Il "caso" Franzoni,o...."GIALLO DI COGNE"

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view post Posted on 12/11/2008, 14:38

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Da: Birillino8 (Messaggio originale) Inviato: 12/12/2005 21.02
Da: Birillino8 (Messaggio originale) Inviato: 17/11/2005 13.26
Desidero parlarvi del caso che da quattro anni turba e divide gli italiani tra innocentisti e colpevolisti.Vi dico subito che io sono innocentista o parzialmente innocentista,e vi spiego il perchè.....vi interessa?
Non importa io ve lo dico lo stesso!!!!!
Ho seguito il caso dall'inizio ed attentamente,vuoi perchè era quasi impossibile non seguirlo,ed anche perchè tutto ciò che è mistero attira inevitabilmente la mia attenzione,che volete farci,io sono "MISTERIOSAAAA".Bando alle ciance e parliamo seriamente di "indizi".Forse non tutti ricordano che il primissimo avvocato della Franzoni decise di abbandonare il caso,dopo aver subito un furto,e fu derubato di alcuni documenti comprovanti l'esistenza di una setta satanica a Cogne,e verso cui tutto sembrava convogliare.Chissà perchè sparirono proprio quei documenti,e chissà perchè l'avvocato della difesa decise di abbandonare la sua assistita al suo destino......boh!
Stranissimo anche il comportamento dell'amica psicologa,che chiamata immediatamente dalla madre(la Franzoni)dichiarò che al bimbo,Samuele,ERA SCOPPIATA LA TESTA per un ICTUS;sono sbalordita,mio marito ne ha avuti due e sinceramente la sua testa è integra....oppure non era un ICTUS quello di Samuele,o forse la psicologa non ha detto la verità,ma stranamente ,benchè una miriade di medici abbia pubblicamente in tutte le trasmissioni televisive,disapprovato la diagnosi della loro collega,la cara dottoressa-amica,è stata praticamente ignorata,come è stata ignorata la crisi del fratello di Samuele,crisi che ha avuto il giorno stesso del delitto;pare,che nella stessa mattinata,a scuola,sia sbottato in un pianto irrefrenabile,e che,all'insegnante che cercava di consolarlo e provava anche a capire la causa di tale pianto,lui non abbia dato alcuna risposta,certamente,è stato interrogato dai magistrati,ma NOI,non siamo a conoscenza delle risposte,certo,non erano tenuti a darcele,ma non possiamo neppure accusare una persona se non abbiamo in mano tutti gli elementi che ci fanno credere alla sua colpevolezza.
Per ora mi fermo qui,ma non ho finito,ho ancora molte cose da dire,intanto voglio vedere cosa ne pensate voi....sicuramente siete colpevoliste!

 
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view post Posted on 12/11/2008, 15:30

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.04
Da: valcam1952 Inviato: 17/11/2005 16.42
Cara Nadia non ho mai pensato che la Franzoni potesse essere colpevole!
Non per le ragioni che spieghi tu e di cui non ero a conoscenza ( ma adesso che lo so giuraci che cercherò di saperne di più,lo sai che anche a me piace andare a fondo!).
Per me la Franzoni è innocente, perchè sono convinta di 2 cose:
1) Poniamo il caso che una madre uccida il proprio figlio coscientemente, io credo che sarebbe tanto presa dall'orrore del suo atto, da confessarlo prima o poi, come è successo in altri casi di cronaca
2) Poniamo invece il caso di un atto inconscio, cancellato dalla memoria per troppo orrore. Se questa madre non ricordasse, sarebbe comunque tormentata dal dubbio di poter aver fatto una cosa simile e sarebbe lei per prima a chiedere di essere allontanata dagli altri figli, per paura di ricadere in una simile pazzia. In questo caso la Franzoni di figlio ne ha concepito addirittura un altro!!!!

Inoltre il fatto che il marito, che è poi padre, non dimentichiamolo, e come tale ha molte responsabilità nella crescita e nella salute dei propri figli, il marito della Franzoni dunque, la appoggia e la difende in tutti i modi, quindi non ha dubbi sull'innocenza della donna, altrimenti sarebbe lui il primo a sentire il peso di una responsabilità grave nel lasciare una tale madre accanto ai propri figli.

Non sapevo del pianto dirotto del fratellino di Samuele.....mi fa pensare ad una prima ipotesi che avevo fatto, ma che non voglio prendere in considerazione, perchè mi fa troppa pena più che orrore.

 
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view post Posted on 12/11/2008, 18:00

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.05
Da: Birillino8 Inviato: 17/11/2005 18.06
Continuo comunque ad esporre la mia personale interpretazione del "caso"ed oggi voglio attirare l'attenzione su alcuni comportamenti anomali:perchè subito dopo il delitto Annamaria Franzono disse al marito......."adesso ne facciamo un altro però!"
Perchè tutto il paese di Cogne si coalizzò contro questa donna?(io vorrei la verità,non un colpevole a tutti i costi,da tenere presente che la Franzoni non è nata a Cogne,e si sa che in quei luoghi chi non vi è nato è considerato uno straniero)
Perchè nelle primissime settimane sia il marito che il suocero della Franzoni si schierarono totalmente dalla sua parte?(un piccolo dubbio no vero?)
Perchè dopo una dura lotta contro le maldicenze il sindaco di Cogne diede le dimissioni?
Pensate a tutto ciò,e pensate anche al malessere che la sera prima dell'omicidio ebbe la Franzoni,incasellate nello schema anche il saluto che il fratellino di Samuele diede allo stesso Samuele prima di uscire per andare a scuola....dunque era vivo?Oppure mente!
Vi premetto che la mia teoria non è orientata solo sulla setta,ne ho una molto più orrenda.e non esce dalle pareti della casa di Cogne,ma questo ve lo dico più in là

 
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view post Posted on 12/11/2008, 20:39

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.06
Da: Birillino8 Inviato: 17/11/2005 18.07
Brava Valeria,come al solito non mi deludi e forse pensiamo la stessa cosa

 
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view post Posted on 12/11/2008, 22:06

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.06
Da: Birillino8 Inviato: 17/11/2005 18.13
Inoltre il fatto che il marito, che è poi padre, non dimentichiamolo, e come tale ha molte responsabilità nella crescita e nella salute dei propri figli, il marito della Franzoni dunque, la appoggia e la difende in tutti i modi, quindi non ha dubbi sull'innocenza della donna, altrimenti sarebbe lui il primo a sentire il peso di una responsabilità grave nel lasciare una tale madre accanto ai propri figli.

Perfetto,condivido totalmente la tua teoria.

 
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view post Posted on 13/11/2008, 13:26

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.08
Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 0.10




SILLOGISMO
1. L'assassino
indossava
il pigiama
e le ciabatte.

2. La Franzoni
indossava
il pigiama
e le ciabatte.

3. La Franzoni
è l'assassino.








Nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip del 13-3-2002 fa la comparsa il sillogismo indicato a lato.

Cosi scrive il Gip: «...le indagini preliminari, per la prima volta nella storia giudiziaria del nostro paese, sono state integralmente seguite dai mezzi di comunicazione di massa, che hanno provveduto con dovizia di particolari, a rendere noti al pubblico i singoli elementi di fatto acquisiti dagli investigatori, mano a mano che questi venivano raccolti. In altre parole, si è cercato una sorta di controllo sociale improprio, che ha probabilmente inibito le azioni dell’indagata...

