Caso Englaro

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view post Posted on 21/2/2009, 14:18

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Caso Englaro, la rabbia del neurologo: ''Ecco la verità su Eluana''

Il prof. Carlo Alberti Defanti: ''Sono sconvolto per le colossali falsità dette da persone che non l'hanno vista, né visitata né hanno letto la cartella clinica. Come quella che deglutiva o seguiva le persone con gli occhi''. Leggi il racconto


Roma, 14 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute/Ign) - Sulle condizioni di Eluana Englaro sono state dette "colossali falsità. Sentire certe cose mi ha sconvolto e fatto molto male". Inizia così la testimonianza del neurologo Carlo Alberti Defanti sul caso di Eluana Englaro, la donna di Lecco rimasta in stato vegetativo per 17 anni, che il medico ha seguito fin dal '95.

"Negli ultimi giorni sono state dette incredibili falsità da persone che non l'hanno vista, né visitata né hanno letto la cartella clinica - sottolinea - Un'offensiva sul piano scientifico, arrivata anche da colleghi, che hanno detto cose false, dettate non dalla volontà di mentire, ma forse dal fatto di essere ottenebrati da alcune convinzioni. Ho sentito dire - prosegue Defanti - che Eluana deglutiva, che aveva rapporti con l'ambiente, addirittura che sorrideva. Ma ad esempio la suora che se n'è occupata di lei per 13 anni, suor Rosangela, non ha mai parlato". "A me disse - racconta ora il neurologo - che in tutto questo tempo non aveva mai avuto la sensazione che Eluana la seguisse con gli occhi". Cosa che avrebbe indicato un minimo recupero. Di fronte agli oltre 500 partecipanti all'incontro su 'Eutanasia, verità e menzogne', promosso a Roma al Teatro Eliseo da Radio radicale e Left, Defanti ricostruisce tappa dopo tappa il suo rapporto con la vicenda di Eluana Englaro.

Eluana, "non deglutiva, non seguiva le persone con gli occhi, non sorrideva, non reagiva agli stimoli, non aveva rapporti con l'ambiente, non parlava, ma emetteva una sorta di grugniti inarticolati - dice il neurologo - Proprio per non sentire quello che veniva detto su di lei non ho seguito le trasmissioni dedicate al caso. E ho rifiutato di partecipare. Ma è arrivato il momento di fare chiarezza".

I PRIMI ESAMI E LO STATO VEGETATIVO: "Ho conosciuto i genitori di Eluana nel dicembre '95. Dopo qualche tempo la ricoverai nel mio reparto dell'ospedale di Bergamo per 15 giorni, facemmo una serie di esami e confermammo la diagnosi di stato vegetativo - ricorda il neurologo - Una condizione di chi, apparentemente sveglio, non ha contatto con il mondo. Si tratta di una situazione diversa dal coma: quando dopo alcune settimane di coma non ci si risveglia, o si muore o si può entrare in uno stato vegetativo, che può essere una transizione dopo la quale arriva la veglia, oppure no. Riconoscere questo stato oggi è relativamente facile, non lo è prevedere se sarà permanente o no. Con le previsioni possono esserci errori, io vidi Eluana dopo 4 anni dall'incidente, e allora la comunità scientifica considerava dopo un anno questa condizione irreversibile, permanente. Oggi si sa che qualche cambiamento può verificarsi dopo i primi anni. Nel 2002 Eluana fu ricoverata di nuovo, al Niguarda di Milano. Ma dopo 10 anni dall'incidente la situazione era invariata. E in 17 anni le cose non sono mai cambiate. Dunque era giusto parlare di stato vegetativo permanente".

LO STATO DI MINIMA COSCIENZA: "In Italia ci sono 2-3000 casi, che assomigliano a quello di Eluana. Alcuni ogni tanto danno qualche risposta: si tratta di persone in uno stato di minima coscienza, qualcosa di ben diverso dallo stato vegetativo. La persona c'è, prova dolore quando la muovono". Il caso clamoroso di Terry Wallis, l'americano che diede segni di miglioramento dopo 18 anni, "non era come quello di Eluana, ma proprio uno stato di minima coscienza, come è stato appurato", sottolinea Defanti.

