Racconti Mitologici

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view post Posted on 26/12/2008, 20:44

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Prometeo e la nascita del primo uomo



Nelle antiche leggende tramandateci in forma orale, si racconta del più saggio tra i giganti, Prometeo il cui nome significa "Colui che è capace di prevedere". Era costui il figlio del Titano Giapeto e dell’Oceanina Climene. Viveva con il fratello Epimeteo il cui nome vuol dire "Colui che comprende in ritardo" il quale, al contrario del fratello, era stolto e distratto. Entrambi facevano parte della famiglia dei giganti che avevano osato sfidare Zeus. Prometeo però, a differenza dei fratelli, non aveva partecipato alla lotta, se non in ultimo, a favore di Zeus e degli olimpici. Come premio aveva ricevuto di poter accedere liberamente all’Olimpo ed al palazzo divino. I sentimenti che Prometeo provava nei confronti di Zeus, comunque, non erano certo amichevoli a causa della sorte ch'egli aveva destinato ai sui fratelli. Zeus, per la stima che riponeva in Prometeo, gli diede l'incarico di forgiare l'uomo che modellò dal fango ed animò con il fuoco divino. A quell'epoca, gli uomini erano ammessi alla presenza degli dei, con i quali avevano pubbliche riunioni e banchetti. Durante una riunione, tenutasi a Mekone, fu portato un enorme bue, del quale una metà doveva spettare a Zeus ed una metà doveva spettare agli uomini. Il signore degli dei affidò l'incarico della spartizione a Prometeo, che approfittò dell'occasione per vendicarsi di Zeus. Divise infatti il grosso bue in due parti, ma in una metà celò la tenera carne sotto uno spesso strato di pelle mentre nell'altra macinò insieme le ossa ed il grasso che ricoprì con un sottile strato di pelle tanto da farla sembrare la preda più ricca. Zeus, al quale toccava la prima scelta, prese la metà apparentemente più gustosa. Accortosi dell'inganno, la sua ira fu immediata: privò gli uomini del fuoco, riportandolo sull'Olimpo. Prometeo, considerata ingiusta la punizione, rapì il fuoco dall'Olimpo e lo riportò agli uomini nascosto in un giunco. Zeus, non appena lo seppe, decise per il povero gigante, una punizione ben più grande di quella che aveva destinato ai suoi fratelli: ordinò ad Ermes e ad Efesto, d'inchiodare Prometeo ad una rupe del Caucaso, ove un avvoltoio gli rodeva, con il suo becco aguzzo, il fegato che gli si rigenerava durante la notte. La leggenda narra che dopo trent'anni, venne liberato dal supplizio da Eracle (Ercole) che recatosi fino alla cima del Caucaso, con una freccia avvelenata uccise l'avvoltoio liberando così il titano. La liberazione di Prometeo, però, non sarebbe stata consentita da Giove se un immortale non avesse rinunciato a questo suo divino privilegio, in espiazione della colpa del Titano: a questa rinuncia si offerse il Centauro Chiròne che accettò di buon grado la morte, per sottrarsi alle terribili sofferenze che gli causava un' insanabile ferita infertagli, involontariamente, da una delle frecce di Ercole, avvelenate del sangue dell'Idra di Lerna.
Solo così Prometeo ottenne il perdono da Giove. Oltre che come conquistatore del fuoco per l' uomo, Prometeo, fu considerato suo benefattore per anche altri insegnamenti da lui impartiti nel campo della conoscenza e dell'arte, che fecero di lui il segnacolo della prima era di civiltà e del progresso umano.

 
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view post Posted on 26/12/2008, 21:56

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la nascita della prima donna




Zeus, non contento della punizione che aveva inflitto a Prometeo, decise di punire anche la stirpe umana. Nel mondo non aveva ancora fatto la sua apparizione la donna, che Zeus diede incarico di creare ad Efesto che doveva modellare secondo immagine umana, servendosi di acqua ed argilla. Efesto fu tanto bravo nel modellarla che la donna che ne ebbe origine, era superiore ad ogni elogio. Tutti gli dei furono incaricati da Zeus di riporre in lei dei doni: Atena, le donò morbide vesti a significare il candore, fiori ed una splendida corona d’oro, insegnandole l'arte del cucito e della cucina. Ermete le insegnò l'astuzia e l'inganno ed Afrodite l'arte di farsi desiderare dagli uomini mentre Ermes pose nel suo cuore pensieri malvagi e sulle sue labbra, discorsi affascinanti ma ingannevoli. A questa creatura fu dato il nome di Pandora (dal greco "pan doron = tutto dono") perché tutti gli dei le avevano donato qualcosa. Mancava solo il regalo di Zeus che fu superiore a tutti gli altri doni. Egli infatti, donò alla fanciulla un vaso, con il divieto di aprirlo, contenente tutti i mali che l’umanità non conosceva: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia, il vizio, la passione, il sospetto, la fame e così via. Quindi Zeus affidò la fanciulla ad Ermes perché la portasse in dono al fratello di Prometeo, Epimeteo che si innamorò di lei e l’accetto come sua sposa nonostante le ammonizioni di Prometeo che aveva raccomandato al fratello di non accettare alcun dono dagli dei. Dopo poco tempo che Pandora conviveva con gli umani, presa dalla curiosità aprì il vaso. Da esso, veloci, corsero come fulmini sulla terra tutti i castighi che Zeus vi aveva riposto: la malattia, la morte, il dolore, e tanti altri, fino ad allora sconosciuti. L’unico dono buono che Zeus aveva posto nel vaso rimase incastrato sotto il coperchio che subito Pandora aveva richiuso: era l’Elpis, la speranza. Fu così punito il genere umano per non avere rispettato il volere e la regale divinità di Zeus, sovrano del mondo e di tutte le sue cose e creature.
 