La pressione esercitata dai mass media e dalla opinione pubblica, si è dunque concretamente manifestata come controllo/inibizione... Deve quindi ragionevolmente attendersi che la Franzoni, se lasciata in libertà nel corso del processo, farebbe tutto quanto nella sua possibilità per sottrarsi all'esecuzione della condanna... Il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del reato, attese le dinamiche sottostanti, possono essere contenute solo con la coercizione».

Ancora il Gip: «L’errore giudiziario è infatti sempre possibile»... Chi può aiuti!

Questa la spiegazione del sillogismo che ne da il dizionario della lingua italiana Zingarelli: Sillogismo, tipo di ragionamento deduttivo formale tale che, date due proposizioni, le premesse, ne segue, di necessità la terza, la conclusione.













 
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view post Posted on 13/11/2008, 14:03

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.08
Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 0.12
ACCUSA E DIFESA
A CONFRONTO

Le principali prove della colpevolezza di Annamaria Franzoni secondo l’accusa sono le seguenti:

– la microtraccia di sangue all'interno dello zoccolo sinistro;

– una goccia di sangue sulla suola dello zoccolo sinistro è di proiezione e non da strofinamento;

– il pigiama era indossato, lo dimostra una macchia che dal lenzuolo coprimaterasso si è impressa specularmente sulla manica del pigiama inglobando un ossicino.



La difesa invece sostiene:

– non vi sono microtracce di sangue all’interno dello zoccolo sinistro;

– vi sono sì tracce di sangue sulle suole degli zoccoli perché Annamaria li indossava ed essendovi del sangue sul pavimento si sono sporcati;

– la casacca e i pantaloni del pigiama non erano indossati, ma giacevano sul piumone; la macchia sulla manica del pigiama non è simile a quella del lenzuolo.









Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.10
Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 0.18

Vediamo ora come secondo gli inquirenti
è avvenuto il delitto


Sulla scorta di tutto quanto precede deve ritenersi che Franzoni Annamaria ha:

a. per qualche motivo, concepito l’idea di uccidere, da sola, il figlio Samuele;


b. pianificare l’azione omicidiaria individuando:

1) il momento propizio in cui compierla [...] dopo l’uscita del marito; mentre Davide faceva colazione o facendolo permanere al piano giorno; facendolo uscire prima del solito;

2) Il momento in cui sostenere l’intervento di un aggressore esterno, che profitta della presenza di Samuele solo in casa per colpirlo, proprio in quel lasso temporale in cui lei esce per percorrere il tragitto fino alla fermata dello scuolabus e viceversa;

3) Lasciare volutamente la porta esterna non chiusa a chiave come faceva di solito;

4) Indirizzare i sospetti degli inquirenti e dei familiari su un altra persona;

5) L’arma del delitto in uno strumento di buona potenzialità lesiva, non però un’arma propria, in modo da poterlo detenere a portata di mano, magari occultato in casa ma che non desti comunque sospetto se notato dai familiari, e di cui impedire in ogni caso il rinvenimento dopo l’omicidio per avvalorare la tesi di un aggressore esterno che si allontana portandolo con sé;



c. dato esecuzione a tale programma delittuoso il mattino del 30 gennaio 2002, dopo l’uscita del marito alle ore 07:30/07:40 e prima di uscire lei stessa di casa per accompagnare il figlio Davide alla fermata dello scuolabus alle ore 08:17 circa, colpendo il figlio Samuele:

1) dopo essersi assicurata che l’altro figlio è al piano superiore di casa o, più probabilmente, all’esterno dell’abitazione, ed aver condotto la vittima sul letto della camera matrimoniale;

2) dopo aver scientemente indossato il pigiama con i pantaloni al dritto e la casacca al rovescio e davanti-dietro, utilizzando tale indumento come protezione e magari adottando anche altre protezioni;

3) dopo essere entrata nella stanza luogo del delitto indossando i propri zoccoli bianchi e munita dello strumento utilizzato per infierire sulla vittima;

4) dopo essere salita sul letto incombendo così, più o meno in ginocchio, sulla vittima, o a piedi nudi o con gli zoccoli – uno o tutti e due – calzati; lo zoccolo sinistro comunque in posizione tale da ricevere almeno due gocce del sangue della vittima proiettata nel corso dell’azione.



d. compiuta l’aggressione:

1) scesa dal letto, sfilato con cautela il pigiama facendolo restare i pezzi al verso di come l’ha indossati;

2) collocato la casacca nel sito del rinvenimento: al riguardo si osserva la singolarità e l’elevatatissima improbabilità che la casacca si posizioni casualmente in modo che la porzione che al momento del rinvenimento sporge dalle coltri e rimane a vista appaia completamente pulita, del tutto indenne da macchie di sangue;

3) mosso alcuni passi all’interno della stanza luogo del delitto calzando i propri zoccoli bianchi le cui suole così si imbrattano;

4) provveduto a pulirsi e ad adottare gli accorgimenti necessari per impedire gocciolamenti del sangue della vittima soprattutto dell’arma del delitto, o comunque di lasciare tracce compromettenti di tale sangue;

5) ricollocato, trasportandoveli e non calzandoli, gli zoccoli nel sito del rinvenimento;

6) fatto scomparire l’arma del delitto e magari quant’altro utilizzato per impedire e/o pulire tracce compromettenti, specie del sangue della vittima.








Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.11

Un ferro da stiro di ghisa del peso di kg 2,4, calato dall’alto, avrebbe frantumato il capo del povero Samuele. Si riporta il verbale dell’interrogatorio di Lorenzi Stefano del 2-2-2002.


DALLA SENTENZA, PAG. 13

Quanto al corpo del reato, va intanto ricordato che questo non è mai stato rinvenuto. Il consulente del Pm con motivazione priva di vizi logici e condivisibili indica che l’oggetto utilizzato è costituito da un corpo contundente di facile ed agevole impugnabilità, rigido, di buona consistenza e dotato di margini acuti rettilinei e spigoli vivi (consulenza, pag. 84). È evidente che sono numerosissimi gli oggetti che rientrano in quest’ambito descrittivo: martelli, pietre, bastoni, soprammobili, e molto altro.





SECONDO RIESAME DI TORINO
FASCICOLO 75, PAG. 5

È un dato inconfutabile, invero, che il giorno successivo all’omicidio Stefano Lorenzi ha avuto un ricordo nitido della presenza di un ferro da stiro antico – non riperito dai militari – sul davanzale della finestra della sala da pranzo... un oggetto di tal genere, per morfologia e composizione, bene si attaglia alla tipologia di ferite a forma «triangolare» arrecate al piccolo Samuele e ai materiali chimici rinvenuti sulle stesse...

Ieri sera quando siamo andati con il Maggiore Fruttini a fare il sopralluogo a casa mia ho detto che mi sembrava che mancasse dal davanzale della finestra della sala da pranzo un ferro da stiro di quelli antichi.

Quando sono tornato a casa, poiché non ero sicuro, come avevo già detto al Maggiore, ne ho parlato con mia moglie facendole presente che i bambini volevano giocarci ed io e lei dicevamo loro di non toccarlo perché se fosse caduto, oltre a farsi male, avrebbe rotto il pavimento.

Mia moglie mi rispondeva che noi non abbiamo mai avuto un ferro da stiro di quel tipo e che in realtà ciò che i bambini prendevano era un sasso di quarzite

Mia moglie non spiegandosi questo mio racconto, chiedeva a mia madre e proprio in quell’istante mi sono ricordato che durante le ultime vacanze di Natale siamo stati da loro a Bologna ed avevano un ferro da stiro sul piano del camino ed in effetti i miei figli lo prendevano per giocarci.