L'OFFENSIVA SUL PIANO SCIENTIFICO: "Dopo il decreto della Corte d'Appello del luglio 2008 è partita l'offensiva sul piano scientifico", con la diffusione di "cose false anche da colleghi che conoscevo, dettate non da volontà di mentire, ma probabilmente dal fatto di essere ottenebrati da particolari convinzioni".

LE MESTRUAZIONI E L'IPOTESI GRAVIDANZA: "Da qualche anno Eluana aveva un ciclo mestruale molto irregolare. Questa funzione è regolata dall'ipotalamo e, dunque, l'ipotesi della gravidanza non è in linea di principio impossibile, anche se del tutto fuori luogo. Proprio in seguito alle mestruazioni a ottobre si verificò un'emorragia massiccia, che poteva portare alla morte".

IL DOLORE E LA SETE: Volevano dare a Eluana panini e bevande. "Ma lei non poteva deglutire, dovevamo assorbire anche la saliva. Inoltre per provare fame e sete occorre essere coscienti. Tutto ci fa pensare che Eluana sia morta per disidratazione, senza provare sete. Ma dal momento che non conosciamo la verità assoluta, per venire incontro al timore che potesse soffrire abbiamo applicato un protocollo di cure palliative, con una leggera sedazione. Che potrebbe aver accorciato lievemente la sua vita", dice Defanti.

Quanto alla mamma di Eluana, Saturna, che non è comparsa mai accanto al marito, impegnato nella sua battaglia per la figlia, il neurologo sottolinea che "fin dall'inizio è stata sempre del tutto d'accordo con Beppino. Ora Saturna non è più in grado di apparire, per una grave malattia, ma nel 1995 entrambi i genitori di Eluana sono venuti da me, con un faldone carico di documenti ed esami della ragazza".

Defanti rivela poi che "il più famoso pubblicitario italiano aveva fatto una cospicua offerta per poter fotografare Eluana'', un'offerta che però ''il padre Beppino ha rifiutato". "Negli ultimi giorni - racconta - ci siamo anche chiesti se non fosse il caso di diffondere delle foto di Eluana, per far vedere che non era più quella bellissima ragazza che abbiamo imparato a conoscere dalle immagini" di quando era giovane e sana. "Non era più così, ve lo assicuro. Ma Eluana aveva un forte carattere e un forte senso della sua dignità. Era bellissima ed è stato un bene che sia andata così, perché così la ricorderemo sempre, bellissima", conclude Defanti, senza nascondere la sua commozione, suscitando un applauso da parte delle 500 persone presenti al Teatro Eliseo.




 
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Signor Englaro, risponda a due domande

