Anteo -ATENA-APOLLO-AMORE & PSICHE-ARES

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view post Posted on 26/12/2008, 22:10

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Anteo

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Anteo, figlio di Poseidone e di Gea, secondo la mitologia greca era un gigante che viveva in Libia, dove depredava e assassinava i viandanti. Per compiacere il padre giurò di costruire un tempio con i teschi delle sue vittime. Ercole lo uccise tornando dalla sua decima fatica, dopo aver dato la morte a Gerione.

Secondo Lucano, Anteo era invece un cacciatore di leoni. Dante segue questa versione nel collocarlo all'Inferno. Il gigante, condannato a restare immobile per l'eternità, si muove su richiesta di Virgilio per raccogliere i due poeti e deporli nel nono cerchio.
 
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view post Posted on 26/12/2008, 22:52

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ATENA

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Atena fu la dea delle arti femminili del tessere, del filare, del cucinare, ed anche dea della guerra che, però, a differenza di Ares non ebbe un carattere violento ed aggressivo.A differenza degli altri dei, la dea Atena nacque senza madre, infatti, lei venne al mondo uscendo dalla testa di Zeus. Prima di Sposarsi con Hera, Zeus ebbe diverse mogli tra cui Temi, Mnemosine e Meti.Meti era la signora della prudenza, e quando era ancora la moglie di Zeus, gli annunciò di aspettare un figlio, lui rallegratosi della buona notizia andò dalla madre Rea per condividere la gioia con lei. Rea gli profetizzò che Meti avrebbe avuto una figlia, ma se avesse avuto un altro figlio, questo l’avrebbe spodestato proprio come lui fece con Crono.Zeus terrorizzato dalla notizia profetizzata dalla madre, decise, di sacrificare l’amore di Meti e, un giorno, mentre i due stavano riposando, egli aprì la bocca e la inghiottì. Nessuno seppe quale fine capitò a Meti, ma Zeus dopo un po’ di tempo iniziò ad avvertire forti mal di testa e mentre passeggiava lungo le rive di un fiume, il dolore si fece più acuto. Dall’Olimpo, scesero tutti gli dei ed Ermes, che era astuto, indovinò subito l’origine del male, quindi prendendo una lama affilata fece una piccola fenditura nel cranio di Zeus, dove, da questa, uscì Atena. Essa fu venerata come protettrice della città d’Atene alla quale assegnò il nome, e dove fu anche nominata Atena degli ulivi perché, fu proprio quest’albero che la dea fece crescere attorno alle mura di cinta della città
 
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view post Posted on 26/12/2008, 23:14

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APOLLO

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Si narra che appena nato Apollo fu affidato alla dea Temi, che lo nutrì con nettare e ambrosia. Il piccolo dio crebbe in fretta e dopo alcuni giorni dalla nascita, andò a chiedere ad Efesto arco e frecce per dirigersi verso il monte Parnaso dove era nascosta Pitone, il serpente che Hera aveva mandato affinchè uccidesse sua madre, Latona. Dopo che Apollo lo trovò, l'inseguì fin dentro il tempio di Delfi e lo uccise. Egli conobbe l'amore incontrando una ninfa, di nome Dafne, La bella Dafne, figlia di Peneo, era una ninfa dei boschi sacerdotessa della Madre Terra. Molti uomini avevano chiesto la mano della ninfa però lei li respingeva tutti perchè aveva votato tutta e stessa alla grande dea madre. Un giorno, Apollo, vedendola lungo le rive del fiume, se ne innamorò e per esprimerle il suo affetto si nascose nel bosco, e quando Dafne andava per un sentiero, il dio le sbarrò la strada, dichiarandosi. Spaventata Dafne iniziò a correre, non dando il tempo al dio, di dirle chi egli fosse. Quindi Apollo cominciò ad inseguirla, e quando la ninfa vide che la stava raggiungendo invocò la Madre Terra, che la fece radicare al suolo, trasformando il suo corpo in un tronco d'albero ed i suoi capelli, sciolti, in una verde chioma di foglie. Quando Apollo raggiunse Dafne non la strinse, ma ghermì un alberello di lauro, ed è per questo motivo che l'albero di alloro divenne la pianta sacra ad Apollo. Apollo come sua sorella, Artemide, ebbe dal padre, svariate responsabilita’, infatti, lui fu il dio della luce diurna, guidando, ogni mattina, il carro del sole trainato da quattro cavalli infuocati, mentre la sorella fu la dea della luce lunare.
 
