TETI-TALO-TELCHINI-TIFI-TIFONE-TIRRENO-TITANI-TRITONE

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view post Posted on 22/12/2008, 21:53

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TETI

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Una delle Nereidi su di un animale mitologico, in un vetro dorato del IV secolo, presso i Musei Vaticani



La ninfa Teti, particolarmente venerata in Tessaglia, interviene episodicamente nelle vicende di molti mitici personaggi, ma la sua figura è principalmente quella di sposa di Peleo e madre di Achille.

Era la più bella delle cinquanta Nereidi, le naiadi figlie di Nereo e Doride. Poseidone avrebbe voluto sposarla e anche Zeus l'avrebbe voluta per sé; ma siccome le Moire avevano profetizzato che il figlio di Teti avrebbe acquistato maggiore fama del proprio padre, Poseidone rivolse le sue attenzioni ad Anfitrite, sorella di Teti.

Zeus scelse come compagna Era e impose a Teti di sposare Peleo, il più nobile degli uomini, il quale però faticò non poco per farsi accettare da Teti. Si appostò sulla spiaggia di un'isoletta della Tessaglia dove la ninfa era solita recarsi a cavallo di un delfino per riposarsi in una grotta, la assalì appena ella si fu addormentata ed ebbe ragione di lei, nonostante che ella si trasformasse senza posa in fuoco, acqua, leone e seppia, una seppia che inzuppò completamente il povero Peleo con un fiotto d'inchiostro.

Per le nozze, che ebbero luogo sul monte Pelio, di fronte alla grotta del centauro Chirone, furono organizzati festeggiamenti grandiosi: oltre ai dodici dei dell'Olimpo assisi sui loro troni, vi presero parte le Moire e le Muse, le cinquanta Nereidi e i Centauri che reggevano splendenti torce di legno d'abete.

In quell'occasione Poseidone donò agli sposi i cavalli di Achille, Balio e Xanto. Erano, questi, figli di Zefiro e dell'arpia Podarge ed erano immortali (Achille aveva un terzo cavallo, Pedaso, ma questo mortale) e furono ripresi da Poseidone dopo la morte di Achille.

Secondo una delle leggende, Balio, nel suo dolore per la morte di Achille, vorrebbe fuggire la società umana, ma le Moire vogliono che serva anche a Neottolemo e lo porti più tardi nell'Elisio. Xanto nell'Iliade (XIX, 408-417) parla ad Achille predicendogli il destino di morte.

Eris (la Discordia), sdegnata per non essere stata invitata alle nozze, gettò sulla tavola del banchetto un pomo sul quale era scritto "Alla più bella", che sollevò la famosa disputa per l'assegnazione del premio, che verrà poi portata sul monte Ida, dove Paride, figlio di Priamo, avrebbe fatto da arbitro, creando le premesse per la guerra di Troia.

Teti cercò di rendere immortali i primi sei figli avuti da Peleo immergendone i corpi nel fuoco, ma Peleo riuscì a sottrarle l'ultimo nato, Achille, prima che la dea completasse il rito magico che avrebbe dovuto renderlo immortale. Uno dei talloni del piccino si era già bruciato e il centauro Chirone, che s'intendeva di medicina, pregato da Peleo, sostituì l'osso danneggiato, prendendo quello corrispondente dallo scheletro del gigante Damaso, che da vivo era stato invincibile nella corsa (ciò che spiega le doti di corridore di Achille "pie' veloce"); il tallone di Achille però rimase vulnerabile, a differenza del resto del corpo, perché la madre, compiendo il suo magico rito, non aveva fatto in tempo a spalmarlo solo in quel punto con l'ambrosia, che usava per renderlo invulnerabile


Un'altra tradizione più accreditata e seguita dal Rubens in un suo dipinto spiegava la vulnerabilità del tallone di Achille col fatto che Teti, che intendeva renderlo invulnerabile immergendolo nello Stige, e non nel fuoco, reggeva il bambino per un piede, che quindi rimase asciutto, quando lo tuffò nelle acque del fiume infernale.