domenica 22 febbraio 2009, 07:00

Ieri sera Beppino Englaro è stato ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa per parlare non tanto di quel che è successo, quanto di quel che succederà: e cioè di come sarà la legge sul testamento biologico che il Parlamento si appresta a varare. Fazio ha condotto l’intervista come fa sempre: con grande maestria.
Al signor Englaro sono però mancate un paio di risposte, che ci permettiamo ora di sollecitare con altrettante domande. La prima. Beppino Englaro ha sempre detto che, morta (anzi, «liberata») Eluana, sarebbe sparito. Non avrebbe più detto niente. Né tantomeno avrebbe usato politicamente la sua vicenda. «Il silenzio, voglio solo il silenzio», ha sempre chiesto anzi invocato, fin dal giorno in cui sua figlia è entrata nella casa di riposo La Quiete di Udine. Per anni, Englaro ha detto che l’unico scopo della sua vita era quello di dare esecuzione alla volontà di Eluana, la quale mai avrebbe voluto essere tenuta in vita in simili condizioni. Ottenuta giustizia per sua figlia, si sarebbe ritirato in buon ordine. Invece, da quel giorno è impegnato come testimonial di tutti coloro che vorrebbero leggi più liberal in materia di testamento biologico e, diciamolo pure anche se la parola ieri sera è stata tabù, di eutanasia. Ha fatto dichiarazione di fede socialista (e in particolare di adesione alle battaglie di Loris Fortuna) in un’intervista al Corriere della Sera, ha dato man forte al disinteressatissimo milieu di MicroMega intervenendo ieri alla manifestazione anti-governo-Berlusconi, infine appunto è apparso a Che tempo che fa per contestare un disegno di legge che il Parlamento sta discutendo, e che per lui è «barbarie».
Padronissimo di cambiare idea, signor Englaro, ma vuole spiegarci perché ha deciso di non rispettare la consegna del silenzio? Sarebbe nel suo interesse rispondere, visto che c’è chi insinua - come il sottosegretario Eugenia Roccella - che la sua battaglia per Eluana è stata in realtà, fin dall’inizio, una battaglia politica.
Seconda domanda, attesa invano ieri sera. Lei, signor Englaro, per tutta l’intervista si è appellato a due sacri principi: la Costituzione e la Scienza. Ha detto che per la Costituzione ogni cittadino ha diritto di chiedere l’interruzione delle terapie che lo tengono in vita, e che per la Scienza anche l’idratazione e l’alimentazione sono di fatto «terapie». E dunque le chiediamo: se queste sono le sue convinzioni perché ha lasciato sua figlia per quattordici-anni-quattordici alle cure delle suore Misericordine? A quelle suore che furono fondate da un arciprete di Monza, Luigi Talamoni, che volle dare loro il mandato di assistere ogni malato partendo dal presupposto che la vita è sempre e comunque sacra? Lei, signor Englaro, aveva facoltà legale di scegliere dove e come far assistere sua figlia. Della quale era pure, per legge, il tutore. Perché, fra le tante possibilità, ha scelto proprio le suore Misericordine?
So bene, anzi benissimo, che porre queste domande comporta l’arruolamento fra gli sciacalli, fra i «senza misericordia» che non capiscono il dramma personale del signor Englaro. Il papà di Eluana ha avuto dalla vita un tale carico di sofferenza che lo rende automaticamente impermeabile a ogni giudizio e perfino a ogni critica. Però questo non deve diventare un impedimento a ogni domanda che non rientri nel politically correct
Personalmente, non mi stupisco dell'incoerenza di Beppino Englaro. Aveva detto che si sarebbe ritirato in silenzio e invece sta diventando l’alfiere di una battaglia politica? Non lo critico. Anzi, lo capisco. Chi perde un figlio spesso trova, o meglio cerca consolazione in una «battaglia» in nome del figlio. Probabilmente Englaro oggi sta riempiendo un vuoto battendosi per una legge che, dal suo punto di vista, aiuterà chi si trova nelle stesse condizioni in cui si è trovato lui. Ma sarà possibile dire che qualcuno lo sta usando come cavallo di Troia? Sarà ammesso dire quello che non si può dire, e cioè che Eluana Englaro è stata considerata non come una persona, ma come un simbolo per una battaglia ideologica? Non lo diciamo noi, lo ha scritto il professor Maurizio Mori (che ci verrebbe da chiamare Memento Mori) in un libro in cui paragona Eluana a una «nuova Porta Pia» per spazzare via il senso del sacro dalla vita. Libro prefato da Beppino Englaro.
Il papà di Eluana ieri sera da Fazio è stato come lo abbiamo sempre visto. Un uomo segnato dal dolore, e come tale impossibilitato al minimo sorriso. Non tutti coloro che hanno figli in coma hanno fatto le sue stesse scelte: ma nessuno ha il diritto di contestarlo né di spiegargli come ci si comporta in questi casi. È una vicenda terribile, ed è vero che più la scienza è in grado di allungare la vita, più dobbiamo interrogarci su qual è il confine tra dovere di cura e accanimento terapeutico. Però una cosa ha fatto impressione, anzi ha fatto un po’ schifo, nella trasmissione di ieri. Ed è il marchio di infamia che è stato appiccicato a tutti coloro che avevano opinioni diverse da quelle dei fautori dell’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione. Fazio ha parlato di «violenza inusuale e primordiale», poi di «orribili eccessi di insulti», infine ha citato le parole di Saviano, secondo il quale il Paese deve «chiedere scusa a Beppino Englaro». Ma sì, ci sono stati eccessi. Chi ha dato dell’assassino o del boia a Englaro è indifendibile. Ma vogliamo dire che tra gli «orribili eccessi» c’è anche il dare dei «barbari» a chi la pensa diversamente? E soprattutto il dire che «sono imperdonabili» le suore che per quattordici anni hanno curato Eluana, l’hanno lavata, alimentata, pettinata, massaggiata affinché non le venissero le piaghe? Englaro da Fazio ci ha confermato ieri sera una cosa. Che quell’uomo ha vissuto un dramma tremendo e non è giudicabile. Ma che c’è anche altro che si muove intorno a lui.


