Pablo Neruda

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view post Posted on 15/6/2009, 19:48

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Pablo Neruda



Pablo Neruda è lo pseudonimo che Neftalì Ricardo Reyes scelse in onore del poeta cecoslovacco Jan Neruda (1834-1891)cantore della povera gente. Egli nacque a Parral nel 1904, da famiglia modesta che trascorse l'infanzia scontrosa nel piovoso, malinconico e selvaggio sud del Cile; frequentò le scuole fino al liceo nella cittadina di Temuco e poi l'Università a Santiago.
Dal 1926 al 43 girò il mondo come rappresentante diplomatico del suo paese, nel'36-37 visse l'esperienza della guerra civile spagnola non soltanto da spettatore interessato. L'incontro o meglio la scoperta della Spagna fu per Pablo Neruda un fatto di estrema importanza. Come scrisse su di lui Dario Puccini: "Uno di quei salti dialettici grazie ai quali la storia esterna diviene storia personale, la vita degli altri vita propria, il dolore del mondo sentimento radicato" .Neruda, favorito dalle circostanze, mise un pur lieve scompiglio nella letteratura spagnola facendosi paladino della "poesia impura" opponendosi alla linea purista di Juan Ramon Ramirez. Allora la sua influenza non fu preponderante ma si fece sentire più tardi e ancora perdura in qualche modo presso le generazioni intermedie e recenti.
Dopo aver subito il fascino dell'incontro con la poesia spagnola, il poeta cileno venne travolto nell'appassionata vicenda della guerra civile: prese subito posizione a favore della Repubblica aggredita; fu scosso dalla tremenda fucilazione di Lorca e con Cesar Vallejo, un poeta peruviano, fondò il Gruppo ispano-americano d'aiuto alla Spagna. La guerra civile determinò un mutamento profondo nell'animo, nelle convinzioni, nella cultura, nella poesia del poeta. La sua fu una vera e propria conversione al prossimo e la sua poesia divenne quella dell'uomo con gli uomini cioè una poesia sociale e di lotta politica, di adesione e di repulsione rispetto al prossimo, di sostegno e di esacrazione, di speranza e di rabbia: d'azione"
E quando cessata la guerra civile e sconfitte le armi repubblicane tanti spagnoli furono costretti all'esilio o morirono fucilati o in carcere quel "legame materno" con la Spagna si fece per Pablo drammatico e fu come una goccia di sangue che rimase indelebile. Se uno dei sentimenti più forti dell'anima moderna è quello di un continuo e cocente esilio di una imprecisata perdita esistenziale, la Spagna è stata per Neruda quella perdita, quell'esilio:Un vuoto angoscioso e accorato che si ripercuote nel suo virile grido di poeta dal lontano '39 a oggi
Nel 1944 tornato in Cile s'iscrisse al partito comunista cileno e venne eletto senatore.
Dal '48 al 52 fu perseguitato e costretto all'esilio per la sua presa di posizione contro il neodittatore Gonzalez Videla; così tornò a viaggiare per il mondo.Nel 1971 guadagna il premio nobel per la letteratura, nel 1973 torna in Cile e in quello stesso anno muore a Santiago subito dopo il colpo di Stato del generale Pinochet.


Edited by birillino8 - 15/6/2009, 22:11
 
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view post Posted on 15/6/2009, 21:08

