Il "caso" Franzoni,o...."GIALLO DI COGNE"

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birillino8
view post Posted on 13/11/2008, 15:42 by: birillino8

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Da: Birillino8 Inviato: 15/12/2005 22.10
SENTENZA DI CONDANNA
COMMENTATA CON
I VERBALI AGLI ATTI
PARTE IV - IL QUADRO INDIZIARIO
PUNTO 8
Il Giudice

8) I termini estremamente riduttivi, che possono apparire diretti a non allarmare, almeno sin da subito, la pubblica autorità, nei quali la donna ha riferito le condizioni in cui si trovava il bambino (“vomitava sangue dalla bocca”).

Alle ore 8.27.30 Annamaria Franzoni chiamava Ada Satragni. Rispondeva la donna di servizio Grappein Rosanna, alla quale diceva “chiamami la dottoressa, c’è il bimbo che sputa sangue”. La telefonata durava 65 secondi.



Attenzione il Giudice cita testualmuente perchè virgoletta ma il verbale come al solito è diverso (si veda sotto). Inoltre Annamaria parla anche con Ada Satragni esprimendo da subito la gravità del fatto (come si vedrà nel punto subito dopo il giudice sbaglia nel collocare i momenti delle telefonate alla Satragni e al 118).


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31/1/2002: Satragni.
Quando ieri mattina la sig.ra Franzoni Annamaria ha chiamato telefonicamente il mio domicilio per richiedere il mio intervento, ha inizialmente preso la cornetta la mia governante, che ho percepito rimanere scossa dalle notizie che le venivano riferite. Ho chiesto allora alla mia governante chi fosse l’interlocutore e mi veniva risposto che era la signora Annamaria la quale stava riferendo che il figlio Samuele stava male, a mia specifica richiesta la governante ha precisato che la signora Annamaria stava riferendo che il figlio Samuele stava perdendo sangue dalla bocca.
Ho allora preso io la cornetta iniziando a dialogare con la signora Annamaria alla quale ho chiesto cosa stesse succedendo. La donna mi ha risposto di andare immediatamente a casa sua, di fare prestissimo perché c’era Samuele che stava perdendo sangue dalla bocca, tanto sangue. Ha poi sollecitato nuovamente un mio intervento quanto mai rapido e il tono era concitato e molto spaventato.
Dopo di chè, ribadendomi ancora questa perdita di sangue dalla bocca ha esclamato “O Dio”, immediatamente dopo, continuando l’esclamazione, non mi ricordo esattamente se ha detto: “Gli sta scoppiando il cervello” oppure “Gli è scoppiato il cervello”.




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Il Giudice

Alle 8.28.17 (le lievi discrepanze di orario sono dovute alla provenienza degli stessi da differenti fornitori di servizi telefonici) l’imputata chiamava il 118 dichiarando che il proprio figlio “vomitava sangue dalla bocca”. A cagione di ciò veniva formulata la non gravissima diagnosi di “ematemesi”.
L’operatrice che riceveva la telefonata, Calipari Nives (SIT del 24.2.02) dichiarava che peraltro “anche per vicende più banali, sono abituata a sentire persone che vengono prese dal panico e non sanno dare precise indicazioni sui nomi delle persone, sugli indirizzi, sui numeri di telefono, o altro. La Franzoni, invece, mi ha risposto con lucidità”. La telefonata durava fino alle 8.29.34.

È vero che ci sono discrepanze tra i diversi gestori (anche se per la telefonata del 118 i CC potevano vedere il tabulato Telecom di casa Lorenzi, come fanno per quelle dopo), però non si annota che prima c’è la telefonata al 118 e verso la fine della stessa – come da verbale di Annamaria che di seguito vedremo – Annamaria col cellulare imposta l’avvio della chiamata alla Satragni come si può bene capire dalla registrazione audio della telefonata (solo alla Satragni infatti in quegli istanti arriva una chiamata dal cellulare di Annamaria).