Come ha fatto Annamaria a far sparire l’arma? E quale arma ha impiegato per uccidere Samuele?

L’arma del delitto non è mai stata trovata, si è sempre ipotizzato un oggetto rigido.

E se l’arma non fosse stata del tipo ipotizzato, quale traiettoria avrebbero avuto le macchie di sangue sul soffitto?

Il «cast off» può variare secondo il tipo di arma usata?

E questo può essere importante per stabilire la posizione dell'assassino.


 
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view post Posted on 13/11/2008, 15:23

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Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 21.13
Da: Birillino8 Inviato: 12/12/2005 0.31

DALLA SENTENZA, PAG. 14

Soprattutto sugli zoccoli, e ancor più sul pigiama, si è ampliamente discusso in contradditorio tra le parti: è infatti rilevante, per motivi già fin d’ora intuibili, che verranno esposti in prosieguo, accertare se l’autore del delitto indossasse tutti, o taluno, dei suddetti capi di abbigliamento.

Questo giudicante si limiterà ad utilizzare per la decisione, e solo ove occorra, i meri accertamenti tecnici, di carattere materiale, della consulenza disposta dal pubblico ministero, e depositata in più tempi, e non terrà in considerazione le valutazioni tecniche eseguite in indagini preliminari nelle consulenze di Pm e difesa, superate dalle successive perizie disposte da questo giudicante e, peraltro, da entrambe le parti viziate da spirito polemico e talvolta tecnicamente poco convincenti.

Quest’ultima considerazione viene spontanea, in particolare, quanto ad una sperimentazione eseguita dai consulenti del Pm e consistita nel portare colpi ad un fantoccio, avente le dimensioni del corpo del bimbo, intriso di sangue di maiale, così credendo di dimostrare che le macchie che si formano sulla casacca del pigiama indossata dall’autore del fatto nella sperimentazione erano simili in tutto a quelle riscontrate, nella realtà, sulla casacca stessa, che quindi si assumeva indossata dall’assassino.

Concretamente, quando nemmeno si conosce lo strumento usato per offendere, se non in termini assolutamente generici, e quando modificando la forza impressa nel colpire e l’angolazione nell’atto ogni dato può essere manifestatamente modificato, una sperimentazione di tal fatto appare priva di valore scientifico e certamente, se ripetuta un elevato numero di volte colpendo il bimbo con oggetti diversi e da parte di varie persone si sarebbero ottenuti, di volta in volta, risultati notevolmente diversi.


Il Giudice da per “certo” che i calzoni fossero indossati, per la casacca invece “è probabile ma non certo” che l’assassino li indossasse.

Secondo l’accusa è in questa posa che l'aggressore ha colpito ed ha imbrattato di sangue la casacca ed i calzoni



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Il Dr. Schmitter, esperto di Bloodstain Pattern Analysis (BPA) fa pervenire alla Procura di Aosta tramite fax l’8-4-2004 un sintetico elaborato di 10 pagine + 8 allegati.


BLOODSTAIN PATTERN ANALYSIS

Metodo scientifico che consente, in relazione alla dimensione, alla forma e ad altre caratteristiche delle macchie di sangue riscontrate sulla scena del delitto, di accertarne la direzione di provenienza.




DALLA SENTENZA, PAG. 15

Il Dr. Schmitter, perito nominato da questo giudicante, ha ritenuto nel sintetico elaborato depositato e, molto più diffusamente e nel pieno contradditorio coi consulenti della difesa, nelle due udienze successive, che i pantaloni del pigiama fossero certamente stati indossati dall’autore del reato, mentre quanto alla casacca il perito non ha potuto esprimere certezza, e ha dichiarato di propendere, piuttosto, per la tesi negativa. La perizia del Dr. Schmitter ha dato luogo a vive reazioni da parte della difesa, che ha messo in dubbio l’obiettività del perito, allegando (senza riscontro alcuno) che lo stesso, appartenente a una forza di polizia come i consulenti del Pm e, tra l’altro, facente parte di uno stesso gruppo scientifico cui collaborano vari rappresentanti di forze di polizia, avrebbe inteso favorire il collega italiano o, in mancanza, grossolaneamente errato nelle proprie nelle proprie valutazioni.

Al di là della gratuità delle affermazioni della difesa, che presuppongono che un alto funzionario della Polizia Federale Tedesca, stimatissimo negli ambienti scientifici internazionali, alteri la verità in un procedimento per omicidio per favorire un Colonnello dei Carabinieri italiano (che, è vero, insieme ad altre decine di esperti fa parte di un medesimo raggruppamento scientifico) va comunque notato che quanto indicato dalla difesa è contrario a logica, atteso che le conclusioni del Pm ignoravano completamente i pantaloni del pigiama e ritenevano l’indossamento della casacca, mentre il Dr. Schmitter ha ritenuto indossati i pantaloni e probabilmente non indossata la casacca. Si tratta, sotto il profilo tecnico, di decisioni pressoché opposte.



DALLA SENTENZA, PAG. 20

[...] Al di là del primo colpo, che non lascia tracce di cast off, gli altri sedici devono dunque essere stati inferti dall’assassino inginocchiato sul letto in corrispondenza della zona del piumone priva di macchie di sangue. Come chiaramente indicato dal Dr. Schmitter non è tecnicamente possibile determinarsi in senso diverso, atteso che le tracce di cast off indicano con certezza che l’assassino si trovava al di sotto di quel punto dove le tracce sono state riscontrate. E al di sotto di quel punto vi è, in effetti, proprio una zona d’ombra – priva di macchie – sul piumone. Sui pantaloni del pigiama (cfr. perizia pag. 7 ud. 28.4 pag. 20 ss.; 35-36 ud. 28.6 pag. 50) sono individuabili piccole macchie di sangue che non si ritrovano attorno alla zona d’ombra del piumone, dove si assume fosse posizionato l’autore del delitto (ud. 28.4 p. 23 - 40 ss.; ud. 28.6 p. 67). Ciò rende del tutto inverosimile che il pantalone fosse appoggiato in quel punto della superficie del piumone, senza essere indossato: è infatti privo di logica pensare che le macchie di sangue di quelle caratteristiche si possano occasionalmente essere formate soltanto sul pantalone, e non anche sulle zone del piumone circostanti il luogo di appoggio del pantalone non indossato.



Il Colonnello dei Carabinieri e il Dr. Schmitter appartengono al medesimo raggruppamento scientifico e sono entrambi esperti di «Bloodstain Pattern Analysis», perché giungono a diverse conclusioni? Sulla casacca sono state scritte centinaia di pagine e con «una sintetica relazione» questo enorme lavoro viene vanificato.

Tesi dell'accusa

Il Colonnello dei Carabinieri e il Dr. Schmitter appartengono al medesimo raggruppamento scientifico e sono entrambi esperti di «Bloodstain Pattern Analysis», perché giungono a diverse conclusioni? Sulla casacca sono state scritte centinaia di pagine e con «una sintetica relazione» questo enorme lavoro viene vanificato.




