"La morte è un passaggio"

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view post Posted on 15/6/2009, 19:26

ottimo

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Si racconta che in alcune vecchie case si sentono strani rumori. Alcuni dicono che figure appaiono tra le feritoie e i merli di qualche castello.
Sono forse ombre e giochi di luce creati dalla luna, ma forse è qualcos’altro. Anzi, molti sono convinti che in alcuni posti, gli spiriti degli antichi abitatori ogni tanto ritornino a manifestare la loro presenza.

“La morte è un passaggio” si dice. “L’anima, in altri luoghi, in altre dimensioni, prosegue la sua strada e può far ancora capolino a ricalcare le vecchie sembianze”.

Sono allora fantasmi quelli che si vedono? …forse. O, forse, vestiti ormai sgualciti di una personalità che è ben oltre ciò che appare.

L’uomo ha sempre cercato il colloquio con questa dimensione sconosciuta, ma solo da poco più di un secolo, e precisamente nel 1846, in un paesino vicino a New York (Hydesville), è successo qualcosa tale da smuovere ricercatori e studiosi nel sondare fenomeni e fatti che stavano diventando qualcosa di più che semplici ombre e giochi di luce.

In quell’anno, in casa della famiglia Fox, si verificarono strani fenomeni (raps), come colpi battuti sulle pareti da agenti invisibili.
Due bambine, Margaret e Kate Fox, dopo i primi attimi di smarrimento, iniziarono a “conversare” con queste presenze mediante un alfabeto convenzionale in cui ad ogni colpo corrispondeva una lettera alfabetica.
Successivamente, i colpi battuti sul muro, furono “indirizzati” su un tavolino a tre gambe che permetteva un migliore approccio con le entità comunicanti.

Era nato, così, lo Spiritismo che ancora oggi, con tecniche sempre più sofisticate è il mezzo, il ponte che congiunge due mondi.

La morte è, dunque, veramente vinta? Le voci e i messaggi, gioiosamente e ripetutamente affermano che la morte non esiste, che la vita prosegue più bella e serena come mai nessuno poteva immaginare.

Dalle sorelle Fox ai nostri giorni, centinaia sono stati i ricercatori che studiarono le tecniche adatte ad allargare sempre di più quella fessura che si era creata fra le due dimensioni.
Molte furono le persone che si rivelarono adatte ad essere “tramiti” (medium) di queste forze ancora sconosciute o di quei messaggi che, comunque, invitavano a insistere e incoraggiavano a rompere il pregiudizio dei sapienti di allora.

Una di queste figure fu il francese Hypolyte Lèon Denizard Rivail, (1804-1869) che assume lo pseudonimo di Allan Kardec in seguito a comunicazioni spiritiche secondo le quali avrebbe avuto questo nome in una sua precedente incarnazione nella persona di un suo antenato materno, che era bretone.
Mediante la medium professionista Cèline Japhet, pseudonimo di Cèline Bequet, ebbe comunicazioni che furono la base della sua prima opera Il Libro degli Spiriti, fondamentale per lo spiritismo francese.
Le sue teorie furono divulgate in Inghilterra da Anna Blackwell, ed ebbero particolare diffusione in Brasile, dove lo spiritismo kardecchiano è divenuto quasi una religione nazionale e, nel 1957, primo centenario dell'organizzazione dello spiritismo nel paese, furono emessi cinque milioni di marche da bollo con il suo ritratto.

Allan Kardec codificò lo spiritismo come credenza di tipo religioso e lo diffuse in tutto il mondo basandolo su alcuni principi dottrinali che si possono riassumere in tre punti:

1) Esistenza di Dio, causa suprema di ogni cosa, principio astratto senza carattere antropomorfo, eterno, infinito, assoluto.
2) Esistenza dell’anima o spirito, composta da due principi: uno spirito indistruttibile e perfettibile e un corpo fluidico semi-materiale (Perispirito) che lega lo spirito al corpo fisico durante la vita terrena e per mezzo del quale avvengono molti fenomeni paranormali e le comunicazioni fra gli incarnati e i disincarnati.
3) Principio delle reincarnazioni successive per cui gli spiriti, finchè non hanno raggiunto un alto grado di perfezione, tornano a incarnarsi in nuovi individui allo scopo di ulteriori prove ed esperienze.

Nel tempo si susseguirono altri studiosi e sperimentatori come Giulio Cogni, Gastone de Boni, Ugo Dettore ecc. che aiutarono a inquadrare e sviluppare le idee di Kardec e mettere in luce tutte le problematiche insite nello studio delle comunicazioni medianiche.

Le stesse problematiche le troviamo oggi che ci vedono, dubbiosi e titubanti, affrontare un mondo sconosciuto pieno di promesse ma anche di insidie derivate da fanatismi, ingenuità e scarsa conoscenza di quel meccanismo meraviglioso che è la mente umana.
Con quali forze, con quali intelligenze, con quali personalità noi dialoghiamo in una comunicazione medianica?

Gli animisti rispondono che é con l'inconscio, e adducono la telepatia o il serbatoio cosmico per spiegare il fenomeno.
Gli spiritisti tradizionali affermano invece che si tratta si "spiriti", cioé di personalità sopravvissute alla morte del corpo fisico.

Sono due affermazioni apparentemente contrastanti, che hanno, tuttavia, delle argomentazioni entrambe valide per consolidarsi nelle rispettive posizioni.
Hanno però anche delle grosse lacune, che possono essere colmate solo con una compenetrazione delle due teorie, ammettendo, sì, di poter dialogare con personalità disincarnate, ma che questo colloquio avviene attraverso un mezzo che é umano, incarnato, e con un suo bagaglio di conoscenze e pregiudizi da cui non si può prescindere, e quindi che il colloquio può essere più o meno "puro", cioé che l'affermazione o il concetto, espresso dallo spirito, deve passare attraverso l'inconscio del medium, e da questo può essere più o meno arricchito, distorto, se non quando, addirittura, completamente bloccato e sostituito.

Arriviamo a comprendere, a questo punto, quanto sia difficile mantenersi sereni ed equilibrati in questo tipo di studi e di quanta strada abbiamo ancora da fare per raggiungere una situazione in cui i messaggi medianici possano essere considerati possibili e accettati come risposta alla grande domanda:
“Esiste qualcosa dopo la morte?”


Umberto77


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