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Pertanto si evince che:
1. La prima telefonata è al 118 e non alla Satragni come erroneamente dice il Giudice;

2. Il grande allarmismo di Annamaria lo si capisce dal fatto che chiama il 118 e contemporaneamente col cellulare la Satragni e dal tono della telefonata contrariamente a quanto verbalizza la Calipari (che di seguito verrà presentato);

3. Il brevissimo momento di meno tragicità nella telefonata al 118 (Calipari) è dovuto al fatto che la Franzoni, come detto prima, sta contemporaneamente chiamando il medico Satragni trovando dispersive le domande dell’operatrice del 118.

Inoltre la Calipari oltre a testimoniare il falso nel definire il tono della telefonata non agitato (cfr. anche intervista di Giallo 1), afferma di avere dato una diagnosi lieve cioè di ematemesi a causa del fatto che sente dire solo che il bambino vomita sangue. Però pochi minuti dopo la stessa Calipari ricontatta la Franzoni (parlando anche con la Satragni, anche se non lo ricorda, e col suocero Savin Marco) e si sente dire da Annamaria che al bambino era scoppiata la testa.

Come mai ciò non la spinge (lei o i suoi operatori) a cambiare diagnosi o a chiedere altre informazioni (non solo ad Annamaria nel chiedere se il bambino era caduto) anche alla Satragni che è un medico e quindi può essere più preciso (che per altro la stessa Satragni in una telefonata di qualche minuto dopo – sempre registrata – definisce disperate le situazioni di Samuele, tanto che all’elicottero ad un certo punto verrà detto che Samuele è in fin di vita)?



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Vediamo ora i verbali




30/01/2002:
telefonata angosciatissima di Annamaria.

30/01/2002: Annamaria.
... A quel punto ho iniziato a chiamarlo ho sentito che respirava, ho fatto il giro del letto per chiamare il 118 con il telefono ma non riuscivo a prendere la linea, Dopo di chè da un lato pensavo se era il caso di tirarlo su perché temevo si soffocasse, dall’altro se dovevo chiamare il mio amico medico, Ada Satragni, quindi sono salita su ho chiamato il 118 e con il cellulare ho chiamato Ada, mentre davo i dati al 118 mi rispondeva la donna di servizio della dottoressa alla quale dicevo di mandarmi subito Ada, parlavo con la stessa dottoressa che dopo veniva su da me.

Confermato il 16/03/2002: Annamaria.



Ho guardato se respirava, sono andata su a telefonare al 118, mi sembrava di perdere tempo, ho allora pensato di prendere il numero della mia vicina, ho dato i dati al 118 e in linea avevo anche Ada alla quale dicevo di correre subito.


22/2/2002: Calipari
... mi veniva passata la richiesta di soccorso di una donna che riferiva di chiamare da Cogne e che il proprio figlio vomitava sangue.


mi veniva richiesto di verificare la possibilità di atterraggio nei pressi dell’abitazione richiamavo casa Lorenzi e mi rispondeva la donna che mi aveva chiesto l’intervento, la quale mi diceva che si poteva atterrare e mi sollecitava l’intervento, mi informava che era lì presente il suocero della dottoressa Satragni, che sapevo sapere essere una guida e quindi me lo facevo passare al quale chiedevo nuovamente conferma e Lui mi diceva che si sarebbe occupato Lui di fare le segnalazioni all’elicottero. “Quando ho richiamato come detto ho parlato con la donna che mi aveva telefonato poco prima la quale sollecitandomi a fare presto mi diceva che al bambino era scoppiata la testa!”

24/2/2002: Calipari.
... Mi ha risposto la stessa signora, cioè la stessa persona che pochi minuti prima ha chiamato il soccorso. In questa seconda conversazione con la donna, la stessa mi ha detto “presto venite, sta male, gli è scoppiata la testa”. A queste parole io ho risposto “signora, non dica così” quindi gli ho chiesto se il bambino fosse caduto e alla sua risposta negativa, sulla scorta di quello che la donna mi aveva detto nella prima telefonata, cioè che il bambino vomitava sangue, ho ipotizzato che il sangue che gli fuoriusciva dalla bocca gli aveva sporcato anche la testa, dando così l’impressione alla madre dello scoppio di questa.
... A quel punto, poichè nella conversazione la signora Franzoni mi aveva informato della presenza del suocero della Dottoressa Satragni, che io so essere una guida alpina... mi sono fatta passare l’uomo al telefono. Lo stesso, alla mia richiesta se vi fosse una zona per l’atterraggio dell’elicottero li vicino, mi ha risposto di si...

