Mastini

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view post Posted on 28/12/2008, 15:49

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Mastino Abruzzese



Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA

L'ENCI non annovera il Mastino Abruzzese tra le razze canine ufficiali, avendo accettato nel 1958 la fusione del Pastore Maremmano e del Pastore Abruzzese nel Pastore Maremmano-Abruzzese.
Con il nome di Mastino Abruzzese viene tuttora designato - non soltanto in Abruzzo bensì anche in Molise, in Puglia ed in Basilicata - un cane di taglia grande, di manto bianco dalla composizione e dalla tessitura particolari, di spiccato istinto protettivo del bestiame domestico, soggetto da secoli a selezione naturale massale.
Discende dal canis pastoralis o canis pecuarius degli antichi Romani, i quali riuscirono a selezionare esemplari dal mantello candido e dalla corporatura imponente, vigorosi ed agili ad un tempo. Si può ragionevolmente desumere che l'estendersi del dominio di Roma, tra il IV ed il III secolo avanti Cristo, al Sannio, alla Puglia ed alla Magna Grecia e, successivamente, nel II secolo a.C., alla Macedonia ed alla Grecia, abbia reso possibile l'incontro dei canes pastorales latini con cani da guardia italici (umbri e marsi e sanniti soprattutto), calabro-salentini, epirotici (atamani e molossi, rispettivamente della parte meridionale e di quella orientale dell'Epiro) e laconici, talché il canis pecuarius descritto da Varrone e da Columella nel I secolo a.C. può essere immaginato come risultante da incroci con razze assai rinomate, in quell'epoca, per la custodia del bestiame domestico.
Risalgono al Medio Evo i primi esempi di uso, nella letteratura italiana, dei termini "mastino" e "maschino" per indicare il cane discendente dal pecuarius italico-romano.
Nel Vocabolario degli Accademici della Crusca (Venezia, 1612) il mastino è definito: Spezie di cane, che tengono i pecorai a guardia del loro bestiame.
Il Mastino Abruzzese fu, tra il XV e il XIX secolo, il cane tipico della Regione dei tratturi - macroregione del Regno di Napoli comprendente per intero gli odierni Abruzzo, Molise e Puglia, più alcune aree della Campania e della basilicata - nella quale aveva svolgimento la grande transumanza regolata dalla Dogana della Mena delle pecore in Puglia con sede a Foggia.
Oggi, il Mastino Abruzzese in purezza può essere frequentemente avvistato, a fine primavera ed in estate sui gioghi montuosi e sugli altipiani dell’Italia meridionale e di quella centrale, in autunno, inverno ed inizio primavera sulle pianure del Foggiano e del Metapontino, nonché, più sporadicamente, nella Campagna di Roma e nella Tuscia Romana (provincia di Viterbo).
Nella Maremma (provincia di Grosseto), dall’unità d’Italia (1860) fino ai giorni nostri, sono stati introdotti numerosi mastini abruzzesi puri allo scopo di modificare la morfologia degli eterogenei cani da guardia locali per migliorarne le prestazioni nella custodia del bestiame. Perciò l’attuale Pastore Maremmano-Abruzzese può essere definito - sia dal punto di vista storico, sia da quello genetico - soltanto come un derivato dal Mastino d’Abruzzo.

Aspetto generale: testa grande, larga, asciutta e forte, con occhi obliqui ben distanti l'uno dall'altro, dallo sguardo ardente e determinato; il collo poderoso, circondato nei maschi adulti, tra la fronte ed il garrese, da una sorta di manicotto composto da peli folti, omogenei, lunghi e sinuosi, che adornano le guance a mo' di favoriti; gli arti giustamente proporzionati al tronco e correttamente conformati; i piedi ampi, dalle dita ben divaricate; infine, la bella coda, mobile messaggera dei sentimenti dell'animale: sono queste le qualità che rendono il mastino abruzzese un attraente eppur temibile ausiliare del pecoraio e del mandriano

Carattere: il mastino abruzzese impressiona ancora oggi, mentre svolge la sua funzione di guardiano del bestiame, per il suo aspetto selvatico, per il suo incedere lento e maestoso, quasi leonino (che lascia indovinare la presenza, sotto l'irsuto mantello bianco latte, di una muscolatura e di un'ossatura formidabili), per il suo contegno in apparenza schivo, in realtà sempre vigile, e per l'attaccamento istintivo al gregge od alla mandria affidati alla sua custodia.