Da: Birillino8 Inviato: 15/12/2005 21.42
SENTENZA DI CONDANNA
COMMENTATA CON
I VERBALI AGLI ATTI
PARTE IV - IL QUADRO INDIZIARIO
PUNTO 3
Il Giudice:


3) La singolarità delle poche credibili circostanze riferite dalla Franzoni circa la mancata chiusura a chiave della porta di ingresso della casa, determinata dall'esigenza di non svegliare Samuele (in realtà ben vigile) e contraria alla normale condotta della Franzoni stessa, le altre pochissime volte (3 o 4) in cui il bambino era stato lasciato solo a casa.

Annamaria Franzoni, in sede di SIT rese il 6.2.02 ha dichiarato di non aver chiuso a chiave la porta d’ingresso per paura di far rumore, in quanto il giro di chiave poteva essere sentito dal bambino. Tutto ciò, a ben vedere, non ha senso alcuno. Intanto, come affermato dall’imputata nel medesimo interrogatorio, Samuele era sveglio, anche se non si voleva alzare



Il Giudice scambia le persona, era Davide che non si voleva alzare

... (7,40) io sono andata in camera di Davide perché avevo sentito che si girava e gli ho detto che era ora di alzarsi. Come tutte le mattine lui non aveva voglia tanto che gli ho proposto di venire un pochino nel mio letto. Siamo andati in camera mia e ci siamo messi sul letto sotto le coperte per fare coccolino. Quando ho visto che erano già le 7,50, ho detto a Davide che bisognava alzarsi per fare colazione, lui mi ha detto che non avrebbe mangiato, così siamo ancora rimasti nel letto...

Il Giudice

l’imputata ha anzi precisato: “mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi”. Sarebbe stato ben più logico chiudere la porta di casa, per evitare che il bambino si facesse venire in mente di uscire, per seguire la madre e il fratello, eventualmente facendosi del male. La madre, poi, aveva appena acceso il televisore: non si giustifica, dunque, questa assunta preoccupazione di evitare ogni rumore, tra l’altro facilmente coperto dal televisore.

Per capire la logica delle affermazioni della Franzoni e sufficiente leggere tutti i verbali non solo qualche riga come fa il Giudice. Tra l’altro già l’avvocato Grosso nel marzo del 2002 aveva affrontato “scientificamente” questo punto per il tribunale del riesame (Carta canta).

La Franzoni dice di accendere la televisione (al piano superiore rispetto al piano del letto del bimbo) per dare una senzazione di presenza in casa sebbene stesse per uscire per accompagnare Davide... il rumore della serratura attivata dalla chiave avrebbe invece fatto capire a Samuele che era uscita di casa; per il rumore dello scrocco non c’era problema per il fatto che la porta veniva accompagnata da una maniglia presente anche all’esterno.
Il problema non è rumore o silenzio ma far sentire che c'è qualcuno in casa e che nessuno sta uscendo.

30/01/2002: Stefano.
Dopo aver fatto colazione insieme io e mia moglie lei è scesa a svegliare Davide ed io sono uscito dal garage che si apre e chiude automaticamente era le 7,30-7,35. La porta sopra era chiusa a chiave anche se quando mia moglie accompagna i bambini la lascia aperta, cioè non chiusa a chiave...

30/01/2002: Annamaria.
... Sono scesa dalle scale ed ho visto che lui ne aveva fatte metà, l’ho ripreso l’ho portato nel mio letto l’ho posato nel letto posizionato su un finaco destro e l’ho coperto sino all’altezza della spalla. Gli ho detto di stare tranquillo gli ho dato un piccolo fazzoletto che usava sempre per fare la nanna, dopo di ché sono risalita ho acceso la televisione perché così era più tranquillo e sono uscita di corsa per accompagnare Davide al pulmino in fondo alla strada...


31/01/2002: Annamaria.
... Davide è uscito e mentre stava uscendo io ho sentito Samuele che piangeva e l’ho visto subito che era a metà scala. Io sono quindi scesa ho preso Samuele l’ho messo nel mio letto nella mia parte gli ho detto di stare un po’ lì che io ero in casa, dicendogli che avevo già accompagnato Davide a scuola per non impensierirlo, dopo di che ho acceso la televisione e sono uscita con le scarpe appena messe e da allacciare, ho lasciato le ciabatte nella zona antistante il bagno vicino la porta d’ingresso. Ho chiuso la porta molto piano senza girare la chiave, che è rimasta inserita nella serratura nel lato interno della porta per non fare rumore, e poi sono andata giù per la strada dove già c’era Davide, percorrendo la scala della casa piano per non fare rumore

6/02/2002: Annamaria.
... e mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi. A quel punto Davide è uscito ed io sono scesa giù da Samuele che era sulle scale, l’ho portato nel mio letto dicendogli di stare tranquillo che io ero in casa e di riposare. L’ho posizionato su un fianco, gli ho rimboccato le coperte e ho risalito la scala, ho acceso la televisione, ho preso la giacca e ho messo le scarpe e, facendo molta attenzione, ho aperto la porta, non chiudendo la chiave nell’uscire per paura di fare rumore perché il giro di chiave nel silenzio poteva essere sentito. ... Dall’inizio della scuola avrò lasciato a casa da solo Samuele al massimo 3 o 4 volte, chiudendo sempre la porta

16/03/2002: Annamaria.
... dico a Davide di uscire, mentre giro la chiave sento Samuele, l’ho trovato nei primi gradini, mezzo addormentato, io l’ho abbracciato l’ho preso in braccio, l’ho messo sul letto, su un fianco, l’ho rassicurato, gli ho dato un fazzoleto che a lui piace molto e gli ho detto che Davide è andato a scuola, la mamma è qui con te. Allora sono andata su, ho messo le scarpe ho acceso la televisione, sono uscita facendo piano, non ho chiuso la porta per non far rumore, in quanto essendo la casa di cemento armato si sente quando si chiude a chiave, ho fatto piano, giù nell’asfalto ho allacciato le scarpe, corro dietro Davide... Quando sono tornata indietro, per entrare in casa ho spinto la maniglia e sono entrata... Voi dovete fare di tutto per trovare chi è stato. Io mi sono sempre preoccupata di dare ad entrambi lo stesso affetto, non ho chiuso la porta per non svegliarlo...



Per una persona nata e cresciuta in città è inconcepibile uscire di casa e non chiudere a chiave la porta. Annamaria è nata ed ha vissuto in un paese di 200 abitanti dove è normale non chiudere la porta se si esce per breve tempo.

Per il Giudice tutto questo è illogico; per Annamaria invece è naturale perché lei non ha paura di svegliare Samuele (si stava infatti riaddormentando) ma di non fargli capire che sta uscendo.

Il Giudice

Non solo: nell’immediatezza, alle domande della Satragni circa l’avvenuta chiusura della porta, la Franzoni rispondeva: “non sono stupida, era chiusa e so bene quello che faccio” (dich. Satragni in data 31.1.02).

Qui il Giudice Gramola si confonde e così elima il confronto con altri due verbali. Infatti non citando l’originale come si vede subito qui sotto, elemina i due veri protagonisti che sono il Dott. Iannizzi ed il collaboratore Bianchi. Come si vede non è la Satragni a fare la domanda ad Annamaria! Vediamo.

Verbale citato 31/01/2002 Satragni

A.D.R. Dopo che il bambino è stato barellato, il dottor Iannizzi, o forse un altro collaboratore, ha detto che poteva esserci stato qualcuno che era entrato dall’esterno. A ciò la signora Annamaria rispondeva, quasi infastidita, che questo non era possibile perché “... Non sono stupida, era chiuso e sò bene quello che faccio”.