27/02/2002: Marco Savin (Suocero della Satragni).
... siamo entrati dalla porta finestra... mia nuora era al telefono portatile di colore bianco senza fili dell’abitazione. Parlava con qualcuno del 118. quando ha detto all’interlocutore “le passo mio suocero che è una guida alpina vi spiega lui dove potere atterrare” quindi mi passava il telefono ed io ho continuato a parlare con una donna alla quale ho spiegato dove si trovava la casa per consentire all’elicottero di capire dove era...
Durante la conversazione che ho avuto con la signora del 118, non mi ha assolutamente detto di far portare fuori il bambino, abbiamo soltanto parlato del problema relativo all’atterraggio dell’elicottero.



24/02/2002: Piffari Antonello.
Ricordo invece esattamente di aver parlato con la dottoressa Satragni, che si trovava sul luogo del fatto, alla quale: ho dato indicazioni sul tempo stimato di arrivo dell’elicottero, circa 2/3 minuti. Ho chiesto informazioni sulle condizioni del bambino e mi è stato riferito che era drammatica.



24/02/2002: Piffari Antonello.
... ho chiesto se vi era la possibilità di atterraggio dell’elicottero in zona e mi ha detto di sì; ho detto, non potendo ipotizzare una situazione di trauma per come riferitoci precedentemente dalla madre del bambino, di trasportare il bambino all’esterno della casa per facilitarne l’imbarco sull’elicottero.



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Solo il 18 Settembre 2002 i CC di Aosta ascoltano e registrano la telefonata del 118 effettuata il 30/1/2002 tra la Dottoressa Satragni e l'operatore del 118 Piffari. La telefonata e di 18 secondi.





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Dottoressa: Sono la dottoressa Satragni da Cogne... sta arrivando l’elicottero?
Operatore 118: Si, l’elicottero sta arrivando e sta arrivando anche una guida per indicare all’“ELI” dove atterrare.
Come sono le condizioni del bimbo?
Dottoressa: Disperate!
Operarore 118: Ah...
Sta arrivando comunque l’“ELI” ...penso... in due minuti sia su...
Dottoressa: Si, va bene.
Operarore 118: D’Accordo!
Dottoressa: C’è anche il medico a bordo?
Operarore 118: Si... si... c’è il medico a bordo.
Dottoressa: Benissimo... d’accordo... grazie...
Operarore 118: Salve.
Dottoressa: Grazie.

Fine della conversazione


31/01/2002: Satragni.
... lì giunta, nel piazzalino antistante la casa, ho visto la madre affacciata alla finestra della camera da letto che stava telefonando al 118 con il portatile del telefono fisso. Io sono quindi entrata nella camera da letto dalla porta finestra assieme a mio suocero che mi aiutava a portare le borse professionali. Quindi mi facevo passare l’operatore del 118 col quale la signora Annamaria stava parlando al telefono e al quale segnalavo la gravità del caso chiedendo un intervento il più presto possibile.

1/02/2002: Satragni.
Appena sono giunta sul piazzale la signora Annamaria era alla finestra della camera da letto dei genitori al piano terreno, la finestra era aperta, era al telefono portatile di colore bianco... All’interno c’era la madre e basta, che proseguiva la telefonata con il 118.

6/02/2002: Satragni.
La mamma di Samuele, quando sono arrivata, era affacciata alla finestra, che era aperta, e stava telefonando al “118” con l’apparecchio portatile della camera da letto. Posso affermare che stava telefonando al “118” perché quando sono entrata ed informata di ciò, mi sono fatta passare l’apparecchio ed ho parlato con l’operatore chiedendo notizie circa l’intervento dell’elicottero, che io sollecitavo stante la drammaticità della situazione. L’operatore mi riferiva di essere più precisi circa l’ubicazione della casa e della località, ed io ho fornito pertanto tali indicazioni e poi ho passato il telefono a mio suocero, Savin Marco, perché essendo guida alpina poteva essere più preciso.



