Charles Baudelaire

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view post Posted on 15/6/2009, 21:24

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Charles Baudelaire



Charles Baudelaire nasce il 9 aprile del 1821 a Parigi, in una casa del Quartiere Lartino, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays.

La madre, in seguito alla morte prematura del marito, sposa un aitante tenente colonnello, il quale, a causa della proprio freddezza e rigidità (nonché del perbenismo borghese di cui era intriso), si guadagnerà l'odio del figliastro. Nel nodo doloroso dei rapporti con la famiglia e, in primo luogo, con la madre, si gioca gran parte dell'infelicità e del disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita. Dopotutto, come fra l'altro testimonia l'intenso epistolario rimasto, egli chiederà sempre aiuto e amore alla madre, quell'amore che crederà mai ricambiati, perlomeno rispetto all'intensità della domanda.

Nel 1833 entra al Collège Royal per volontà del patrigno. Nel giro di poco tempo, però, la fama di dissoluto e scavezzacollo prende a circolare all'interno del collège fino ad arrivare, inevitabilmente, alle orecchie dell'odiato patrigno il quale, per ripicca, lo obbliga ad imbarcarsi sul Paquebot des Mers du Sud, una nave che faceva rotta nelle Indie.
Questo viaggio ha su Charles un effetto inaspettato: gli fa conoscere altri mondi e culture, lo pone a contatto con gente di tutte le razze, facendogli scoprire una dimensione lontana dalla pesante decadenza mondana e culturale che grava sull'Europa. Da questo, dunque, nasce il suo grande amore per l'esotismo, lo stesso che filtra dalle pagine della sua opera maggiore, i celeberrimi "Fiori del male.
Ad ogni modo, dopo appena dieci mesi interrompe il viaggio per fare ritorno a Parigi, dove, oramai maggiorenne, entra in possesso dell'eredità paterna, che gli permette di vivere per qualche tempo in grande libertà.

Nel 1842, dopo aver conosciuto un grande poeta come Gerard de Nerval, si avvicina soprattutto a Gautier, e gli si affeziona in maniera estrema. La simbiosi tra i due è totale e Charles vedrà nel più anziano collega una sorta di guida morale e artistica. Sul fronte degli amori femminili, invece, dopo aver conosciuto la mulatta Jeanne Duval, si scatena con lei un'intensa e appassionata relazione. Contrariamente a quanto spesso succede agli artisti di quegli anni, il rapporto è solido e dura a lungo. Charles trae linfa vitale da Jeanne: lei è tutrice e amante ma anche musa ispiratrice, non solo per ciò che riguarda l'aspetto "erotico" e amoroso della produzione baudeleriana, ma anche per quel timbro intensamente umano che traspare da molte sue poesie. In seguito, poi, con il sopraggiungere della vecchiaia, sarà amorevole e presente nei momenti tormentosi della paralisi che colpirà il poeta.

Intanto, la vita che Baudelaire conduce a Parigi non è certo all'insegna della parsimonia. Quando la madre, infatti, scopre che ha già speso circa la metà del lascito paterno, consigliata dal secondo marito intraprende una procedura per poter ottenere un curatore a cui venga affidato il compito di amministrare con maggiore accuratezza il resto dell'eredità. Da ora in avanti, Baudelaire sarà costretto a chiedere al proprio tutore persino i soldi per comprarsi i vestiti.

Il 1845 segna il suo esordio come poeta, con la pubblicazione di "A una signora creola", mentre, per vivere, è costretto a collaborare a riviste e giornali con articoli e saggi che furono poi raccolti in due libri postumi, "L'Arte romantica" e "Curiosità estetiche".

Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari di Parigi mentre, nel 1857, pubblica presso l'editore Poulet-Malassis i già citati "I fiori del male", raccolta che comprende un centinaio di poesie.
La rivelazione di questo capolavoro assoluto sconcerta il pubblico del tempo. Il libro viene indubbiamente notato e fa parlare di sè, ma più che di successo letterario vero e proprio, forse sarebbe più giusto parlare di scandalo e di curiosità morbosa. Sull'onda della chiacchera confusa e del pettegolezzo che circonda il testo, il libro viene addirittura processato per immoralità e l'editore si vede costretto a sopprimere sei poesie.

Baudelaire è depresso e la sua mente sconvolta. Nel 1861, tenta il suicidio. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lascia Parigi e si reca a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modifica la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.

Malato, cerca nell'hashish, nell'oppio e nell'alcol il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo ucciderà a soli quarantaquattro anni. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà, sono ispirati i "Paradisi artificiali" editi sempre nell'"annus horribilis" del 1861. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, insieme alla madre e al detestato patrigno. Nel 1949 la Corte di Cassazione francese riabilita la sua memoria e la sua opera.
 