BIOETICA: BEPPINO ENGLARO, ITALIANI NON SI FARANNO IMPORRE LEGGE CHE E' UNA BARBARIE

Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - "Gli italiani non si lasceranno imporre una legge che e' una barbarie". Il padre di Eluana Englaro, Beppino, da' questa chiave di lettura alla manifestazione organizzata in piazza Farnese, a Roma contro la legge sul testamento biologico in discussione al Senato. Intervenendo in collegamento telefonico, il padre della ragazza morta due settimane fa dopo 17 anni in coma vegetativo, afferma: "Se non ci saranno altre strade, ben venga il referendum per abrogare una legge che e' barbarie, che impone condizioni di vita contrarie alla vita umana stessa".

Applausi dalla piazza a Beppino Englaro che si dice convinto del fatto che "gli italiani si batteranno contro una legge del genere". Da parte sua ribadisce che la battaglia da lui condotta per 17 anni sara' un "patrimonio che deve essere messo al servizio della societa' italiana. Sono convinto che lo sara' se no non avrei fatto tutto questo". Infine conclude: "Le battaglie di liberta' hanno il loro prezzo e le dobbiamo portare fino in fondo".

Piazza Farnese a tre ore dall'inizio della manifestazione e' completamente piena. "Ci hanno negato piazza Navona -dice Paolo Flores d'Arcais, il direttore di Micromega tra gli organizzatori della manifestazione- ma qui c'e' un mare di cittadini per dire no a chi vuole togliere il diritto di scelta". Anche l'ex girotondino Pancho Pardi bolla la legge in discussione al Senato come "crudele e ipocrita. E pensare -afferma- che questa legge si chiamava testo unificato. Ma 'de' che'? Direbbe un romano. Il testo unificato in realta' e' un testo che unifica le finte varieta' del loro progetto. Cari cittadini, noi siamo il partito della vita e lotteremo per essa".