27/02/2002: Satragni.
... ho visto chiaramente Annamaria alla finestra della sua camera da letto che parlava con il telefono portatile color avorio... Annamaria stava ancora parlando al telefono con il 118 ed era all’impiedi tra la finestra e il letto... mi sono fatta passare da Annamaria la comunicazione che avevo capito essere in corso con il 118, dando per scontata la vitalità del bambino. All’operatore, un uomo, ho subito rappresentato l’urgenza di avere i soccorsi, chiedendo se e da quanto fossero già partiti, avendo risposta positiva senza però che mi desse un tempo stimato di arrivo. Mi ha però detto che non avevano ben capito dove si trovasse il posto e a quel punto io ho passato la comunicazione a mio suocero, dicendo all’operatore che era una guida alpina e buon conoscitore del territorio.






30/01/2002: Satragni.
... sollecitavo il 118 l’arrivo dell’elicottero e loro mi dicevano di avvicinare il bambino all’elicottero perché in quella zona avevano dei problemi ad atterrare, quindi con una coperta prendevo il bambino e l’ho portato fuori a braccia uscendo dalla porta finestra uscendo in giardino. In quel momento il bambino perdeva molto sangue che cadeva a terra.
A.D.R. Non mi sono preoccupata molto di cose ci fosse intorno in me prestavo le prime cure al bambino tenendo i contatti con il 118 sollecitando l’intervento dell’elicottero data la gravità della situazione



31/01/2002: Satragni.
... Se non erro ricontatto per la terza volta il 118 e l’operatore mi comunica che ci sono difficoltà per l’atterraggio dell’elicottero in quanto non si riesce ad individuare una sede idonea per l’atterraggio vicino alla casa e mi dice che a questo punto dobbiamo essere noi a portare il bambino vicino all’elicottero


7/12/2002: Polo Luca (protezione civile).
... rammento di aver parlato telefonicamente contattando un’utenza telefonica fornita verosimilmente dal 118, con una donna qualificatasi come guardia medica o medico, che presente mi ebbe a rispondere. Pur non ricordando perfettamente quello che ci siamo detti, ritengo di averla informata che l’elicottero era già in volo, che a bordo vi era un medico, di averle chiesto se vi era la possibilità di atterrare vicino al luogo dove si era verificato l’incidente.
Durante la conversazione ho dialogato esclusivamente con la citata persona.





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Dopo 10 mesi viene interrogato Polo Luca. Perché gli inquirenti conoscendo le registrazioni discordanti con i verbali non intervengono a controllare le affermazioni non vere?


La Satragni fa un po’ di confusione (e questo è il testimone affidabile del Giudice!), ricorda bene che fa tre telefonate, però:

nella prima ricorda di parlare con un uomo, invece è una donna, cioè la Calipari (ciò è dimostrabile guardando i tabulati e gli interrogatori di Annamaria e di Savin);

nella terza telefonata dice di parlare col 118 ma invece parla con la protezione civile nella persona di Polo Luca;

alla domanda dei CC se la Satragni aveva parlato con la protezione civile la stessa, sbagliandosi, risponde di no.



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24/02/2002 Calipari
Domanda: nelle due occasioni in cui ha parlato con la sig.ra Franzoni, questa le è sembrata particolarmente agitata.
Risposta: non più di tanto, infatti, anche per vicende più banali, sono abituata a sentire persone che vengono prese dal panico e non sanno dare precise indicazioni sui nomi delle persone, sugli indirizzi, sui numeri di telefono o altro. La sig.ra Franzoni invece mi ha risposto con lucidità.



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Conclusione: la Calipari nel secondo verbale, alla domanda dei CC definisce lo stato d'animo di Annamaria con le parole (assurde se si ascolta la registrazione) che lo stesso Giudice cita nella sentenza.
l Giudice ha ascoltato la registrazione della telefonata?




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Il Giudice


Tra le 8.26 e le 8.27 la medesima richiamava l’attenzione di Ferrod Daniela, dicendole “Daniela, c’è Samuele che perde sangue dalla testa”, in modo tale da far pensare alla vicina che si trattasse di qualcosa di banale (S.I. rese dalla Ferrod il 30.1.02).
In realtà la Franzoni, toccando il figlio, si era ritrovata “un po’ di cervello” di Samuele nelle mani (int. Pm, pp. 20-21). Alle 8.29.26 (dopo la composizione errata di un numero telefonico alle 8.29.11) e quindi non appena terminata la chiamata al 118, la Franzoni telefonava alla ditta dove lavorava il marito dicendo alla segretaria che rispondeva (SIT di Prisant Giacinta in data 31.1.02): “Samuele è morto”.