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view post Posted on 27/12/2008, 00:08

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AMORE & PSICHE

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Un re ed una regina avevano tre figlie. Le maggiori erano andate in spose a pretendenti di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era talmente bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea. Alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione di Venere sulla terra. Tutti adoravano e rendevano omaggio a Psiche trascurando però gli altari della vera dea, perfino i templi di Cnido, Pafo e Citera erano disertati per una mortale. Afrodite sentendosi trascurata ed offesa, a causa di una mortale, pensò di vendicarsi con l’aiuto di suo figlio Amore e delle frecce amorose. La vendetta d’Afrodite consisteva di far innamorare Psiche dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale doveva condurre una vita di povertà e di dolore. Amore accettò subito la proposta della madre ma, appena vide Psiche rimase incantato della sua bellezza. Confuso dalla splendida visione, fece cadere sul suo stesso piede la freccia preparata per Psiche cadendo cosi, vittima del suo stesso inganno. Egli iniziò cosi ad amare la ragazza e non pensò neanche per un attimo di farle del male. Nel frattempo i genitori di Psiche si preoccupavano perché un gran numero di pretendenti veniva ad ammirare la figlia, ma nessuno aveva il coraggio di sposarla. Il padre, preoccupato decise di consultare un oracolo d’Apollo per sapere se la figlia avesse trovato un marito, l’oracolo però gli comunicò una brutta notizia. Egli avrebbe dovuto lasciare la figlia sulla sommità di una montagna, vestita con abito nuziale. Qui essa sarebbe stata corteggiata da un personaggio temuto dagli stessi dei. Malgrado questo, i genitori non volendo disubbidire alle predizioni dell’oracolo, portarono, al calar del sole,

Psiche sulla montagna prescelta vestita di nozze, e la lasciarono lì sola al buio. Solo quando lei restò da sola venne uno Zefiro che la sollevò e la trasportò in volo su un letto di fiori profumati. Psiche si svegliò quando sorse il sole e guardandosi attorno vide un torrente che scorreva all’interno di un boschetto. Sulle rive di questo torrente s’innalzava un palazzo d’aspetto cosi nobile da sembrare quello di un dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne erano più splendide, tutte ricolme di tesori provenienti da ogni parte del mondo, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate. Lei di tanto in tanto si domandava di chi fossero tutti quei beni preziosi, e delle voci gli rispondevano che era tutto suo e che loro erano dei servitori al suo servizio. Giunta la sera lei si coricò su un giaciglio e sentì un’ombra che riposava al suo fianco, si spaventò, ma subito dopo, un caldo abbraccio la avvolse e sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo, e che non doveva chiedere chi fosse ma soprattutto non cercare di guardarlo, ma di accontentarsi del suo amore. La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande. Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore, ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata. Psiche attendeva con ansia la notte, e con questo l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi e solitari, quindi decise, con l’assenso del marito, di fare venire le sue sorelle,

anche se Amore l’avvertì che sarebbero state causa di dolore e d’infelicità. Il giorno seguente, un Zefiro portò le due sorelle da Psiche, lei fu felice di rivederle, e le due non furono di meno vedendo le ricchezze che possedeva. Ogni volta che le due facevano domande sul marito, Psiche sviava sempre la risposta o rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia. Le sorelle s’insospettirono delle strane risposte che dava Psiche, loro credevano che stesse nascondendo il marito perché era un mostro. Queste allusioni Psiche li smentì tutte, fino a quando non cedette e raccontò che lei non aveva mai visto il marito e che non conosceva nemmeno il suo nome. Allora le due maligne, accecate dalla gelosia, insinuarono nella mente della povera ragazza che suo marito doveva essere un mostro il quale nonostante le sue belle parole non avrebbe tardato a divorarla nel sonno. Quella notte come sempre Amore raggiunse Psiche e dopo averla abbracciata si addormentò. Quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo e un coltello nel caso in cui le avrebbe fatto del male. Avvicinandosi al marito la luce della lampada gli rivelò il più magnifico dei mostri, Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle. Accanto a lui c’erano il suo arco e la sua faretra. La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata, e subito fu infiammata di rinnovato amore per suo marito. Psiche moriva dalla voglia di baciarlo e sporgendosi, su di lui, fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente dalla lampada. Svegliato di soprassalto, Amore balzò in piedi e capì quello che era successo e disse che lei aveva rovinato il loro




