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| ERCOLE
Seconda Fatica: L'Idra di Lerna La seconda Fatica che Euristeo impose ad Eracle fu di distruggere l'idra di Lerna, mostro nato da Echidna e da Tifone e che Hera aveva addestrato per minacciare la vita di Eracle. Lerna sorge accanto al mare, a circa cinque miglia dalla città di Argo. A occidente la sovrasta il monte Pontino, con il suo sacro bosco di platani. Questo fertile e sacro terreno fu un tempo terrorizzato dall'idra, che aveva la sua tana sotto un platano, presso la settuplice sorgente del fiume Amimone e si aggirava nella palude Lernea. L'idra aveva un mostruoso corpo di cane e otto o nove teste serpentine, una di esse immortale, era così velenosa che il suo solo respiro e persino il puzzo delle sue tracce potevano uccidere. Atena aveva ben meditato in quale modo Eracle potesse uccidere l'idra, e quando egli giunse a Lerna, sul suo cocchio guidato da Iolao, gli indicò la tana del mostro. Dietro consiglio della dea, Eracle costrinse l'idra a uscire dalla tana tempestandola di frecce infuocate, e poi l'assalì trattenendo il fiato. Il mostro si avvolse attorno ai suoi piedi, nel tentativo di farlo inciampare. Invano Eracle si accanì con la clava, perchè non appena gli riusciva di spaccare una delle teste dell'idra, subito ne ricrescevano due o tre altre per sostituirla. Un enorme granchio emerse allora dalla palude per aiutare l'idra e si attaccò al piede di Eracle, schiacciando violentemente il guscio del granchio sotto il tallone, Eracle gridò per invocare il soccorso di Iolao. Iolao diede fuoco a un lembo del bosco e poi, per impedire che nuove teste germogliassero sul corpo dell'idra, ne bruciava la radice con rami infuocati, e così fermava il flusso del sangue. Usando un falcetto dorato, Eracle tagliò la testa immortale, che era in parte d'oro, e la seppellì, ancor sibilante, sotto una pesante roccia ai margini della strada che conduceva a Elea. Poi squartò la carcassa e immerse la punta delle sue frecce nella bile del mostro. Da quel giorno la minima scalfittura prodotta da tali frecce fu sempre fatale. Per ricompensare il granchio dei suoi servigi, Hera lo immortalò tra i segni dello Zodiaco, ed Euristeo dichiarò che quella Fatica non era stata compiuta a dovere, perché Iolao aveva aiutato Eracle con i suoi rami infuocati
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