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31/01/2002: Prisan Giacinta
... la quale diceva: “Samuele è morto, Samuele è morto”, chiama Stefano. Chiama Stefano”. La Signora Anna era evidentemente agitata ha inoltre aggiunto “ Chiamalo digli di venire a casa ma non dirglielo”. Si riferiva al fatto che il bambino era morto.



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Dai verbali emerge chiaramente che il Giudice giunge a conclusioni sbagliate perchè sbagliate sono, come dimostrato, le premesse: Annamaria non è mai riduttiva ma sempre allarmata nelle richieste di aiuto.



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Il Giudice


Non stupisce che, invece, quando ormai la Satragni era giunta sul posto, rispondendo ad una telefonata proveniente dallo stesso 118 (sempre nella persona di Calipari Nives) la Franzoni abbia affermato qualcosa di già più preoccupante “sta male, gli è scoppiata la testa” affermazione anc’essa, comunque ben diversa da quella riferita alla segretaria “Samuele è morto” e inidonea a provocare un intervento della P.A.



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Il Giudice dimentica che Annamaria riferisce il fatto che a Samuele gli e scoppiata la testa già durante la telefonata alla d.ssa Satragni, in concomitanza alla prima telefonata al 118. Tale circostanza trova conferma nel video girato dai CC di Aosta, dove la stessa Satragni lo ribadisce. Come mai il Giudice non confronta i verbali?
Per quanto riguarda la frase “Samuele è morto” si veda sopra il verbale della Prisant Giacinta.




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Il Giudice

Non vi è altra spiegazione razionale a tali diversissimi modi di riferire l’accaduto alle diverse persone contattate: la scena che si presentava nella camera da letto ove giaceva il bimbo (cf. le riportate dich. del dr. Iannizzi – cap. I) imponeva ben altra interpretazione rispetto a un semplice “mio figlio vomita sangue” o “perde sangue dalla testa”. Per contro una madre che si ritrova il proprio figlio così gravemente ferito lo assume “morto” solo quando ciò è proprio evidente, certo, e non prima. Salvo di non averlo in precedenza massacrato con 17 colpi alla testa, che non possono che condurre, in breve, alla morte. E invece conferendo col 118, con la Satragni e con la vicina il fatto è stato enormemente sminuito; con la segretaria del marito portato addirittura al di là della realtà così come appariva ad un primo esame delle condizioni del bimbo.



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Si ripete che le affermazioni fatte alla segretaria, considerando anche le altre testimonianze, rivelano lo stato d’animo di una persona sempre più disperata infatti non dice solo che è morto, ma chiede di non dirlo, esprimendo concitazione e non freddo ragionamento.



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Il Giudice

Ritenuto dunque certo che la Franzoni ha mentito con chi avrebbe certo riferito (118), ben probabilmente riferito (il medico Satragni) o forse riferito (Ferrod) alla pubblica autorità in ordine a quanto avvenuto a Samuele, non può che concludersi come il presente costituisca ulteriore indizio valutabile a carico della pervenuta. Si tratta di un indizio grave, in quanto l’interesse a ritardare gli interventi e le indagini della pubblica autorità è proprio dell’autore del delitto e non della madre della vittima che, viceversa, farebbe ogni cosa possibile per poter fare assicurare alla giustizia l’assassino di suo figlio; è dotato di intrinseca logica, dato il lineare svolgimento dell’argomentazione che precede, non suscettibile di seria diversa valutazione, ed è certo, sicché anche l’elemento della precisione è in essere.



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Non trovando logica dai verbali riteniamo non dimostrato questo indizio, inoltre:

1) La Dottoressa Satragni, Ferrod e Savin constatano entro tre minuti le condizioni di Samuele, quindi dove è il grande ritardo?

2) Nessuno pensa ad un omicidio, tra tutte le cose che una madre farebbe in una situazione tragica, non rientra certo quella di chiamare i carabinieri.


 
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