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La storia di Eluana
ono ormai dieci anni che Eluana "dorme": da quel mattino di gennaio, quando la ragazza viene ricoverata a Lecco in coma profondo per un gravissimo trauma cranico riportato nell'incidente. Come se non bastasse, la frattura della seconda vertebra cervicale la condanna quasi sicuramente alla paralisi totale. Ma sul momento la cosa più urgente, per i medici, è strappare la ragazza dalla morte. Per questo motivo viene intubata e le vengono somministrati i primi farmaci. I due rianimatori fanno capire chiaramente ai genitori che in questi casi non resta che attendere il decorso delle successive 48 ore, per vedere come reagisce Eluana.
Niente, la ragazza continua a vegetare. Dimessa dalla rianimazione nell'aprile 1992, viene portata in un altro reparto dell'ospedale di Lecco, dove è sottoposta a una serie di stimoli, nella speranza di un sempre più improbabile "risveglio". Intanto il padre, consigliato dal primario del reparto di rianimazione Riccardo Massei, chiede un consulto a vari specialisti. Ma il verdetto è sempre lo stesso: bisogna aspettare. Il lavoro che stanno facendo all'ospedale di Sondrio - dove Eluana viene trasferita nel giugno 1992 - è ineccepibile. Poi la solita frase: "La speranza è l'ultima a morire".
In realtà la speranza si riduce ben presto a zero. Infatti dopo dodici mesi è possibile fare una diagnosi definitiva e sicura di stato vegetativo permanente, ossia irreversibile. La regione superiore del cervello (corteccia), compromessa come nel caso di Eluana da un trauma oppure da un'emorragia, va incontro a una degenerazione definitiva. E con essa tutte le funzioni di cui è responsabile: dall'intelletto agli affetti, e più in generale alla coscienza.
Il limite dei dodici mesi è dato per assodato a livello internazionale. Tanto che, passato quel periodo, la British Medical Association e la American Academy of Neurology sostengono la legittimità di sospendere nutrizione e idratazione artificiale. Ma non in Italia, dove la maggior parte dei medici non si azzarda ancora a dire chiaramente che tenere in vita più a lungo questi pazienti possa essere definito accanimento terapeutico.
Ed ecco come vive ancora oggi Eluana: i suoi occhi si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma non ti vedono. Le labbra sono scosse da un tremore continuo, gli arti tesi in uno spasimo e i piedi in posizione equina. Una cannula dal naso le porta il nutrimento allo stomaco. Ogni mattina gli infermieri le lavano il viso e il corpo con spugnature. Un clistere le libera l'intestino. Ogni due ore la girano nel letto. Una volta al giorno la mettono su una sedia con schienale ribaltabile, stando attenti che non cada in avanti. Poi di nuovo a letto.
Commenta Carlo Alberto Defanti, primario del reparto di neurologia dell'ospedale Niguarda di Milano, che ha visitato Eluana alcuni anni fa: "Malgrado non soffra direttamente per il suo stato, dovrebbe essere chiaro a tutti che la sua condizione è priva di dignità. Di lei rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, totalmente nelle mani del personale che la assiste. La sua condizione è penosa per coloro che la assistono e che hanno ormai perduto da tempo la speranza di un risveglio e per i suoi genitori, che hanno perso una figlia ma non possono elaborarne compiutamente il lutto".
La macchina legale si mette in moto tra il '96 e il '97. Defanti, su richiesta del padre, stila una prognosi definitiva: "In considerazione del lunghissimo intervallo trascorso dall'evento traumatico, si può formulare una prognosi negativa quanto a un recupero della vita cognitiva". La corteccia cerebrale di Eluana è sconnessa dal resto del cervello. Per sempre.
Il consulto del neurologo compare, insieme ad altri documenti, nel procedimento di interdizione di Eluana da parte del padre, che nel 1997 ne diventa tutore. E' Maria Cristina Morelli, un brillante avvocato milanese, a utilizzare la figura del tutore dell'interdetto (che di solito si occupa solo di quattrini) per consentire a una persona incapace di esprimere la propria volontà attraverso un rappresentante.
E la sentenza della Corte d'Appello di Milano del dicembre 1999, anche se drammaticamente rigetta la richiesta di rifiuto delle cure con motivazioni da molti giudicate deboli, non solleva obiezioni su questo punto. "E' un passo importante della giurisprudenza" commenta la Morelli "perché si ammette che anche persone nello stato di Eluana possano esercitare il diritto di dare o negare il consenso informato alle cure attraverso un rappresentante. Con tutte le garanzie e i controlli che la legge prevede rispetto alla figura del tutore dell'interdetto. Mi sembra un buon inizio per colmare la disuguaglianza tra chi, maggiorenne e nel pieno delle facoltà mentali, può esercitare la sua libertà di scelta fino al punto di rifiutare cure che gli salverebbero la vita, e chi invece non può perché in condizioni d'inconscienza".
Per rendere meno labile questo diritto degli "incapaci" è allo studio del Parlamento anche una proposta di legge, ispirata dalla Consulta di bioetica di Milano, sulle Direttive anticipate. "Se la legge passasse" spiega il giudice Amedeo Santosuosso, tra i magistrati più competenti in materia bioetica, "basterebbe avere nel portafoglio, o depositato presso il proprio medico, un foglio in cui si possono esprimere le proprie preferenze su come si desidera essere trattati dai medici in caso di perdita di coscienza. A dire il vero, anche se in Italia questa sorta di "testamento di vita" (Living Will) non è ancora un documento espressamente previsto per legge, una volontà documentata può essere riconosciuta valida in un procedimento giudiziario. E non è detto che il dissenso a essere sottoposti a un trattamento debba essere messo per iscritto. Certo un documento scritto rende tutto più evidente, ma per la legge la volontà può essere anche verbale. A questo punto un tutore, sia esso il padre o un'altra persona, ne può curare l'esecuzione".
Sconfitta nelle aule giudiziarie, la lunga battaglia del padre di Eluana non è quindi stata inutile. Certo, questa bella ragazza di 30 anni, beffata da un incidente stradale, è condannata per chissà quanto tempo ancora a sopravvivere a se stessa. Ma Beppino Englaro si è sempre rifiutato di risolvere la faccenda all'italiana. In tutti questi anni c'è stato infatti chi gli ha suggerito di portarsi la figlia a casa e di accelerare la fine "dimenticandosi" di darle le vitamine e la soluzione nutritiva che la tiene in vita. "Il risultato di questa intransigenza è che ora si comincia a parlare di soluzioni di legge per rispettare i diritti e le volontà di queste persone" conclude la Morelli. "Dobbiamo ringraziare Beppino Englaro che ha messo a disposizione la sua tragedia per difendere i diritti e la dignità non solo di sua figlia, ma di tutti".