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view post Posted on 15/6/2009, 21:42

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Tristezze della luna

Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,

lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s'estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore

nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente come scheggia d'opale.
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.

 
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view post Posted on 15/6/2009, 22:24

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Armonia della sera

Già s'avvicina l'ora che trepido ogni fiore
come un vaso d'incenso svapora sullo stelo;
solcano effluvi e musiche la sera senza velo;
malinconico valzer, delirante languore!

Ogni fiore svapora trepido sullo stelo;
il violino geme come un afflitto cuore;
malinconico valzer, delirante languore!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo.

Il violino geme come un afflitto cuore,
un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore.

Un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido,
dei bei giorni che furono raccoglie ogni bagliore;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore....
Il tuo ricordo in me brilla come un cimelio.

Charles Baudelaire

 
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view post Posted on 15/6/2009, 23:03

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Spleen


Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte
Una luce diurna più triste della notte;

Quando la terra è trasformata in umida prigione,
Dove come un pipistrello la Speranza
Batte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;

Quando la pioggia distendendo le sue immense strisce
Imita le sbarre di un grande carcere
Ed un popolo muto di infami ragni
Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

Improvvisamente delle campane sbattono con furia
E lanciano verso il cielo un urlo orrendo
Simili a spiriti vaganti senza patria
Che si mettono a gemere ostinati

E lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande
Sfilano lentamente nella mia anima vinta; la Speranza
Piange e l'atroce angoscia dispotica
Pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

Charles Baudelaire





 
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view post Posted on 16/6/2009, 12:49

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Il balcone

Madre delle memorie, amante delle amanti,
fonte d'ogni mia gioia e d'ogni mio dovere,
ricorderai le tenere nostre ebbrezze, davanti
al fuoco, e l'incantesimo di quelle lunghe sere,
madre delle memorie, amante delle amanti!

Le sere accanto al palpito luminoso dei ceppi,
le sere sul balcone, velate d'ombre rosee....
Buono il tuo cuore, e dolce m'era il tuo seno: oh, seppi
dirti, e sapesti dirmi, inobliabili cose,
le sere accanto al palpito luminoso dei ceppi.

Come son belli i soli nelle calde serate,
quanta luce nel cielo, che ali dentro il cuore!
Chino su te sentivo, o amata fra le amate,
alitar del tuo sangue il recondito odore.....
Come son belli i soli nelle calde serate!

Un muro era la notte, invisibile e pieno.
Io pur sapevo al buio le tue pupille scernere,
e bevevo il tuo fiato, dolcissimo veleno,
e i piedi t'assopivo, entro mani fraterne.
Un muro era la notte, invisibile e pieno.

Io so come evocare i minuti felici,
e rivivo il passato, rannicchiato ai tuoi piedi:
è infatti nel tuo mite cuore e nei sensi amici
tutta chiusa la languida bellezza che possiedi.
Io so come evocare i minuti felici...

O promesse, o profumi, o baci senza fine,
riemergerete mai dai vostri avari abissi,
come dal mare, giovani e stillanti, al confine
celeste i soli tornano dopo la lunga eclissi?
- O promesse, o profumi, o baci senza fine!

Charles Baudelaire









 
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view post Posted on 16/6/2009, 13:34

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Confessione


Una volta, una sola, dolce e amabile donna,
al mio braccio il vostro tornito
si appoggiò (sul fondo oscuro dell'anima
quel ricordo non è impallidito);

era tardi; la luna piena si stagliava
come una medaglia nuova lucente
e la solennità notturna scivolava,
come un fiume, su Parigi dormiente.

Lungo le case, nel buio degli androni
gatti passavano furtivamente,
le orecchie tese, o, come care ombre,
ci accompagnavano lentamente.

A un tratto, nell'intimità così libera
schiusasi a quella pallida luce,
da voi, ricco e sonoro strumento, in cui non vibra
che la gaiezza radiosa,

da voi, chiara e festosa come una fanfara
nel mattino scintillante,
un nota querula, una nota dissonante
sfuggì, avanzò vacillando

come una grama, orrida, triste, immonda bambina
che la famiglia avesse lungamente
tenuto, per vergogna, chiusa in qualche cantina
per nasconderla alla gente.

Povero angelo, cantava, quella nota stridula:
<<che quaggiù niente è sicuro,
che sempre, benché si mascheri con cura,
l'egoismo umano si tradisce;

che essere una bella donna è un duro mestiere,
è il lavoro quotidiano
della ballerina gelida e folle, rapita
in un sorriso meccanico;

che costruire sui cuori è tempo perso,
che tutto si sgretola, amore e beltà,
fino a quando l'Oblio li getta nel suo cesto
per restituirli all'Eternità!>>

Ho spesso rievocato quella luna incantata,
quel silenzio e quel languore,
e quell'orribile confidenza sussurrata
al confessionale del cuore.

(Charles Baudelaire)

 
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