era ancora vivo, mentre le donne schiave ne erano escluse severamente

La leggenda voleva che la dea non fosse altro che Ino-Leucotea, approdata a Roma dopo il suicidio e la sua trasformazione in dea marina.

Ino, figlia di Cadmo, era la seconda moglie di Atamante, col quale aveva avuto due figli, Learco e Melicerte.

Poiché aveva persuaso Atamante ad accogliere il piccolo Dioniso, e ad allevarlo insieme ai loro figli, Era si era incollerita perché avevano accolto un figlio degli amori adulterini di Zeus, e pertanto li fece impazzire entrambi.

Atamante uccise Learco con uno spiedo, scambiandolo per un cervo, e Ino gettò in un paiolo d'acqua bollente Melicerte e poi si gettò in mare con il cadavere del bambino.

Le divinità marine ebbero pietà di lei e la trasformarono in una Nereide col nome di Leucotea ("la Dea Bianca", "la dea del cielo coperto di nebbia") mentre il figlio diventava il piccolo dio Palemone. Infatti il corpo del bambino era stato trasportato da un delfino fin sull'Istmo di Corinto e qui veniva raccolto da Sisifo, fratello di suo padre Atamante, il quale lo seppellì, gli innalzò un altare vicino ad un pino e gli tributò onori divini sotto il nome di Palemone, facendone il nume tutelare dei giochi Istmici, protettore dei naviganti.

Quanto ad Ino-Leucotea, che diverrà poi Mater Matuta, Ovidio racconta che al suo arrivo a Roma aveva incontrato le Baccanti che celebravano i riti dionisiaci, le quali, istigate da Era, che ancora non aveva perdonato ad Ino di aver fatto da nutrice a Dioniso fanciullo, si erano scagliate su di lei e stavano per straziarla.

Alle sue grida era accorso Ercole, che si trovava proprio nelle vicinanze, e l'aveva liberata; l'aveva poi affidata a Carmenta, madre di Evandro, la quale le annunciò che a Roma le sarebbe stato tributato un culto insieme al figlio, che sarebbe stato onorato col nome di Portunno.
 
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view post Posted on 22/12/2008, 22:03

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MELICERTE / PALEMONE



Melicerte era cugino di Dioniso. Morto tragicamente, fu divinizzato con il nome di Palemone, dio marino.

Da umano era figlio di Atamante e di Ino. Una versione della leggenda narra che il padre lo uccise immergendolo in un paiolo d'acqua bollente, da cui la madre lo estrasse, per poi suicidarsi stringendo a sé il cadavere.

Altre versioni dicono che la stessa Ino lo uccise e poi si gettò in mare con lui, oppure che - fuggiti insieme - erano annegati.

Erano comunque morti nelle vicinanze di Megara e gli abitanti del posto raccontavano che il corpo della madre era stato deposto sulla spiaggia dalle onde, ed era stato poi sepolto. Melicerte era stato invece portato a riva da un delfino, che l'aveva issato su di un pino.

Sisifo, fratello di Atamante, che regnava su Corinto, trovò il corpo e lo fece seppellire. Per ordine di una Nereide istituì un culto a lui dedicato, assegnandogli il nome di Palemone, e indisse i Giochi Istmici per tributargli onoranze funebri adeguate a un dio.
 
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view post Posted on 22/12/2008, 23:08

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MELQART


Come già Hadad, anche il fenicio Melqart rappresenta un punto di contatto nella mitologia di culture adiacenti.

E' una divinità maschile di Tiro, protettrice dei naviganti. Il nome significa "re della città".

Con la fenicia Gezabele, moglie del re Acab, il suo culto penetrò in ambiente ebraico, ebbe un tempio a Samaria, e provocò la reazione jahwistica animata dal profeta Elia.

Venerato a Cartagine e a Tartesso (Cadice), fu dai Romani identificato con Ercole (Hercules Gaditanus); come tale avrebbe posto le due colonne ai lati dello stretto di Gibilterra, estremo limite ai naviganti.
 
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view post Posted on 22/12/2008, 23:36

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MENADI

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Menade, statua in terracotta, IV sec. a.C., da Locri
(Reggio Calabria, Museo Nazionale)



Le Menadi - prive, in effetti, di alcun aggancio con il mare o con altri elementi liquidi, se non ... il vino - sono Baccanti divine al seguito del dio Dioniso.

Invasate da lui che ispira loro una mistica follia, errano nella campagna, nude o vestite di veli leggeri, incoronate di edera, portando in mano un tirso o un cantaro del vino, e si abbandonano ad una danza sfrenata, suonando il flauto doppio o percotendo un tamburello.

Inoltre comandano alle belve: per esempio, in alcune rappresentazioni appaiono portate in groppa dalle pantere, mentre tengono lupacchiotti in braccio.

I loro atteggiamenti e trastulli vengono imitati dalle Baccanti umane, cioè le donne che si danno al culto di Dioniso. Le prime Menadi, nella leggenda, sono le Ninfe che hanno nutrito Dioniso bambino. Hanno una parte in un certo numero di leggende di personaggi mitici (Licurgo, Orfeo e Penteo).
 
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view post Posted on 23/12/2008, 20:57

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MISENO

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Miseno in un bassorilievo conservato presso il Museo del Castello a Baia



Secondo una versione, Miseno era un compagno di Ulisse che diede il nome a Capo Miseno in Campania.

Secondo una tradizione diversa, era invece un amico di Ettore che, dopo la morte di questi, aveva seguito Enea, di cui era il pilota ma anche il trombettiere.

Un giorno in cui la flotta era ormeggiata lungo la costa della Campania, Miseno si vantò con gli dei di suonare meglio di chiunque di loro. Tritone, che suonava con la conchiglia, lo punì del suo orgoglio precipitandolo in mare.

Virgilio narra che Enea gli eresse un monumento funebre sul quale pose il remo e la tromba, mentre il luogo prese il suo nome.
 
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