Luca Carra


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view post Posted on 27/2/2009, 11:26

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venerdì 27 febbraio 2009 10.59.45

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Beppino Englaro indagato per omicidio volontario con altri 13
La Procura di Udine apre un fascicolo sulla morte di Eluana
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APCOM
Udine, 27 feb. (Apcom) - Il caso Eluana Englaro non conosce battute d'arresto. Da un articolo pubblicato oggi da 'Il Messaggero Veneto', quotidiano udinese, si apprende che la Procura di Udine ha aperto un fascicolo ipotizzando l'accusa di omicidio volontario aggravato per 14 persone che sono state tutte iscritte nel registro degli indagati.
Si tratta di Beppino Englaro, padre di Eluana il primario anestesista Amato De Monte e tutti gli infermieri che hanno seguito Eluana durante il suo ricovero alla casa di riposo La Quiete di Udine.
Il fascicolo nato come atti non costituenti notizia di reato, perciò senza indagati, è stato iscritto con l'ipotesi dell'omicidio volontario aggravato e la rosa degli indagati è individuata nelle persone che hanno voluto, disposto e messo in pratica il protocollo per 'accompagnare' Eluana Englaro verso la morte.
Così, oltre a Beppino Englaro e al primario anestesista Amato De Monte, sono stati iscritti nel registro degli indagati gli altri componenti l'équipe. Nessuno di questi - si legge ancora nell'articolo - è stato finora raggiunto da informazioni di garanzia perché al momento per l'inchiesta non si sono resi necessari atti 'esterni' che comportassero le garanzie difensive.
Bnz Fonte
 
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view post Posted on 8/3/2009, 23:38

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Eluana Englaro, tutte le tappe della vicenda