amore e che ora erano costretti a separarsi per sempre. Lei si gettò ai suoi piedi ma Amore dispiegò le ali e scomparve nell’aria e con lui anche il castello. La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto svanire.Il primo pensiero di Psiche fu quello della morte, correndo verso la riva di un fiume lei si gettò dentro ma la corrente pietosa la riportò sull’altra riva, cosi iniziò a vagare per il mondo a cercare il suo amore. Amore, invece, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata, o forse dallo stesso dolore di Psiche, trovò rifugio presso la dimora materna. Afrodite, quando venne a sapere che suo figlio aveva osato amare una mortale, che tra l’altro sua rivale, lo aggredì. Ma non potendo fare niente di male al figlio pensò di vendicarsi su Psiche, e con il permesso di Zeus mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli dei, e che il premio per la sua cattura sarebbero stati sette baci che la stessa dea avrebbe donato. La notizia giunse fino alle orecchie di Psiche, che decise di sua volontà di andare sull’Olimpo a chiedere perdono. Appena arrivata sull’Olimpo, Afrodite, le strappò i vestiti e la fece flagellare, affermandole che questa era la punizione di una suocera addolorata per il figlio malato. Dopodiché le ordinò di ammucchiare un cumulo di grano, orzo, miglio e altri semi; di prendere un ciuffo di lana dal dorso di una pecora selvatica dal manto dorato; di riempire un’urna con le acque delle sorgenti dello Stige. In poche parole tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a compiere con l’aiuto di formiche, che accumularono il grano, di una ninfa, che le spiegò come e

quando avvicinare la pecora, e perfino dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le acque dello Stige. Queste erano solo alcune delle crudeltà che Afrodite infliggeva alla povera Psiche, ma quando Amore seppe di quello che stava succedendo in casa di sua madre, salì sull’Olimpo da Zeus per permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli dei dove partecipò anche Psiche. A questa assemblea Zeus decise di elevare al grado di dea, Psiche. Cosi dicendo egli diede la coppa di nettare divino alla mortale che accettò con molta paura. Dopo svariate sofferenze, Psiche fu ben accolta sull’Olimpo, anche da sua suocera poiché aveva ridonato il sorriso al figlio, lo stesso giorno fu allestito un banchetto nuziale per festeggiare la nuova coppia. Amore e Psiche avevano trovato la felicità, ed il loro figlio fu una splendida femminuccia, alla quale fu dato il nome di Voluttà.
 
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view post Posted on 27/12/2008, 00:39

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ARES

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Ares, chiamato dai latini Marte, era figlio di Zeus e di Hera, dio della guerra e della violenza, fu poco stimato sia dagli altri dei sia dai Greci. Egli era sempre richiamato dal padre perche’ accusato di aver lo stesso carattere tirannico della madre. La dea Atena lo considerava uno stolto, e diverse volte lo sconfisse mettendo in ridicolo la sua abilita’.Solo due dei stimarono Ares, Afrodite, la dea dell’amore, perche’ si era innamorato di lui e Ade perche’ gli era grato delle anime dei guerrieri che egli mandava al Tartaro. Il passatempo d’Ares erano le battaglie, infatti, per lui, ogni occasione era buona per far nascere una guerra, ed in tutte le sue imprese era sempre seguito dai suoi figli Deimos, lo spavento, e Fobos, il terrore, avuti entrambi dall’amore con Afrodite
 
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