NON AMMESSO
 
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view post Posted on 28/12/2008, 20:50

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Mastino Napoletano

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Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 2 - cani di tipo pinscher, schnauzer, molossoide e cani bovari svizzeri.

Gli esperti di questa particolare razza sono tutti più o meno concordi nell’attribuirne l’origine nel continente asiatico e in particolare negli altopiani del Tibet da dove successivamente si è diffuso in tutto il mondo, soprattutto in Europa, secondo varie linee. La storia dell’antico molosso, a cui si riallaccia quella del Mastino Napoletano, segue le vicende storiche e le fasi più importanti dell’avventura umana. Da sempre gli uomini ed i cani vivono in simbiosi tra loro, condividendo emozioni, scoperte, conquiste, vittorie e affiancandosi nelle guerre, nelle battaglie e nella caccia.
Secoli fa, sugli altopiani dell’Himalaia, a guardia dei monasteri, viveva un molossoide di grande taglia, dalla grande testa, dalla grande potenza e dalla lunga coda ritorta sulla groppa: era il leggendario Mastino del Tibet, allevato dai Monaci buddisti. Coloro che hanno avuto la fortuna di averlo visto, lo hanno descritto incredibilmente come un cane di taglia veramente enorme, più simile ad un leone che ad un cane per mole. Lo stesso Marco Polo che molti secoli dopo li vide, ne rimase sconcertato. Alcuni studiosi pensano che possa essere nata proprio da questo animale la famosa leggenda dello Jeti, l’uomo delle nevi. E’ stato un cane, scomparso nel passato, che però ha lasciato la sua impronta genetica, venendo considerato a tutti gli effetti, il progenitore dei grossi cani da montagna e inoltre ascendente diretto del molosso assiro-babilonese, del quale abbiamo molte raffigurazioni in antichi disegni e documenti, come ad esempio la famosa Situla di Nabeth.
A sua volta quest’ultimo fu il progenitore diretto dei più potenti cani da guerra del mondo, i Molossi della Macedonia che furono utilizzati come vere e proprie macchine belliche nelle più grandi e devastanti guerre di quei tempi in quel territorio. Questi stupendi animali furono condotti nella grande città di Roma, dove verranno addestrati ad il combattimento e ai giochi nelle arene, nelle quali venivano svolte innumerevoli esibizioni e combattimenti spietati quasi sempre contro uomini e bestie feroci. I cani di Roma, nel corso dei secoli, si incrociarono sia con i cani dei Celti del Nord, giunti a Roma tramite le vittorie di Cesare sui Galli, sia con i Molossi dell’Epiro, arrivati attraverso i vari scambi commerciali con le flotte fenicee del Sud dal Mar Mediterraneo. Nei secoli successivi questi molossi venivano allevati principalmente nel Sud della nostra penisola, perché era proprio in questa zona, soprattutto nella parte considerata l’attuale Regione Campania che avevano luogo le grandi scuole di Gladiatori, come quella di Capua. I vari domini che si susseguirono nel Sud-Italia sono stati tutti significativi per la razza; ad esempio i reali di Spagna portarono i cani dei “conquistadores” che erano caratterizzati da grosse teste e da arti corti, erano chiamati “perro da presa” che in seguito venne modificato in “cane ‘e presa”, che è rimasto nel gergo partenopeo. Nel susseguirsi degli anni viene attribuito a questa razza il nome “Mastino” che deriva da “massatinus”, ossia guardiano della masseria. All’inizio del XX sec. questa razza è utilizzata essenzialmente per sorvegliare i poderi nell’entroterra partenopeo. Durante la prima guerra mondiale viene letteralmente decimato e ne sopravvivono solo pochi esemplari. Fu nel 1946 che un grande personaggio della cinofilia italiana, il Sig. Piero Scanziani, scrittore di professione, riscopre questo antico molosso a Napoli.
Queste è quello che scrisse Scanziani dopo aver visto per la prima volta un Mastino Napoletano:
“Lo riconobbi all’istante: era uno dei cento che Paolo Emilio il Macedonico aveva portato in Roma al suo trionfo. Era il gran cane d’Epiro, figlio degli assiri, nipote dei tibetani, era il Molossus. Guaglione dall’alto dei suoi secoli, mi fissava imperturbabile, occhi non ostili e non gentili, sguardo che non dà e non chiede: rimira. Rimirava Arno, tenuto al mio guinzaglio. Arretrai ricordando D’Annunzio: molosso pronto ad azzannar senza latrato. Guaglione divenne patriarca.”
E così Scanziani riuscì a rigenerare la razza del Mastino Napoletano. Seguirono i primi passi nella cinofilia ufficiale con l’esordio all’esposizione di Napoli del 1946 quando otto Mastini vengono presentati, ma con scarso successo per la disomogeneità del tipo. In seguito la razza prende campo e al gruppo iniziale di allevatori partenopei, si affianca in Toscana, e precisamente nella città di Prato, quella persona che nei trenta anni successivi sarebbe diventato una vera e propria leggenda nell’ambito della cinofilia mondiale, Mario Querci, titolare dell’allevamento “di Ponzano”.
Questa è, raccontata in breve, l’incredibile storia del Molosso italiano che oggi è considerata una delle razze più antiche al mondo e che a mio parere dovrebbe essere tutelata al meglio considerandola un monumento vivente e parte della nostra cultura di italiani.