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view post Posted on 26/12/2008, 22:41

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Le Origini e la Nascita degli Dei



All'inizio c'era solo il Caos un abisso oscuro e vuoto , una voragine di tenebre senza confini e senza tempo. Dal Caos si formarono, mosse da forze misteriose Gea: la Terra detta "la grande madre", Eros: il dio fecondatore, la Notte ed Erebo: un luogo tenebroso all’interno della Terra.Da Gea nacquero Urano, il cielo stellato, Ponto, il mare e le montagne. Dall'unione di Erebo con la Notte nacquero invece i loro contrari, il luminoso Giorno ed il rarefatto Etere. Dalla Terra e da Urano nacquero i Titani e tra questi Crono, il Tempo ed il cielo. Dopo i Titani, Gea generò i Ciclopi ed i Centimani, tutti esseri mostruosi che Urano terrorizzato, cacciò nell’Erebo. Crono, il più giovane, forte e astuto dei Titani con l’aiuto della madre tese un agguato al padre uccidendolo e diventando così il padrone incontrastato dell’Universo. Urano morendo gli predisse che uno dei suoi figli avrebbe preso il suo posto sul trono e, per evitare che ciò avvenisse, Crono ingoiava appena nati i suoi figli non potendoli uccidere perché immortali. Sotto il regno di Crono il mondo si popolò di divinità tra cui le figlie di Ponto, della Notte e dei Titani stessi. Dall’unione di Crono con la sorella Rea nacquero dei figli ma siccome era appunto stato predetto a Crono che uno di loro l’avrebbe spodestato egli, per non correre rischi li divorava appena nati. I figli divorati furono Hestia, Demetra, Hera, Ade e Poseidone. Rea, sua moglie, soffriva molto per questo e quando nacque il sesto figlio, Zeus, non ebbe la forza di darlo al padre, cosi con l’aiuto di Gea, lo nascose sul monte Ida, a Creta. Rea affidò Zeus alle cure delle ninfe dei boschi, presentando cosi al marito, invece del figlio, un masso avvolto nelle fasce. Crono non si accorse dell’inganno e ingoiò la pietra Abadir ( Sotto questo nome è ricordata la pietra che Rea moglie di Cronos - nome greco di Saturno appena si fu sgravata di Giove, fasciò come se fosse stato un bambino e presentò al marito che l'ingoiò senza accorgersi dell'ingenua sostituzione, unicamente preoccupato dal timore che i figli che gli nascevano dalla moglie potessero, un giorno, spodestarlo com'egli aveva già fatto col proprio padre Urano). Zeus crebbe molto forte e quando venne a conoscenza della sua storia volle affrontare il padre, divenuto adulto, decise di porre fine alla tirannia del padre. Zeus, Fingendosi un fedele servitore diede da bere a Crono una pozione di erbe che gli provocarono un vomito irrefrenabile tanto da rimettere i figli ingoiati precedentemente. Assieme a questi Zeus combattè contro il padre e lo uccise con un fulmine. La Notte generò figli mostruosi, come il Destino, la Morte, la Discordia, la Vecchiaia e le temibili Moire, o Parche, arbitre del bene e del male, della vita e della morte. Preso il potere sul cielo e sulla terra pose la sua dimora sul monte più alto del mondo, l'Olimpo (Catena di montagne, tra la Macedonia e la Tessaglia, la più alta delle quali, coperta di ghiacciai, era immaginata la abituale dimora degli dei, invisibile pel mantello di nuvole che l'incappucciava, e per l'altezza della vetta) Con lui e Giunone, sua moglie governarono il mondo i suoi fratelli Poseidone (re del mare), Ade (re degli inferi) e i suoi figli fra cui: Apollo, dio della musica, Ares,dio della guerra,Atena,dea della sapienza,Afrodite,dea della bellezza e dell'amore, Efesto, dio del fuoco, Artemide dea della caccia,Ermete messaggero degli dei,Dionisio dio del vino e delle feste ed Eros dio dell'amore.
 