Quando, all'approssimarsi della guerra di Troia, Calcante predisse che quella città non sarebbe stata mai presa senza la partecipazione di Achille, Teti - per sottrarlo alla morte prematura che, come ella sapeva, gli era riservata dal Fato - cercò di nasconderlo mandandolo a Sciro alla corte del re Licomede e mescolandolo, irriconoscibile in abiti femminili, alle figlie del sovrano



Ma l'astuto Ulisse smascherò l'inganno e Achille volle partire per la guerra; per tutta la durata di essa la madre Teti fu al suo fianco nel dargli consigli e assistenza amorosa, e gli fornì una nuova armatura quando egli decise di tornare in campo ad affrontare Ettore per vendicare l'uccisione dell'amico Patroclo, al quale aveva ceduto le armi dategli dal padre Peleo.



Morto Achille, Teti raccolse le sue ceneri insieme a quelle di Patroclo in un'urna che, forgiata da Efesto, le era stata donata per le sue nozze, e guidò l'anima del figlio alla boscosa isola di Leuca, di fronte alle foci del Danubio. Poi si recò nel luogo del suo primo incontro con Peleo e lo portò con sé negli abissi, dove avrebbe ottenuto l'immortalità anche per lui. Sennonché egli l'abbandonò per raggiungere la terra dei Molossi, dove sperava di rintracciare Neottolemo, il figlio di Achille, e perse irrimediabilmente quella possibilità: fece naufragio e morì presso l'Eubea.

Come detto all'inizio, ritroviamo Teti in molte altre leggende. Recò aiuto, per esempio, agli Argonauti, guidandone la nave Argo oltre le rocce infocate delle Simplegadi (le isole vulcaniche di Lipari) verso lo stretto di Messina.

Accolse nella sua grotta marina Dioniso che, inseguito dagli uomini di Licurgo, re degli Edoni, si era gettato in mare. Soccorse anche Teseo che, tuffatosi in mare per ripescare l'anello gettatovi da Minosse (dimostrando in tal modo di essere figlio di Poseidone), non solo recuperò l'anello, ma riemerse dalle acque con un dono in più da parte di Teti: la corona d'oro datale come regalo di nozze da Afrodite, che più tardi verrà indossata da Arianna.

Fu ancora Teti a liberare Zeus, che era stato legato al letto con lacci di cuoio annodati cento volte dagli altri dei, stanchi della sua superbia: temendo lo scompiglio che si sarebbe prodotto sull'Olimpo per stabilire a chi spettasse il trono di Zeus, Teti chiamò il centimane (Ecatonchiro) Briareo, che sciolse velocemente tutti i nodi, liberando Zeus.

Riporta infine Omero che Teti e la ninfa Eurinome raccogliessero il piccolo Efesto, scaraventato in mare dall'Olimpo da Era, quando si era resa conto di aver dato alla luce un esserino gracile e bruttino.

Nella grotta sottomarina delle due ninfe, Efesto prese a fabbricare per loro ogni sorta di splendidi monili; ammirando una spilla indossata da Teti, Era venne a conoscenza delle prodigiose capacità di quel figlio che aveva tanto disprezzato; lo ricondusse pertanto nell'Olimpo, gli allestì una fucina con ben venti mantici che soffiavano notte e giorno e lo maritò ad Afrodite.
 
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view post Posted on 22/12/2008, 22:16

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TALO
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La morte di Talo. Particolare di un cratere del V sec. a.C.
(Ruvo, Museo Jatta)



Talo è un personaggio della leggenda cretese e passa ora per un essere umano, ora per una specie di robot di bronzo. Era ritenuto come opera o di Efesto, che ne aveva fatto dono al re di Creta Minosse, o di Dedalo, oppure come l'ultimo rappresentante della "stirpe di bronzo" sulla terra. Essenzialmente, Talo è il guardiano di Creta, scelto per questo incarico da Minosse, oppure da Zeus stesso, per proteggere l'isola della sua amata Europa.