Aspetto generale: cane di grande taglia e mole di aspetto imponente che esprime potenza, fierezza e forza.

Carattere: è la razza più indicata per la difesa della proprietà. Il Mastino Napoletano è un cane da guardia al quale è possibile assegnare in custodia un qualsiasi territorio, certi che lo proteggerà e non ne varcherà mai i confini e certi che nessuno potrà mai penetrare nella sua zona di dominio. Potrebbe essere definito una “sentinella armata”.
Allo stesso tempo è un cane affettuoso e struggente con le persone alle quali è affezionato, con il proprio padrone e la famiglia che lo accoglie. Il mastino non deve mai essere abituato ad attaccare o a difendere perché si confonderebbe la sua vera natura. Pertanto non sono vere le storie che vengono raccontate sulla razza; se si rispetta la sua natura caratteriale lui non attaccherebbe mai senza una giustificazione precisa.

Altezza:
- maschi da 65 cm a 75 cm
- femmine da 60 cm a 68 cm
Peso:
- maschi da 60 kg a 70 kg
- femmine da 50 kg a 60 kg

Tronco: superiore del 10% all’altezza del cane.
Testa e muso: testa molto larga con abbondanza di pliche e rughe, che deve essere cubica e con gli assi longitudinali superiori paralleli a quelli del muso. Il muso deve essere 1/3 della lunghezza totale.
Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale e deve essere largo.
Denti: regolarmente allineati e completi nel numero; sono ammesse chiusure a forbice o a tenaglia.
Collo: deve essere circa 3/10 dell’altezza al garrese.
Pelle: abbondante in tutte le parti del corpo ma non in eccesso, tranne nella parte inferiore del collo dove forma una giogaia.
Arti: sia i posteriori che gli anteriori devono essere in appiombo con ossatura robusta e sempre ben proporzionata.
Spalla: di lunghezza pari ai 3/10 dell’altezza e con inclinazione di 50-60 gradi sul piano orizzontale.
Muscolatura: ben sviluppata ed evidente.
Linea superiore: retta con garrese e mai curva.
Coda: robusta e con base larga; viene amputata per 1/3 della lunghezza.
Proporzioni: lunghezza del tronco deve essere del 10% superiore all’altezza; la lunghezza totale della testa deve essere pari ai 3/10 dell’altezza al garrese; il rapporto tra cranio e muso deve essere di 2 a 1.
Pelo: di uguale lunghezza in tutto il corpo; sempre liscio.
Colori ammessi: grigio piombo, nero, fulvo e mogano (molto raro).
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, convergenza e divergenza degli assi cranio-facciali, canna nasale montonina, occhio bianco, macchie bianche sulla testa, altezze fuori standard, mancanza di rughe, criptorchidismo, monorchidismo.
 