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Oda a la flor azul

Camminando verso il mare
sulla prateria
- oggi è novembre -,
tutto è ormai nato,
tutto ha statura,
ondulazione, fragranza.
Erba dopo erba
intenderò la terra,
a passo a passo,
fino alla linea folle
dell'oceano.
All'improvviso un'onda
d'aria agita e increspa
l'orzo selvatico:
salta
il volo di un uccello
dai miei piedi, il campo
pieno di fili d'oro,
di petali ignorati,
luccica brusco come rosa verde,
si aggroviglia in ortiche che rivelano
il nemico comune,
agili steli, rovi
punteggiati,
differenza infinita
di ogni vegetale che mi saluta
a volte con un rapido
scintillare di spine
e con la pulsazione del suo odore
fresco, fine ed amaro.
Camminando verso le schiume
del Pacifico
a passo lento sopra l'erba bassa
della primavera nascosta,
sembra
- prima che la terra abbia il suo limite,
a cento metri dal più grande oceano -
che tutto sia delirio,
germinazione e canto.
Le minuscole erbe
son coronate d'oro,
raggi violetti vennero
dalle piante arenose
e ad ogni piccola foglia ignorata
giunse un segnale di luna o di fuoco.
Vicino al mare, camminando,
nel mese di novembre,
tra i pruneti che accolgono
luce, fuoco e sali marini,
ho trovato un fiore azzurro
nato nella compatta prateria.
Da dove, da che abisso
estrai il tuo raggio azzurro?
La tua seta tremante,
sottoterra,
si unisce al mare profondo?
Presi quel fiore tra le mani
e lo guardai come se il mare vivesse
in una sola goccia,
come se nello scontro
della terra e delle acque
un fiore sollevasse
un piccolo stendardo
di fuoco azzurro, di pace irresistibile,
d'indomita purezza.

 
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view post Posted on 15/6/2009, 21:33

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Oda a una mañana del Brasil




Questo è un mattino
del Brasile. Vivo dentro
un violento diamante,
tutta la trasparenza
della terra
si è materializzata
sulla
mia fronte,
si muove appena
la ricamata vegetazione,
il rumoroso cinto
della selva:
ampia è la chiarità, come una nave
del cielo, vittoriosa.

Tutto cresce,
alberi,
acqua,
insetti,
giorno.
Tutto finisce in foglia.
Son convenute
tutte
le cicale,
nate, vissute
e morte
da quando esiste il mondo,
e qui cantano
in un solo raduno
con voce di miele,
di sale,
di segheria,
di violino in delirio.

Le farfalle
ballano
rapidamente
un
ballo
rosso
nero
arancio
verde
azzurro
bianco
granata
giallo
violetto
nell'aria,
sui fiori,
sul nulla,
volanti,
successive
e remote.

Disabitate
terre,
cristallo
verde
del mondo,
in qualche
regione
un ampio fiume
precipita
in piena solitudine,
i sauri guardano
le acque micidiali,
miriadi di esseri lenti
schiacciati
dalla cieca boscaglia
cambiano pianta, acqua,
acquitrino, caverna,
e l'aria è attraversata
da uccelli fiammeggianti.

 
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view post Posted on 15/6/2009, 22:15

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Oda al día inconsecuente




.Argenteo pesce
dalla coda
arancione,
giorno del mare,
ti sei cambiato
a tutte l'ore
il vestito,
la sabbia
era celeste,
azzurra
fu la tua cravatta,
in una nube
i tuoi piedi
erano schiuma
e poi
totale
fu il volo verde
della pioggia
tra i pini:
una raffica d'acciaio
spazzò
le speranze
dell'Ovest,
l'ultima o la prima
rondinella
brillo bianca ed azzurra
come un revolver,
come orologio notturno
il cielo non
conservò che una lancetta
di platino,
turgido e nero il mare
coprì il suo cuore
di velluto
mostrando all'improvviso
il niveo anello
o l'increspata
rosa del suo radioso delirio.
Tutto ciò
io guardai
inquietamente fisso
dalla mia finestra,
cambiandomi le scarpe
per andare sulla sabbia
piena d'oro
o sprofondare nel fradicio, tra le foglie
dell'eucalipto rosso,
curve come pugnali di Corinto,
e non riuscii
a capire
se l'arcobaleno
che come bandiera messicana
si era elevato, verso Cartagena,
era annuncio
di dolce lune
o torre di tenebre.
Un frammento
di nuvola
come avanzo volante
di camicia
girava
sull'ultima soglia
del pànico celeste.
Il giorno
tremò da parte a parte,
un lampo
guizzò come un ramarro
tra le vestiture
della selva
e di colpo cadde tutta la rugiada
e si perse nella polvere
il diadema selvaggio.
Tra nuvole e terra
d'improvviso
il sole
depositò il suo uovo sodo,
bianco, liscio, ostinato,
e un gallo verde
e alto
come un pino
cantò, cantò
quasi sgranasse
tutto il mais del mondo:
un fiume,
un fiume biondo
entrò dalle finestre
più buie
e non la notte, non il tempestoso
chiarore indeciso
si stabilì sulla terra,
ma semplicemente
un giorno ancora,
un giorno.