Faceva ogni giorno, armato, il giro di Creta e impediva agli stranieri di penetrarvi, ma anche agli abitanti di uscirne senza il permesso di Minosse. Le sue armi preferite erano pietre enormi, ch'egli proiettava a grande distanza. Ma gli "immigrati clandestini" dovevano temere ancora altri pericoli da parte di Talo, anche se riuscivano a sorpassare quel primo sbarramento. Quando li raggiungeva, Talo saltava nel fuoco, portava il suo corpo metallico all'incandescenza e, precipitandosi sui malcapitati, li stringeva e li bruciava.

Talo era invulnerabile in tutto il corpo fuorché nella parte bassa della gamba, dove si trovava una piccola vena, chiusa da un perno. Quando giunsero gli Argonauti, Medea riuscì con i suoi incantesimi a lacerare questa vena, e Talo morì. Un'altra versione narrava che l'avesse ucciso uno degli Argonauti, Peante, il padre di Filottete, trafiggendo la vena con una freccia.
 
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view post Posted on 22/12/2008, 23:17

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TELCHINI



I Telchini erano i demoni di Rodi, secondo una tradizione generati da Ponto, dio del mare, e dalla Terra.

Si assunsero l'educazione di Poseidone, che si unì alla loro sorella Alia. Erano considerati gli ideatori della scultura e di svariate arti, ed erano maghi misteriosi e gelosi delle proprie capacità, tra cui il potere di controllare la pioggia e di modificare a piacere le proprie sembianze. Erano rappresentati come creature anfibie, per metà umani e per metà pesci o serpenti marini, e con lo sguardo potevano arrecare sciagure. Poiché avevano avvelenato il frumento di Rodi con le acque mefitiche dello Stige, furono puniti da Zeus che li precipitò in mare con i suoi dardi.
 
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view post Posted on 23/12/2008, 21:06

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TESEO

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Ratto di Proserpina. Bassorilievo del II secolo.
Venezia, Museo Archeologico



Teseo è l'eroe per eccellenza dell'Attica, come Eracle lo era stato del Peloponneso. Era figlio di Egeo, re di Atene (o di Poseidone, secondo una complicata versione del mito) e di Etra, figlia del re di Tregene, Pitteo.

Trascorse l'infanzia presso quest'ultimo, poi - sedicenne - intraprese il viaggio per raggiungere il padre ad Atene. Durante il viaggio compì le prime imprese eroiche, liberando le strade da mostri e ladroni come Perifete, Sinis, Procuste.

Giunto ad Atene e riconosciuto dal padre Egeo, partì di nuovo per affrontare un toro mostruoso che infestava la pianura di Maratona e ne tornò vincitore; poco dopo accompagnò a Creta i giovinetti che costituivano il tributo dovuto dagli Ateniesi al re Minosse per il Minotauro; si fece chiudere nel labirinto dopo che Arianna, la figlia del re, gli aveva procurato il filo seguendo il quale ritrovò alfine l'uscita, dopo aver superato ogni insidia e ucciso il mostro.

Partito da Creta con Arianna, la abbandonò nell'isola di Nasso per ordine di Dioniso; giunto nelle vicinanze delle coste dell'Attica, addoloratissimo per la perdita di Arianna, dimenticò di cambiare le vele nere, con le quali, in segno di lutto, la nave era partita, con quelle bianche, segnale convenuto col padre per indicare il successo dell'impresa; per cui Egeo, ritenendo il figlio perduto, si uccise gettandosi da una rupe nel mare che da lui prese il nome.

Divenuto re di Atene, Teseo procedette a realizzare il "sinecismo", riunire cioè in una sola città gli abitanti disseminati nella campagna, organizzando unitariamente le dodici città dell'Attica; in ricordo di ciò istituì le feste Panatenee, simbolo dell'unità così costituita dell'Attica, di cui Atene, da lui dotata di edifici politici essenziali come il Pritaneo e la Bulé, fu la capitale.

La tradizione parlava di una guerra degli abitanti dell'Attica contro le Amazzoni, che Teseo vinse, facendo sua sposa la loro regina Santippe, o Ippolita, che gli diede un figlio, Ippolito, noto per il tragico amore della seconda moglie di Teseo, Fedra.