Come si vede non è la Satragni a fare la domanda ad Annamaria e Annamaria non sta parlando con la Satragni; bisogna verificare Iannizzi ed il collaboratore, tale Bianchi, che sono i veri interlocutori della Franzoni secondo il teste Satragni. Cosa appare:

31/01/2002 Iannizzi:
A.D.R.: “no con la madre non ho scambiato alcuna parola, nè lei mi ha chiesto nulla. Ovviamente avevo focalizzato la mia attenzione sul bambino e la madre, ricordo che si muoveva in maniera confusa”

9/02/2002 Bianchi.
Domanda: “sul posto, ha parlato con la madre?”
Risposta: “No”
Domanda: “Ha sentito pronunciare parole alla madre o dal padre presenti sul posto?”
Risposta: “No, non ci ho fatto caso. Il padre, ricordo ha detto la frase che ho detto prima (non sentirti in colpa rinquorandola quindi...).”

Il Giudice


Ancora, la stessa Franzoni, nel medesimo verbale di SIT del 6.2.02, ha dichiarato: “Dall’inizio della scuola (e quindi in oltre quattro mesi) avrò lasciato a casa da solo Samuele al massimo 3 o 4 volte, chiudendo sempre la porta”.
Questa frase perde il valore datole dal Giudice se la si legge nel contesto del verbale (che in parte è già stato citato sopra).

Il Giudice


A ciò si può aggiungere che l’attuale imputata, davanti al Gip (int. p. 53), ha ricordato che di solito era Samuele che svegliava Davide e che il primo accompagnava volentieri i due fino al pulmino..



Ciò non pare molto logico con quanto appena citato dallo stesso giudice.

Il Giudice


In particolare la Franzoni ha affermato con assoluta certezza che da quando la famiglia era rientrata dalle vacanze natalizie, non vi era mai stata una sola volta nella quale Samuele era rimasto da solo in casa. Sulla base di quanto finora esposto appare evidente come le dichiarazioni di Annamaria Franzoni, al riguardo, siano inverosimili. Appare infatti davvero singolare che la donna, proprio quel giorno, pur non avendo mai agito nel medesimo modo in precedenza, abbia lasciato da solo in casa il bambino più piccolo senza chiudere la porta a chiave come pure aveva fatto nelle altre pochissime occasioni in cui il bambino era rimasto da solo. E ciò nonostante il bambino fosse agitato, piangesse (ciò che costituisce un motivo in più per chiudere la porta) e per l’inconsistente ragione di far piano a fonte di un televisore appositamente acceso in quei momenti. Non si dimentichi, poi, come or ora rilevato, che alla Satragni, nell’immediatezza, la Franzoni, con fare risentito, aveva dichiarato di aver chiuso la porta. Ritiene questo giudicante che le affermazioni dell’imputata in ordine all’omessa chiusura a chiave della porta siano quasi certamente false.


Tutte le conclusioni giudice sono da rigettare visto che partono da premesse arbitrarie e a volte erronee!

Il Giudice


Non può però dirsi raggiunta la certezza assoluta al riguardo, non essendo inimmaginabile, pur se grandemente difficile, che la donna possa essersi confusa parlando subito con la Satragni e abbia agito, per motivi non precisabili, proprio nella presente occasione in modo difforme dall’abitudine e da logica.

Questo punto è falso, come dimostrato prima.

Il Giudice

Per l’effetto, sotto questo profilo, si è in presenza di un mero (pur se cospicuo) elemento di sospetto a carico di Annamaria Franzoni e non di un indizio (o meglio, di un elemento di prova: se la porta fosse stata chiusa a chiave, non essendovi forzature, sarebbe direttamente derivata la responsabilità penale della donna). è infatti carente il requisito della certezza. Tuttavia, l’elemento ora in esame ha valore indiziario sotto un altro profilo. La donna non aveva l’abitudine di lasciare solo in casa Samuele. Le 3-4 volte che lo ha fatto aveva poi sempre chiuso a chiave la porta.


L’abitudine qui viene cambiata per il fatto che Samuele si era svegliato, se Samuele non si fosse svegliato forse avrebbe fatto come le altre volte!

Il Giudice


Ciò permette di comprendere, con certezza, che non è possibile che taluno abbia programmato l’omicidio con riguardo ad abitudini che la Franzoni non aveva. Si tratta di un elemento grave, in quanto idoneo ad escludere un’azione preordinata che sarebbe indubbiamente stata dotata di maggiori possibilità di riuscita stanti i tempi ristretti a disposizione e le condizioni dei luoghi; preciso in quanto dotato di coerenza intima e certa. Non si tratta, evidentemente, di un elemento di prova in quanto disgiuntamente da altri dati non è idoneo a consentire al giudicante una valutazione in termini di certezza processuale in ordine al fatto da accertarsi (l’autore dell’omicidio).





Conclusione
Non sarà una prova fondamentale però:

1. va a sommarsi agli altri indizi;
2. dimostra come a tutti i costi non si vuole credere alla Franzoni;
3. dimostra come i verbali vengono interpretati a piacimento.














 
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view post Posted on 13/11/2008, 15:42

ottimo

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Da: Birillino8 Inviato: 15/12/2005 22.10
SENTENZA DI CONDANNA
COMMENTATA CON
I VERBALI AGLI ATTI
PARTE IV - IL QUADRO INDIZIARIO
PUNTO 8
Il Giudice

8) I termini estremamente riduttivi, che possono apparire diretti a non allarmare, almeno sin da subito, la pubblica autorità, nei quali la donna ha riferito le condizioni in cui si trovava il bambino (“vomitava sangue dalla bocca”).

Alle ore 8.27.30 Annamaria Franzoni chiamava Ada Satragni. Rispondeva la donna di servizio Grappein Rosanna, alla quale diceva “chiamami la dottoressa, c’è il bimbo che sputa sangue”. La telefonata durava 65 secondi.



Attenzione il Giudice cita testualmuente perchè virgoletta ma il verbale come al solito è diverso (si veda sotto). Inoltre Annamaria parla anche con Ada Satragni esprimendo da subito la gravità del fatto (come si vedrà nel punto subito dopo il giudice sbaglia nel collocare i momenti delle telefonate alla Satragni e al 118).


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31/1/2002: Satragni.
Quando ieri mattina la sig.ra Franzoni Annamaria ha chiamato telefonicamente il mio domicilio per richiedere il mio intervento, ha inizialmente preso la cornetta la mia governante, che ho percepito rimanere scossa dalle notizie che le venivano riferite. Ho chiesto allora alla mia governante chi fosse l’interlocutore e mi veniva risposto che era la signora Annamaria la quale stava riferendo che il figlio Samuele stava male, a mia specifica richiesta la governante ha precisato che la signora Annamaria stava riferendo che il figlio Samuele stava perdendo sangue dalla bocca.
Ho allora preso io la cornetta iniziando a dialogare con la signora Annamaria alla quale ho chiesto cosa stesse succedendo. La donna mi ha risposto di andare immediatamente a casa sua, di fare prestissimo perché c’era Samuele che stava perdendo sangue dalla bocca, tanto sangue. Ha poi sollecitato nuovamente un mio intervento quanto mai rapido e il tono era concitato e molto spaventato.
Dopo di chè, ribadendomi ancora questa perdita di sangue dalla bocca ha esclamato “O Dio”, immediatamente dopo, continuando l’esclamazione, non mi ricordo esattamente se ha detto: “Gli sta scoppiando il cervello” oppure “Gli è scoppiato il cervello”.




