PITAGORA di SAMO

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view post Posted on 16/11/2008, 14:14

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PITAGORA di SAMO



Pitagora di Samo (570-497 a.C.), dopo vari viaggi in Oriente e in Egitto, si trasferì a Crotone, nella Magna Grecia, dove operò per qualche tempo raccogliendo attorno a sé un notevole cenacolo di discepoli. A lui si deve la fondazione della prima vera e propria scuola filosofica, i cui adepti seguivano delle regole di ascetismo molto rigide.
Gli interessi dei pitagorici non si concentrarono esclusivamente nell'ambito della riflessione filosofia e della ricerca matematica. Questi infatti concepivano la conoscenza come un mezzo d'elevazione "spirituale", e perciò la loro attività assunse i connotati di una associazione religiosa, con cerimonie di tipo misterico, simili forse a quelle delle comunità orfiche.
Pitagora fu cacciato da Crotone con i suoi seguaci sul finire del VI secolo, in seguito a una sommossa dei democratici. Si rifugiò allora a Metaponto, dove morì. Col passare degli anni, numerose leggende ammantarono sempre più la sua figura di un'aura religiosa, facendone una sorta di dio in terra.
Dal gruppo originario derivarono, in numerose città dell'antica Grecia, varie comunità pitagoriche, tra cui spiccano la scuola di Filolao, prima in Magna Grecia e poi a Tebe (V sec.), e quella di Archita a Taranto (inizio del IV sec.). Altri pitagorici furono Simmia e Cebete, che Platone ricorda come amici di Socrate.
Secondo i pitagorici i numeri sono il principio di tutte le cose. Una cosa è ciò che è non per via di un qualche elemento costitutivo, ma perché ha una propria figura, una forma geometrica. Ogni forma geometrica è però, a sua volta, costituita di piani, i priani di linee e le linee di punti, unità: i numeri. Comprendere il reale significa allora ridurlo in quantità misurabili e numerabili. Le cose si distinguono quindi in ragione della loro misurabilità e della loro quantificabilità. Senza il numero ogni ente risulterebbe infatti "illimitato", incerto, oscuro. Dall'opposizione tra numeri pari e numeri dispari derivano tutte le altre opposizioni che si sperimentano nel vivere quotidiano: dritto-curvo, quiete-moto, quadrato-rettangolo, ecc... Nella tensione tra gli opposti il tutto si ritma in un'armonia degli stessi, ed è in tale rapporto, simile a quello tra le note musicali, che consiste la "consonanza" del tutto stesso.
Anche l'anima è armonia, armonia tra i costituenti del corpo; ma l'anima non muore con il corpo: i pitagorici sostenevano, infatti, la teoria della metempsicosi. Alla morte di un individuo la sua anima sopravvive e trasmigra in un altro corpo. L'anima è imprigionata nel corpo a causa di una sua qualche colpa e continuerà a reincarnarsi finché non avrà pagato il fio di tale mancanza: solo allora potrà finalmente congiungersi con "l'anima del mondo", con Dio.

 
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