Partecipò con l'amico Piritoo alla lotta del Lapiti contro i Centauri, e, sempre con Piritoo rapì Elena (che gli venne ripresa dai fratelli di lei, i Dioscuri) e poi discese agli Inferi per rapire Proserpina (la Persefone greca); ma i due amici vennero incatenati da Ade, e quando in seguito Eracle, sceso nel regno dei morti, volle liberarli, soltanto a Teseo fu consentito di risalire sulla terra.

Tornato ad Atene trovò il trono occupato dall'usurpatore Menesteo e, disperando di riconquistarlo, si recò a Sciro, dove aveva alcuni possedimenti, ricevuti dal re Licomede, al quale lo univano legami di famiglia. Licomede lo accolse favorevolmente in apparenza, ma durante una passeggiata in montagna ne provocò la morte, facendolo precipitare da un dirupo.

Il mito di Teseo sopravvive alla sua morte. Durante la battaglia di Maratona contro i Persiani, i soldati ateniesi videro un eroe di statura prodigiosa combattere alla loro testa e capirono che era Teseo.

Dopo le guerre persiane, Cimone volle eseguire l'ordine dato agli Ateniesi dall'oracolo di Delfi, di raccogliere le ceneri di Teseo e dar loro sepoltura onorevole nella loro città. Cimone conquistò l'isola di Sciro e, scavando su una collina dove aveva visto un'aquila grattare la terra con gli artigli, trovò una bara contenente un eroe di eccezionale grandezza, che aveva accanto una lancia di bronzo e una spada.

Queste reliquie furono riportate ad Atene e fu loro data una degna sepoltura nella città. La tomba diventò un luogo d'asilo per gli schiavi fuggitivi e per i poveri perseguitati dai ricchi, poiché, da vivo, Teseo era stato il campione della democrazia
 
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view post Posted on 25/12/2008, 19:09

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TIFI


Tifi è il primo pilota della nave Argo ed è originario di Sife, in Beozia.. Gli si attribuiva una conoscenza approfondita dei venti e del corso degli astri, ereditata dalla stessa Atena.

Egli non doveva vedere il termine della spedizione, perché morì di malattia presso il re Lico, nel paese dei Mariandini, sulle rive del Ponto Eusino. Ebbe come successore, al timone, Anceo [e poi altri ancora].
 
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view post Posted on 26/12/2008, 19:35

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TIFONE

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Zeus scaglia dardi contro Tifone. Idria (part.) del VI sec. a.C., da Vulci (Monaco, Staatliche Antikensammlungen)

Nella leggenda maggiormente accreditata, Tifone, o Tifeo, è un mostro figlio di Gaia, la Terra, e del Tartaro; ma si racconta anche una storia bizzarra: Gaia aveva calunniato Zeus e la moglie Era, che le aveva creduto, chiese a Crono una vendetta adeguata contro i misfatti del divino consorte. Crono le dette due uova da lui fecondate che, sotterrate, generarono Tifone, mostro capace di spodestare Zeus.

Una versione ancora diversa lo dice nato da Era senza alcun intervento maschile - così come già ella aveva generato Efesto - che poi lo affidò alle cure del drago Pitone, crudele creatura capace di profetare, e come tutti i mostri, nato da Gaia.

Tifone era tanto smisurato da arrivare a toccare le stelle con la testa; quando allargava le braccia raggiungeva i confini del Mondo, al posto delle dita aveva teste di drago, dalla cintola in giù era un groviglio di serpi velenose, era in grado di volare e sputava fuoco dagli occhi.

Quando gli Dei lo videro assalire il Cielo fuggirono atterriti in Egitto, dove assunsero le più diverse forme animali per mimetizzarsi; solo Atena e Zeus rimasero a fronteggiarlo, quest'ultimo cercando di sopraffarlo con i fulmini e la sua falce micidiale; ma Tifone ebbe momentaneamente la meglio, strappò la falce al Dio e gli recise i tendini, che poi nascose in una pelle d'orso affidata alla dragonessa Delfine, mentre Zeus fu rinchiuso in una caverna.