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Il Giudice

Alle 8.28.17 (le lievi discrepanze di orario sono dovute alla provenienza degli stessi da differenti fornitori di servizi telefonici) l’imputata chiamava il 118 dichiarando che il proprio figlio “vomitava sangue dalla bocca”. A cagione di ciò veniva formulata la non gravissima diagnosi di “ematemesi”.
L’operatrice che riceveva la telefonata, Calipari Nives (SIT del 24.2.02) dichiarava che peraltro “anche per vicende più banali, sono abituata a sentire persone che vengono prese dal panico e non sanno dare precise indicazioni sui nomi delle persone, sugli indirizzi, sui numeri di telefono, o altro. La Franzoni, invece, mi ha risposto con lucidità”. La telefonata durava fino alle 8.29.34.

È vero che ci sono discrepanze tra i diversi gestori (anche se per la telefonata del 118 i CC potevano vedere il tabulato Telecom di casa Lorenzi, come fanno per quelle dopo), però non si annota che prima c’è la telefonata al 118 e verso la fine della stessa – come da verbale di Annamaria che di seguito vedremo – Annamaria col cellulare imposta l’avvio della chiamata alla Satragni come si può bene capire dalla registrazione audio della telefonata (solo alla Satragni infatti in quegli istanti arriva una chiamata dal cellulare di Annamaria).



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Pertanto si evince che:
1. La prima telefonata è al 118 e non alla Satragni come erroneamente dice il Giudice;

2. Il grande allarmismo di Annamaria lo si capisce dal fatto che chiama il 118 e contemporaneamente col cellulare la Satragni e dal tono della telefonata contrariamente a quanto verbalizza la Calipari (che di seguito verrà presentato);

3. Il brevissimo momento di meno tragicità nella telefonata al 118 (Calipari) è dovuto al fatto che la Franzoni, come detto prima, sta contemporaneamente chiamando il medico Satragni trovando dispersive le domande dell’operatrice del 118.

Inoltre la Calipari oltre a testimoniare il falso nel definire il tono della telefonata non agitato (cfr. anche intervista di Giallo 1), afferma di avere dato una diagnosi lieve cioè di ematemesi a causa del fatto che sente dire solo che il bambino vomita sangue. Però pochi minuti dopo la stessa Calipari ricontatta la Franzoni (parlando anche con la Satragni, anche se non lo ricorda, e col suocero Savin Marco) e si sente dire da Annamaria che al bambino era scoppiata la testa.

Come mai ciò non la spinge (lei o i suoi operatori) a cambiare diagnosi o a chiedere altre informazioni (non solo ad Annamaria nel chiedere se il bambino era caduto) anche alla Satragni che è un medico e quindi può essere più preciso (che per altro la stessa Satragni in una telefonata di qualche minuto dopo – sempre registrata – definisce disperate le situazioni di Samuele, tanto che all’elicottero ad un certo punto verrà detto che Samuele è in fin di vita)?



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Vediamo ora i verbali




30/01/2002:
telefonata angosciatissima di Annamaria.

30/01/2002: Annamaria.
... A quel punto ho iniziato a chiamarlo ho sentito che respirava, ho fatto il giro del letto per chiamare il 118 con il telefono ma non riuscivo a prendere la linea, Dopo di chè da un lato pensavo se era il caso di tirarlo su perché temevo si soffocasse, dall’altro se dovevo chiamare il mio amico medico, Ada Satragni, quindi sono salita su ho chiamato il 118 e con il cellulare ho chiamato Ada, mentre davo i dati al 118 mi rispondeva la donna di servizio della dottoressa alla quale dicevo di mandarmi subito Ada, parlavo con la stessa dottoressa che dopo veniva su da me.

Confermato il 16/03/2002: Annamaria.



Ho guardato se respirava, sono andata su a telefonare al 118, mi sembrava di perdere tempo, ho allora pensato di prendere il numero della mia vicina, ho dato i dati al 118 e in linea avevo anche Ada alla quale dicevo di correre subito.


22/2/2002: Calipari
... mi veniva passata la richiesta di soccorso di una donna che riferiva di chiamare da Cogne e che il proprio figlio vomitava sangue.


mi veniva richiesto di verificare la possibilità di atterraggio nei pressi dell’abitazione richiamavo casa Lorenzi e mi rispondeva la donna che mi aveva chiesto l’intervento, la quale mi diceva che si poteva atterrare e mi sollecitava l’intervento, mi informava che era lì presente il suocero della dottoressa Satragni, che sapevo sapere essere una guida e quindi me lo facevo passare al quale chiedevo nuovamente conferma e Lui mi diceva che si sarebbe occupato Lui di fare le segnalazioni all’elicottero. “Quando ho richiamato come detto ho parlato con la donna che mi aveva telefonato poco prima la quale sollecitandomi a fare presto mi diceva che al bambino era scoppiata la testa!”

24/2/2002: Calipari.
... Mi ha risposto la stessa signora, cioè la stessa persona che pochi minuti prima ha chiamato il soccorso. In questa seconda conversazione con la donna, la stessa mi ha detto “presto venite, sta male, gli è scoppiata la testa”. A queste parole io ho risposto “signora, non dica così” quindi gli ho chiesto se il bambino fosse caduto e alla sua risposta negativa, sulla scorta di quello che la donna mi aveva detto nella prima telefonata, cioè che il bambino vomitava sangue, ho ipotizzato che il sangue che gli fuoriusciva dalla bocca gli aveva sporcato anche la testa, dando così l’impressione alla madre dello scoppio di questa.
... A quel punto, poichè nella conversazione la signora Franzoni mi aveva informato della presenza del suocero della Dottoressa Satragni, che io so essere una guida alpina... mi sono fatta passare l’uomo al telefono. Lo stesso, alla mia richiesta se vi fosse una zona per l’atterraggio dell’elicottero li vicino, mi ha risposto di si...

27/02/2002: Marco Savin (Suocero della Satragni).
... siamo entrati dalla porta finestra... mia nuora era al telefono portatile di colore bianco senza fili dell’abitazione. Parlava con qualcuno del 118. quando ha detto all’interlocutore “le passo mio suocero che è una guida alpina vi spiega lui dove potere atterrare” quindi mi passava il telefono ed io ho continuato a parlare con una donna alla quale ho spiegato dove si trovava la casa per consentire all’elicottero di capire dove era...
Durante la conversazione che ho avuto con la signora del 118, non mi ha assolutamente detto di far portare fuori il bambino, abbiamo soltanto parlato del problema relativo all’atterraggio dell’elicottero.



24/02/2002: Piffari Antonello.
Ricordo invece esattamente di aver parlato con la dottoressa Satragni, che si trovava sul luogo del fatto, alla quale: ho dato indicazioni sul tempo stimato di arrivo dell’elicottero, circa 2/3 minuti. Ho chiesto informazioni sulle condizioni del bambino e mi è stato riferito che era drammatica.



24/02/2002: Piffari Antonello.
... ho chiesto se vi era la possibilità di atterraggio dell’elicottero in zona e mi ha detto di sì; ho detto, non potendo ipotizzare una situazione di trauma per come riferitoci precedentemente dalla madre del bambino, di trasportare il bambino all’esterno della casa per facilitarne l’imbarco sull’elicottero.