 
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view post Posted on 15/6/2009, 22:41

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POSSO SCRIVERE I VERSI PIU' TRISTI STANOTTE (LEI NON E' CON ME)


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.


Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.


Il vento della notte gira nel cielo e canta.


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .


Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.


Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.


Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.


Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.


E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.


Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.


La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.


Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.


D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.


Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.


Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.


Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.


 
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view post Posted on 15/6/2009, 22:59

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Perchè tu possa ascoltarmi



Perchè tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.
Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.



 
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view post Posted on 16/6/2009, 12:46

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Corpo di donna...

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d'abbandono.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.

Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli uccelli
e in me la notte entrava con la sua invasione possente.
Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma,
come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.

Ma cade l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del petto! Ah gli occhi dell'assenza!
Ah la rosa del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo di donna mia, persisterò nella tua grazia.
La mia sete, la mia ansia senza limite, la mia strada indecisa!
Oscuri fiumi dove la sete eterna continua,
e la fatica continua, e il dolore infinito.

 
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view post Posted on 16/6/2009, 13:32

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Qui ti amo...

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei cosi distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.


 
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view post Posted on 16/6/2009, 20:15

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La canzone disperata

Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

Abbandonato come i moli all'alba.
È l'ora di partire, oh abbandonato!

Sul mio cuore piovono fredde corolle.
Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

Feci retrocedere la muraglia d'ombra, andai oltre il desiderio e l'atto.
Oh carne, carne mia, donna che amai e persi, te, in quest'ora umida, evoco e canto.

Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Erano il dolore e le rovine, e tu fosti il miracolo.

Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

Oh la copula pazza di speranza e di vigore
in cui ci annodammo e ci disperammo.

E la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
E la parola appena incominciata sulle labbra.

Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
e in esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

È l'ora di partire, la dura e fredda ora
che la notte lega ad ogni orario.

Il cinturone rumoroso del mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

Abbandonato come i moli nell'alba.
Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

È l'ora di partire. Oh abbandonato!

 
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view post Posted on 16/6/2009, 21:09

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Come una marea...

È come una marea, quando lei fissa su me
i suoi occhi neri,
quando sento il suo corpo di creta bianca e mobile
tendersi e palpitare presso il mio,
è come una marea, quando lei è al mio fianco.

Disteso davanti ai mari del Sud ho visto
arrotolarsi le acque ed espandersi
incontenibilmente
fatalmente
nelle mattine e nei tramonti.

Acqua delle risacche sulle vecchie orme,
sulle vecchie tracce, sulle vecchie cose,
acqua delle risacche che dalle stelle
s'apre come una rosa immensa,
acqua che va avanzando sulle spiagge come
una mano ardita sotto una veste,
acqua che s'inoltra in mezzo alle scogliere,
acqua che s'infrange sulle rocce,
e come gli assassini silenziosa,
acqua implacabile come i vendicatori
acqua delle notti sinistre
sotto i moli come una vena spezzata,
o come il cuore del mare
in una irradiazione tremante e mostruosa

È qualcosa che dentro mi trasporta e mi cresce
immensamente vicino, quando lei è al mio fianco,
e come una marea che s'infrange nei suoi occhi
e che bacia la sua bocca, i suoi seni, le mani.

Tenerezza di dolore e dolore d'impossibile,
ala dei terribili
che si muove nella notte della mia carne e della sua
come un'acuminata forza di frecce nel cielo.

Qualcosa d'immensa fuga,
che non se ne va, che graffia dentro,
qualcosa che nelle parole scava pozzi tremendi,
qualcosa che, contro tutto s'infrange, contro tutto,
come i prigionieri contro le celle!

Lei, scolpita nel cuore della notte,
dall'inquietudine dei miei occhi allucinati,
lei, incisa nei legni del bosco
dai coltelli delle mie mani,
lei, il suo piacere unito al mio,
lei, gli occhi suoi neri,
lei, il suo cuore, farfalla insanguinata
che con le due antenne d'istinto m'ha toccato!