In suo aiuto mossero Ermes e Pan, che riuscirono a rubare i tendini e a rimetterli al loro posto nel suo corpo; Zeus riacquistò quindi la sua forza e, risalito il Cielo su un carro trainato da cavalli alati, sottopose Tifone a una granicola di dardi, tanto da indurlo a fuggire. Iniziò pertanto un inseguimento che, dopo varie avventure, si concluse in Sicilia dove Zeus fece precipitare l'Etna su Tifone, che rimase schiacciato ma non cessò di vomitare fuoco e fiamme.
 
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view post Posted on 26/12/2008, 20:48

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TIRRENO



E' l'eroe eponimo dei Tirreni (gli Etruschi). Di origine lidia - forse fratello di Lido, eponimo dei Lidi, o forse figlio d'Eracle e inventore della tromba - sarebbe andato in esilio dopo la conquista di Troia, o durante una carestia che devastava il paese, e si sarebbe stabilito in Italia centrale, dando origine al popolo etrusco.
 
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TITANI



Titani è il nome generico dei sei figli di Urano e di Gea (o Gaia) e delle loro sei sorelle, le Titanidi.

Dal più giovane di essi, Crono, che detronizzò il padre Urano, ebbe origine la stirpe olimpica, della quale Zeus è il dio più grande nel pantheon ellenico.

Zeus, l'ultimo nato di Crono, a sua volta detronizzò il padre, aiutato dagli altri dei Olimpi e anche dal più grande dei Titani, Oceano, che era rimasto in disparte quando tutti gli altri avevano sostenuto il loro fratello minore Crono nella conquista del trono al posto del padre Urano.

Questa lotta, la cosiddetta Titanomachia, nella quale i Titani sono protagonisti, è narrata da Esiodo nella Teogonia. Essa comincia con la mutilazione di Urano da parte di Crono; gli altri Titani, che erano stati allontanati dal Cielo da Urano, tornarono a fiancheggiare Crono; ma in seguito furono attaccati da Zeus, quando questi, divenuto adulto, volle prendere il posto del padre.

La lotta durò dieci anni e si concluse infine con la vittoria di Zeus - aiutato non solo dagli Olimpici ma anche dagli Ecatonchiri e da Prometeo - che insieme agli altri dei Olimpi conquistò il cielo e precipitò i Titani nel Tartaro.

Nell'ottobre del 1671 Gio Domenico Cassini scoprì un satellite di Saturno, che chiamò con il nome del mitico Giapeto, Titano figlio del Cielo e della Terra, e un anno dopo ne individuò un secondo, che chiamò Rea, sposa di Saturno e madre di Zeus, Poseidone e Plutone.
 
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TRITONE

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Tritone in un frammento di coppa attica del VI-V sec. a. C.
(Eleusi, Museo Archeologico)


Divinità marina come Giano, Nereo e altri dei, è figlio di Posidone e Anfitrite. Da certi mitografi è considerato il dio dei mari, per altri è solo il nume tutelare del lago Tritonio in Libia. Interviene nelle vicende di Enea e nella spedizione degli Argonauti, perché, quando costoro arrivano al suo lago, dona a Eufemo - anche lui figlio di Posidone e compagno di Giasone - una zolla di terra in segno di benvenuto per i suoi discendenti, che arriveranno in terra libica. Quando Eufemo getta in mare la zolla sacra, dalle acque fuoriesce l'isola di Tera.

Leggenda vuole che Tritone affliggesse le genti che popolavano le terre circostanti il lago con razzie e altri misfatti. In loro aiuto intervenne Dioniso, il quale lasciò sulla riva una coppa colma di vino, che Tritone bevve fino a cadere nel sopore, cosicché fu possibile ucciderlo a colpi di scure.

Con il nome di Tritone si designa tuttavia un ampio numero di divinità marine, che accompagnano Posidone: hanno il busto di uomo e la parte inferiore del corpo a forma di pesce, e sono solitamente raffigurati nell'atto di soffiare dentro le conchiglie, a mo' di trombe.
 
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