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view post Posted on 28/12/2008, 21:19

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Il Cane Corso



Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 2 - cani di tipo pinscher, schnauzer, molossoide e cani bovari svizzeri.

Il Cane Corso discende dall’antico “canis pugnax”, il molosso romano. E’ stato utilizzato per la guardia del bestiame e la difesa personale. Veniva inoltre impiegato per la caccia alla grossa selvaggina e in guerra come cane da combattimento. Il suo nome “Corso” deriva dal latino “Cohors” che significa protettore.

Aspetto generale: cane di taglia medio-grande che esprime forza e resistenza.
Carattere: anche se nel corso dei secoli è stato sempre utilizzato per i più svariati impieghi, il Cane Corso si è sempre distinti da tutte le altre razze, perché possiede la rara caratteristica di essere sia idoneo per la guardia sia per la difesa. I secoli non hanno impedito alla razza di mantenere le sue doti caratteriali. Rimane una razza ardita, di temperamento tenace e rimane anche un eccellente morditore, anche se non attaccherebbe mai senza un motivo valido. E’ una delle migliori razze, insieme al Mastino Napoletano, per proteggere una proprietà.

Altezza:
- maschi da 64 cm a 68 cm
- femmine da 60 cm a 64 cm
Peso:
- maschi da 45 kg a 50 kg
- femmine da 40 kg a 45 kg

Tronco: compatto e molto robusto; deve essere dell’1% più lungo dell’altezza al garrese.
Testa e muso: è brachicefale e deve misurare i 3,6/10 dell’altezza. Il muso deve essere largo e misurare circa i 3,4/10 della lunghezza tot. della testa. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono lievemente convergenti tra loro.
Tartufo: sempre sulla stessa linea della canna nasale, voluminoso e più piatto possibile.
Denti: ben sviluppati e completi nel numero; chiusura leggermente prognata a causa della posizione degli incisivi superiori rispetto a gli incisivi inferiori.
Collo: deve misurare circa i 3,6/10 dell’altezza al garrese.
Pelle: spessa ed aderente al corpo in tutte le sue parti.
Arti: in appiombo sia gli anteriori che i posteriori; forti, robusti e con buona ossatura.
Spalla: deve apparire lunga e obliqua. Misura il 30% dell’altezza al garrese e deve avere un inclinazione rispetto al piano orizzontale di 48-50 gradi.
Muscolatura: potente e lunga, ben sviluppata in tutto il corpo.
Linea superiore: retta con una lieve convessità lombare.
Coda: con inserimento alto e grossa alla radice. Viene amputata all’altezza della 4° vertebra.
Proporzioni: la lunghezza del tronco è dell’11% più lunga dell’altezza al garrese; la lunghezza globale della testa raggiunge i 3,6/10 dell’altezza; l’altezza del torace è 5/10 dell’altezza.
Pelo: corto, aderente, e possibilmente lucido e brillante.
Colori ammessi: nero, tigrato, fulvo e grigio.
Difetti più ricorrenti: enognatismo, divergenza degli assi cranio-facciali, canna nasale montonina, occhi chiaro, altezze fuori standard, ambio, parallelismo accentuato degli assi cranio-facciali, convergenza molto marcata, criptorchidismo, monorchidismo, anurismo.
 
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