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Solo il 18 Settembre 2002 i CC di Aosta ascoltano e registrano la telefonata del 118 effettuata il 30/1/2002 tra la Dottoressa Satragni e l'operatore del 118 Piffari. La telefonata e di 18 secondi.





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Dottoressa: Sono la dottoressa Satragni da Cogne... sta arrivando l’elicottero?
Operatore 118: Si, l’elicottero sta arrivando e sta arrivando anche una guida per indicare all’“ELI” dove atterrare.
Come sono le condizioni del bimbo?
Dottoressa: Disperate!
Operarore 118: Ah...
Sta arrivando comunque l’“ELI” ...penso... in due minuti sia su...
Dottoressa: Si, va bene.
Operarore 118: D’Accordo!
Dottoressa: C’è anche il medico a bordo?
Operarore 118: Si... si... c’è il medico a bordo.
Dottoressa: Benissimo... d’accordo... grazie...
Operarore 118: Salve.
Dottoressa: Grazie.

Fine della conversazione


31/01/2002: Satragni.
... lì giunta, nel piazzalino antistante la casa, ho visto la madre affacciata alla finestra della camera da letto che stava telefonando al 118 con il portatile del telefono fisso. Io sono quindi entrata nella camera da letto dalla porta finestra assieme a mio suocero che mi aiutava a portare le borse professionali. Quindi mi facevo passare l’operatore del 118 col quale la signora Annamaria stava parlando al telefono e al quale segnalavo la gravità del caso chiedendo un intervento il più presto possibile.

1/02/2002: Satragni.
Appena sono giunta sul piazzale la signora Annamaria era alla finestra della camera da letto dei genitori al piano terreno, la finestra era aperta, era al telefono portatile di colore bianco... All’interno c’era la madre e basta, che proseguiva la telefonata con il 118.

6/02/2002: Satragni.
La mamma di Samuele, quando sono arrivata, era affacciata alla finestra, che era aperta, e stava telefonando al “118” con l’apparecchio portatile della camera da letto. Posso affermare che stava telefonando al “118” perché quando sono entrata ed informata di ciò, mi sono fatta passare l’apparecchio ed ho parlato con l’operatore chiedendo notizie circa l’intervento dell’elicottero, che io sollecitavo stante la drammaticità della situazione. L’operatore mi riferiva di essere più precisi circa l’ubicazione della casa e della località, ed io ho fornito pertanto tali indicazioni e poi ho passato il telefono a mio suocero, Savin Marco, perché essendo guida alpina poteva essere più preciso.



27/02/2002: Satragni.
... ho visto chiaramente Annamaria alla finestra della sua camera da letto che parlava con il telefono portatile color avorio... Annamaria stava ancora parlando al telefono con il 118 ed era all’impiedi tra la finestra e il letto... mi sono fatta passare da Annamaria la comunicazione che avevo capito essere in corso con il 118, dando per scontata la vitalità del bambino. All’operatore, un uomo, ho subito rappresentato l’urgenza di avere i soccorsi, chiedendo se e da quanto fossero già partiti, avendo risposta positiva senza però che mi desse un tempo stimato di arrivo. Mi ha però detto che non avevano ben capito dove si trovasse il posto e a quel punto io ho passato la comunicazione a mio suocero, dicendo all’operatore che era una guida alpina e buon conoscitore del territorio.






30/01/2002: Satragni.
... sollecitavo il 118 l’arrivo dell’elicottero e loro mi dicevano di avvicinare il bambino all’elicottero perché in quella zona avevano dei problemi ad atterrare, quindi con una coperta prendevo il bambino e l’ho portato fuori a braccia uscendo dalla porta finestra uscendo in giardino. In quel momento il bambino perdeva molto sangue che cadeva a terra.
A.D.R. Non mi sono preoccupata molto di cose ci fosse intorno in me prestavo le prime cure al bambino tenendo i contatti con il 118 sollecitando l’intervento dell’elicottero data la gravità della situazione



31/01/2002: Satragni.
... Se non erro ricontatto per la terza volta il 118 e l’operatore mi comunica che ci sono difficoltà per l’atterraggio dell’elicottero in quanto non si riesce ad individuare una sede idonea per l’atterraggio vicino alla casa e mi dice che a questo punto dobbiamo essere noi a portare il bambino vicino all’elicottero


7/12/2002: Polo Luca (protezione civile).
... rammento di aver parlato telefonicamente contattando un’utenza telefonica fornita verosimilmente dal 118, con una donna qualificatasi come guardia medica o medico, che presente mi ebbe a rispondere. Pur non ricordando perfettamente quello che ci siamo detti, ritengo di averla informata che l’elicottero era già in volo, che a bordo vi era un medico, di averle chiesto se vi era la possibilità di atterrare vicino al luogo dove si era verificato l’incidente.
Durante la conversazione ho dialogato esclusivamente con la citata persona.





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Dopo 10 mesi viene interrogato Polo Luca. Perché gli inquirenti conoscendo le registrazioni discordanti con i verbali non intervengono a controllare le affermazioni non vere?


La Satragni fa un po’ di confusione (e questo è il testimone affidabile del Giudice!), ricorda bene che fa tre telefonate, però:

nella prima ricorda di parlare con un uomo, invece è una donna, cioè la Calipari (ciò è dimostrabile guardando i tabulati e gli interrogatori di Annamaria e di Savin);

nella terza telefonata dice di parlare col 118 ma invece parla con la protezione civile nella persona di Polo Luca;

alla domanda dei CC se la Satragni aveva parlato con la protezione civile la stessa, sbagliandosi, risponde di no.



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24/02/2002 Calipari
Domanda: nelle due occasioni in cui ha parlato con la sig.ra Franzoni, questa le è sembrata particolarmente agitata.
Risposta: non più di tanto, infatti, anche per vicende più banali, sono abituata a sentire persone che vengono prese dal panico e non sanno dare precise indicazioni sui nomi delle persone, sugli indirizzi, sui numeri di telefono o altro. La sig.ra Franzoni invece mi ha risposto con lucidità.



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Conclusione: la Calipari nel secondo verbale, alla domanda dei CC definisce lo stato d'animo di Annamaria con le parole (assurde se si ascolta la registrazione) che lo stesso Giudice cita nella sentenza.
l Giudice ha ascoltato la registrazione della telefonata?




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Il Giudice


Tra le 8.26 e le 8.27 la medesima richiamava l’attenzione di Ferrod Daniela, dicendole “Daniela, c’è Samuele che perde sangue dalla testa”, in modo tale da far pensare alla vicina che si trattasse di qualcosa di banale (S.I. rese dalla Ferrod il 30.1.02).
In realtà la Franzoni, toccando il figlio, si era ritrovata “un po’ di cervello” di Samuele nelle mani (int. Pm, pp. 20-21). Alle 8.29.26 (dopo la composizione errata di un numero telefonico alle 8.29.11) e quindi non appena terminata la chiamata al 118, la Franzoni telefonava alla ditta dove lavorava il marito dicendo alla segretaria che rispondeva (SIT di Prisant Giacinta in data 31.1.02): “Samuele è morto”.



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31/01/2002: Prisan Giacinta
... la quale diceva: “Samuele è morto, Samuele è morto”, chiama Stefano. Chiama Stefano”. La Signora Anna era evidentemente agitata ha inoltre aggiunto “ Chiamalo digli di venire a casa ma non dirglielo”. Si riferiva al fatto che il bambino era morto.



