NIOBE
L'uccisione dei Niobi in un bassorilievo su un sarcofago del II sec. presso i Musei Vaticani.
Sul monte Sipilo, in Asia Minore veniva mostrata una roccia da cui scorreva una sorgente; la roccia era stata un tempo Niobe, l'infelice madre alla quale erano stati uccisi tutti i figli: l'acqua della sorgente era generata dalle lagrime che continuarono a sgorgare in eterno dai suoi occhi, anche dopo che gli dei impietositi per la sua sorte, l'avevano pietrificata.
Niobe era figlia di Tantalo e aveva sposato Anfione, al quale aveva dato sette figli maschi e sette femmine. Felice e fiera dei suoi figli, un giorno Niobe affermò di essere superiore a Latona, la quale non aveva che un figlio e una figlia. La dea la udì, si sentì offesa e chiese ai propri figli, Apollo e Artemide, di vendicarla. Ed essi eseguirono la vendetta uccidendo a colpi di frecce, Apollo i ragazzi, e Artemide le ragazze.
Nella versione della leggenda come è raccontata nell'Iliade, i figli di Niobe rimasero senza sepoltura per dieci giorni; l'undicesimo gli dei li seppellirono personalmente, e tramutarono in roccia Niobe, che, impazzita dal dolore, si era rifugiata dal padre a Sipilo.