Non sta in questo stretto altopiano della mia vita!
È come un vento scatenato!

Se le mie parole trapassano appena come aghi
dovrebbero straziare come spade o come aratri!

È come una marea che mi trascina e mi piega,
è come una marea, quando lei è al mio fianco!




 
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view post Posted on 16/6/2009, 21:47

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Sento la tua tenerezza...

Sento la tua tenerezza avvicinarsi alla mia terra,
spiare lo sguardo dei miei occhi, fuggire,
la vedo interrompersi, per seguirmi fino all'ora
del mio silenzio assorto, della mia ansia di te.
Ecco la tua tenerezza d'occhi dolci che attendono.
Ecco la tua bocca, parola mai pronunciata.
Sento che mi sale il muschio della tua pena
e mi cresce tentoni nell'anima infinita.

Questo era l'abbandono, e lo sapevi,
era la guerra oscura del cuore e tutto,
era il lamento sprezzato di angosce commosse,
e l'ebbrezza, e il desiderio, e il lasciarsi andare,
ed era questo la mia vita
era questo che l'acqua dei tuoi occhi portava,
era questo che stava nel cavo delle tue mani.

Ah, farfalla mia e voce di colomba,
ah coppa, ah ruscello, ah mia compagna!
Il mio richiamo ti raggiunse, dimmi, ti raggiungeva
nelle ampie notti di gelide stelle
ora, nell'autunno, nella danza gialla
dei venti affamati e delle foglie cadute!

Dimmi, ti giungeva,
ululando o come, o singhiozzando,
nell'ora del sangue fermentato
quando la terra cresce e vibra palpitando
sotto il sole che la riga con le sue code d'ambra?
Dimmi, m'hai sentito
arrampicarmi fino alla tua forma per tutti i silenzi,
per tutte le parole?

Mi son sentito crescere. Mai ho saputo verso dove.
Al di là di te. Lo capisci, sorella?
Il frutto s'allontana quando arrivan le mie mani
e rotolano le stelle prima del mio sguardo.

Sento che sono l'ago di una freccia infinita,
che penetra lontano, mai penetrerà,
treno di umidi dolori in fuga verso l'eterno,
gocciolando in ogni terra singhiozzi e domande.

Ma eccola, la tua forma familiare, ciò ch'è mio,
il tuo, ciò ch'è mio, ciò ch'è tuo e m'inonda,
eccola che mi empie le membra di abbandono,
eccola, la tua tenerezza,
che s'attorce alle stesse radici,
che matura nella stessa carovana di frutta,
ed esce dalla tua anima spezzata sotto le mie dita
come il liquore del vino dal centro dell'uva.



 
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view post Posted on 16/6/2009, 22:27

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Chi muore (Ode alla vita)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia, chi non rischia
e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce
il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza per l'incertezza,
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica,

chi non trova la grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce .

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivi
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una splendida felicità.

 
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view post Posted on 18/9/2009, 07:20

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Ape bianca ronzi


Ape bianca, ebbra di miele, ronzi nella mia anima

e ti torci in lente spirali di fumo.


Sono il disperato, la parola senza eco,

quello che ha perduto tutto, quello che tutto aveva.


Mio ultimo ormeggio, in te cigola la mia ultima ansia.

Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.


Ah silenziosa!


Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte.

Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.


Hai occhi profondi dove batte le ali la notte.

Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.


I tuoi seni sembrano conchiglie bianche.

Si è addormentata sul tuo ventre una farfalla d'ombra.


Ah silenziosa!


Ecco qui la solitudine del luogo ove non sei.

Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.


L'acqua cammina scalza per le strade bagnate.

Da quell'albero si lamentano, come malati, le foglie.


Ape bianca, assente, ancora ronzi nella mia anima.

Rivivi nel tempo, snella e silenziosa.


Ah silenziosa!

 
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view post Posted on 18/9/2009, 12:06

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Corpo di donna


Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un'arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.

 
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