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view post Posted on 27/12/2008, 00:05

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Il Regno di Ade o Ades


Ade Era il nome greco del figlio di Crono o Saturno e di Rea; Fratello di Zeus o Giove, e di Poseidone o Nettuno. Egli era signore dell'inferno, o regno sotterraneo, insieme con la moglie Persefone (latinamente Proserpina) che egli aveva rapita in Sicilia, mentre ella coglieva fiori vicino alla fonte Aretusa. Corrispondeva, per molti suoi attributi al latino Plutone al quale si rimanda il lettore. Sotto il nome di Ade si designava anticamente anche il regno sotterraneo dei morti, cioè l'Averno. Il signore dell'oltretomba, assume un ruolo importante nella mitologia perchè molti eroi greci lo visitarono mentre erano ancora in vita e per far ciò dovevano essere molto abili e dovevano essere accompagnati da qualche dio che li aiutava perchè potessero entrare ed uscire.Quando una persona moriva Ermete ne portava l'ombra nel profondo della terra davanti all'entrata dell'Ade. Qui doveva salire sulla barca di Caronte che la traghettava nel regno dei morti a guardia del quale stava Cerbero, un cane a tre teste.
Dopo essere state giudicate, le ombre dovevano prendere uno dei tre sentieri che portavano rispettivamente o in un luogo triste dove regnava un eterno crepuscolo o ai Campi Elisi dove il sole brillava e c'era sempre allegria, musica, danze, il terzo portava al Tartaro, terribile luogo dove esisteva solo dolore e infelicità per tutta l'eternità.Ade, figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus e Poseidone, ebbe la sovranità del mondo sotterraneo.<o:P>I Greci immaginavano Ade maestoso come Zeus e Poseidone, ma cupo in volto e taciturno. Solo in rare occasioni egli usciva dal suo regno, non s’interessava molto di quello che succedeva sulla terra o sull’Olimpo. Fra tutti gli dei, Ade, fu il meno amato da tutti, era molto severo con i suoi sudditi e geloso delle sue ricchezze. Sua sposa e regina era Persefone, che sapeva avvolte essere benevola, attenuando le asprezze del marito. Tutte le pietre preziose e i metalli nascosti nel sottosuolo appartenevano a lui, e per questo motivo fu anche chiamato Pluto o Plutone, che significa ricco. Il regno dei morti, posto al centro della terra, era un immenso labirinto, accerchiato dallo Stige, un fiume dalle acque tetre e torbide, che delimitava i confini. Suoi immissari erano l’Acheronte, il Cocito e altri corsi minori d’acqua. Quando un uomo moriva, i parenti gli mettevano sotto la lingua una moneta, con cui il morto avrebbe pagato a Caronte, il nocchiere infernale, la traversata del fiume. Le anime che non erano in grado di pagare l’offerta erano costrette ad attendere sulla riva in eterno. Durante la traversata da una sponda all’altra, nello Stige risuonavano gemiti e sospiri, indicando così il distacco delle anime dal mondo dei vivi. S’altra sponda dello Stige, ad accogliere le anime, c’era Cerbero, il cane a teste. Il suo compito era di condurre le anime dei defunti all’entrata dell’Inferno, e di evitare che uscissero di nuovo. Varcata la soglia, le anime attraversavano la prateria degli Asfodeli e raggiungevano l’Erebo, al centro del quale si ergeva la reggia d’Ade cinta da possente mura sulle quali stavano le Furie. Le Furie o Erinni erano tre: Tisifone, Aletto e Megera, esse avevano il compito di torturare le anime che si erano macchiati di gravi colpe verso i familiari e gli dei. Ai lati della reggia sorgevano due cipressi bianchi dove sgorgavano due fontane: quella dell’Oblio e quella della Memoria. Le acque della prima cancellavano il ricordo della vita passata, quelle della seconda rinnovavano la memoria delle cose amate. Minosse, Radamento ed Eaco erano i giudici infernali, che stavano su un incrocio di tre strade, da qui loro giudicavano le anime e le indirizzavano verso una delle tre strade. La prima conduceva le anime alla silenziosa e malinconica prateria degli Asfodeli, dove si riunivano le anime di coloro che in vita non si erano macchiati di colpe gravi, ma nemmeno erano stati buoni e virtuosi. La seconda conduceva allo spaventoso Tartaro, luogo di pena e di dannazione per i malvagi. Esso era immerso nel buio ed ogni tanto era rischiarato dalle vampe di fuoco del fiume Flegetonte. La terza strada che costeggiava la reggia d’Ade portava ai Campi Elisi, un luogo di serenità e di delizie. Qui all’ombra d’alberi fioriti e sotto un cielo eternamente sereno sostavano gli eroi, i giusti, i virtuosi e i saggi. Ad allietare questo luogo ridente c’erano musiche, danze, canti e banchetti.
 
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