18 gen 1992 - Dopo un incidente d’auto, Eluana, 20 anni, cade in uno stato vegetativo permanente. Ricoverata a Lecco, è alimentata con un sondino. La ragazza respira autonomamente pur senza coscienza, a causa della corteccia cerebrale necrotizzata.
1993 - Dopo un anno, la regione superiore del cervello di Eluana è andata incontro a una degenerazione definitiva. I medici non lasciano alcuna speranza di ripresa.
1994 - Eluana entra nella casa di cura di Lecco “Beato L.Talamoni”, delle suore misericordine. Deve essere alimentata con un sondino nasogastrico e idratata. Le suore l’assistono con amore. Ogni giorno sistemano Eluana su una sedia a rotelle e la portano a fare un giro nel giardino.
1999 - Beppino Englaro chiede al tribunale di Lecco di poter rifiutare l’alimentazione artificiale della figlia. Ma i giudici dicono no.
2000 - Beppino si rivolge anche al presidente Ciampi, e dice che Eluana aveva detto che non avrebbe mai accettato di vivere in quelle condizioni.
2003 - Viene ripresentata la richiesta di lasciar morire Eluana, ma tribunale e Corte d’Appello la respingono. E così accadrà ancora nel 2006.
2005 - Il 20 aprile la Cassazione avalla la decisione dei giudici milanesi presa nel 203, ma apre uno spiraglio alla richiesta del padre, ritenendo che la stessa non poteva essere accolta perché, tra l’altro, mancavano “specifiche risultanze” sulle reali volontà della ragazza.
2007 - 16 ott la Cassazione rinvia di nuovo la decisione alla Corte d’Appello di Milano, sostenendo che il giudice può autorizzare l’interruzione in presenza di due circostanze concorrenti: lo stato vegetativo irreversibile del paziente e l’accertamento che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento.
9 lug 2008 - la Corte d’appello di Milano riesamina la vicenda e autorizza la sospensione dell’alimentazione.
10 lug - Il quotidiano Avvenire parla di “pena di morte”, di una “mostruosità”, riferendosi alla sentenza di Milano, di fronte alla quale “non ci si può rassegnare all’inchino”.
14 lug - Giuliano Ferrara, direttore de il Foglio, promuove, assieme al Movimento per la Vita, l’iniziativa di deporre sul sagrato del duomo di Milano bottiglie di acqua per protestare contro una sentenza che condanna Eluana a morire di fame e di sete. Bottiglie d’acqua anche davanti al Campidoglio, a Roma.
16 lug - Camera e Senato sollevano un conflitto di attribuzione contro la Cassazione, il caso finisce in Corte Costituzionale. E scoppiano le polemiche. Il comitato “Scienza e Vita” lancia un appello contro la sospensione delle cure, cui aderiscono parlamentari e cittadini, Famiglia Cristiana, 25 neurologi, il quotidiano Avvenire. Intervengono anche le suore che si occupano della donna.
3 set - la famiglia chiede alla Regione Lombardia di indicare una struttura dove eseguire quanto stabilito dalla Corte d’appello, cioé interrompere definitivamente l’alimentazione artificiale e l’idratazione. Ma la Regione dice no.
8 ott - La Corte Costituzionale dà ragione a Cassazione e Corte d’Appello (che avevano stabilito le condizioni per l’interruzione dell’alimentazione).
11 ott - Le condizioni di Eluana si aggravano a causa di un’emorragia interna.
13 ott - Il prof. Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e gà ministro della salute, dice che “come persona Eluana è morta 16 anni fa”.
10 nov - Il sottosegretario alla sanità Eugenia Roccella, già leader del comitato Scienza e Vita, lancia un appello alla Cassazione: “ci ripensi, perché sarebbe la prima volta in Italia che qualcuno muore, tra l’altro di fame e di sete e con un’agonia di almeno 15 giorni, per effetto di una sentenza”.
11 nov - Il card. Javier Lopez Barragan, dichiara che sospendere l’idratazione e l’alimentazione in un paziente in stato vegetativo è “una mostruosità disumana e un assassinio”. Secondo gli avvocati della famiglia Englaro, secondo i quali invece “è ora che Eluana venga lasciata morire come chiede suo padre da 16 anni”.

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