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Dai verbali emerge chiaramente che il Giudice giunge a conclusioni sbagliate perchè sbagliate sono, come dimostrato, le premesse: Annamaria non è mai riduttiva ma sempre allarmata nelle richieste di aiuto.



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Il Giudice


Non stupisce che, invece, quando ormai la Satragni era giunta sul posto, rispondendo ad una telefonata proveniente dallo stesso 118 (sempre nella persona di Calipari Nives) la Franzoni abbia affermato qualcosa di già più preoccupante “sta male, gli è scoppiata la testa” affermazione anc’essa, comunque ben diversa da quella riferita alla segretaria “Samuele è morto” e inidonea a provocare un intervento della P.A.



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Il Giudice dimentica che Annamaria riferisce il fatto che a Samuele gli e scoppiata la testa già durante la telefonata alla d.ssa Satragni, in concomitanza alla prima telefonata al 118. Tale circostanza trova conferma nel video girato dai CC di Aosta, dove la stessa Satragni lo ribadisce. Come mai il Giudice non confronta i verbali?
Per quanto riguarda la frase “Samuele è morto” si veda sopra il verbale della Prisant Giacinta.




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Il Giudice

Non vi è altra spiegazione razionale a tali diversissimi modi di riferire l’accaduto alle diverse persone contattate: la scena che si presentava nella camera da letto ove giaceva il bimbo (cf. le riportate dich. del dr. Iannizzi – cap. I) imponeva ben altra interpretazione rispetto a un semplice “mio figlio vomita sangue” o “perde sangue dalla testa”. Per contro una madre che si ritrova il proprio figlio così gravemente ferito lo assume “morto” solo quando ciò è proprio evidente, certo, e non prima. Salvo di non averlo in precedenza massacrato con 17 colpi alla testa, che non possono che condurre, in breve, alla morte. E invece conferendo col 118, con la Satragni e con la vicina il fatto è stato enormemente sminuito; con la segretaria del marito portato addirittura al di là della realtà così come appariva ad un primo esame delle condizioni del bimbo.



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Si ripete che le affermazioni fatte alla segretaria, considerando anche le altre testimonianze, rivelano lo stato d’animo di una persona sempre più disperata infatti non dice solo che è morto, ma chiede di non dirlo, esprimendo concitazione e non freddo ragionamento.



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Il Giudice

Ritenuto dunque certo che la Franzoni ha mentito con chi avrebbe certo riferito (118), ben probabilmente riferito (il medico Satragni) o forse riferito (Ferrod) alla pubblica autorità in ordine a quanto avvenuto a Samuele, non può che concludersi come il presente costituisca ulteriore indizio valutabile a carico della pervenuta. Si tratta di un indizio grave, in quanto l’interesse a ritardare gli interventi e le indagini della pubblica autorità è proprio dell’autore del delitto e non della madre della vittima che, viceversa, farebbe ogni cosa possibile per poter fare assicurare alla giustizia l’assassino di suo figlio; è dotato di intrinseca logica, dato il lineare svolgimento dell’argomentazione che precede, non suscettibile di seria diversa valutazione, ed è certo, sicché anche l’elemento della precisione è in essere.



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Non trovando logica dai verbali riteniamo non dimostrato questo indizio, inoltre:

1) La Dottoressa Satragni, Ferrod e Savin constatano entro tre minuti le condizioni di Samuele, quindi dove è il grande ritardo?

2) Nessuno pensa ad un omicidio, tra tutte le cose che una madre farebbe in una situazione tragica, non rientra certo quella di chiamare i carabinieri.


 
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andreannz
view post Posted on 9/8/2011, 09:55




CITAZIONE (birillino8 @ 13/11/2008, 16:42) 
Da: Birillino8 Inviato: 15/12/2005 22.10


Il Giudice

Ritenuto dunque certo che la Franzoni ha mentito con chi avrebbe certo riferito (118), ben probabilmente riferito (il medico Satragni) o forse riferito (Ferrod) alla pubblica autorità in ordine a quanto avvenuto a Samuele, non può che concludersi come il presente costituisca ulteriore indizio valutabile a carico della pervenuta. Si tratta di un indizio grave, in quanto l’interesse a ritardare gli interventi e le indagini della pubblica autorità è proprio dell’autore del delitto e non della madre della vittima che, viceversa, farebbe ogni cosa possibile per poter fare assicurare alla giustizia l’assassino di suo figlio; è dotato di intrinseca logica, dato il lineare svolgimento dell’argomentazione che precede, non suscettibile di seria diversa valutazione, ed è certo, sicché anche l’elemento della precisione è in essere.



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Non trovando logica dai verbali riteniamo non dimostrato questo indizio, inoltre:

1) La Dottoressa Satragni, Ferrod e Savin constatano entro tre minuti le condizioni di Samuele, quindi dove è il grande ritardo?

2) Nessuno pensa ad un omicidio, tra tutte le cose che una madre farebbe in una situazione tragica, non rientra certo quella di chiamare i carabinieri.

C'è un'altra cosa da dire che mi risulta è sfuggita a tutti.......la mamma di Samuele al telefono non segnala solo la perdita di sangue......dà un dato importantissimo, non una, ma due volte in due momenti diversi all'operatrice del 118, più una terza al primo operatore che risponde e che la mette in attesa....dice chiaramente che il bambino NON RESPIRA !!!!! Questo è un dato che anche da solo, a prescindere da tutto il resto, vale sempre l'allarme massimo, quindi doveva essere assegnato un codice di massima gravità, un codice rosso. Dire al 118 anche solo che c'è una persona che non respira è sufficiente per ritenere l'allarme degno di un codice rosso di assegnazione. Impossibile quindi digerire quanto scritto e cioè che la Franzoni avrebbe volutamente sottostimato le condizioni del bimbo, che anzi, come spesso accade quando si desiderano soccorsi rapidi, sono state sovradimensionate!!!! Samuele respirava ancora, ma la sua mamma dice che non respirava; poco importa che non avesse valutato correttamente o che avesse volutamente dato un tono di maggiore gravità alla richiesta di aiuto, sta il fatto che la telefonata impone delle conclusioni che sono completamente diverse da quelle verbalizzate......e questo da cittadino mi spaventa tantissimo!!! La telefonata consente di dire che la Franzoni allerta correttamente il 118 chiedendo la massima urgenza, dice anche "fate presto" !!! Dire così non può permettere di sospettare che volesse ritardare l'arrivo delle autorità. Fra l'altro chiama il 118 e non il 112 o 113.....
Dice anche un'altra cosa di cui non si è mai parlato; la Franzoni chiede al 118 "cosa devo fare?"
Questo significa che la madre si è posta il problema urgente di farsi dare delle indicazioni per fare subito qualcosa in attesa dell'arrivo dei soccorsi avanzati. Ciò fa pensare alla volontà di intervenire tempestivamente per il bene del bambino.
Detto tutto ciò sarebbe interessante che sia l'operatrice del 118 a spiegarci come mai la catena dei soccorsi è partita diversamente da come ci si attenderebbe con una telefonata del genere!!! Viene da pensare che qualcuno ha sbagliato e che poi si è scaricata la colpa sulla Franzoni, tanto era facile scaricarle addosso qualunque cosa!!!
 
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view post Posted on 1/12/2015, 19:59

ottimo

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Infatti ! A distanza di anni io non ho cambiato idea....la ritengo innocente!!!
 
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10 replies since 12/11/2008, 14:38   1073 views
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