Nazim Hikmet

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view post Posted on 16/6/2009, 12:57

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Nazim Hikmet



Nazim Hikmet è uno dei più grandi poeti del ventesimo secolo; le sue opere sono state tradotte in più di cinquanta lingue. Nasce a Salonicco, in Turchia (passata alla Grecia nel 1912), nel 1902; la passione per la poesia la eredita dal nonno e dalla madre; fin dalla tenera età ha occasione di conoscere artisti e poeti, nonché di frequentare circoli letterari.

Pubblica i suoi primi versi alla giovane età di 17 anni. Frequenta l'università a Mosca, attratto dalla Rivoluzione Russa e dalle sue promesse di giustizia sociale; tornato in patria viene arrestato, colpevole di collaborare con una rivista di sinistra. Costretto a rifugiarsi nuovamente a Mosca ha contatti con le avanguardie e, in particolare, con Majakovkij. Solo un'amnistia generale gli permette di tornare in patria nel 1928.

Tra il 1929 e il 1936 pubblica nove libri che rivoluzioneranno il modo di scrivere turco: libera la poesia dalle convenzioni letterarie ottomane introducendo i versi liberi e uno stile colloquiale.

Nel 1938 viene condannato a 28 anni di carcere per la sua opposizione al regime di Kemal Ataturk: le sue poesie, i suoi articoli, i suoi libri sono considerati un incitamento alla rivolta. Sotto accusa, in particolare, "L'epopea di Sherik Bedrettin", dove Hikmet racconta la ribellione contadina del 1500 contro l'impero ottomano. L'analogia è evidente. Questo è l'ultimo libro divulgato in Turchia mentre Nazim Hikmet è in vita. Da questo momento su di lui è censura totale.

È Pablo Neruda a raccontare come l'amico Hikmet viene trattato durante la sua prigionia: "Accusato di aver tentato di incitare l'esercito turco alla ribellione, Nazim è stato condannato alle punizioni più terribili. Mi ha detto che è stato costretto a camminare sul ponte di una nave fino a sentirsi troppo debole per rimanere in piedi, quindi lo hanno legato in una latrina dove gli escrementi arrivavano a mezzo metro sopra il pavimento... Il mio fratello poeta sente le sue forze mancare; resiste con orgoglio; comincia a cantare; all'inizio la sua voce è bassa, poi sempre più alta fino a urlare; canta tutte le canzoni, tutti i poemi d'amore che riesce a ricordare, i suoi stessi versi, le ballate d'amore dei contadini, gli inni di battaglia della gente comune; canta qualsiasi cosa che la sua mente ricordi; e così vince i suoi torturatori".

Nel 1949, a Parigi, una commissione internazionale della quale fanno parte, tra gli altri, Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean Paul Sartre, si batte per la liberazione di Hikmet. Nello stesso anno si forma il primo governo turco eletto democraticamente, e Hikmet viene nuovamente liberato in seguito ad un'amnistia generale. Non durerà a lungo: ben presto la sua persecuzione ricomincia più spietata che mai. Simone de Beavoir ricorda gli eventi di quei giorni: "Mi raccontò come nell'anno successivo alla sua liberazione subì due attentati, con le macchine, nelle vie di Istanbul. In seguito provarono a costringerlo a fare il servizio militare nella frontiera russa: aveva quasi 50 anni. Il dottore, un maggiore, gli disse: 'Mezz'ora in piedi sotto il sole e sei un uomo morto', ma io gli diede ugualmente un certificato di buona salute. Riuscì a scappare, di notte, attraverso il Bosforo, con un motoscafo. Voleva raggiungere la Bulgaria, ma era impossibile considerate le condizioni climatiche. Incontrò una nave da carico rumena, che non si fermò; la inseguì, nonostante la tempesta; dopo circa due ore si fermarono, senza però farlo salire a bordo. Il motore del motoscafo era ormai fuori uso; si considerava senza via di scampo. L'equipaggio della nave chiese istruzioni a Bucarest... Esausto, mezzo morto, Hikmet arrivò barcollando nella cabina del capitano, dove vide una sua enorme fotografia con la scritta 'Salvate Nazim Hikmet'. 'La parte più divertente', ricordava Nazim, 'fu che ero già libero da più di un anno'!".

Nazim è costretto a espatriare a Mosca; tuttavia il governo turco nega il permesso alla moglie e al figlio di seguirlo. Durante il suo esilio ha il secondo attacco di cuore; nonostante le sue condizioni di salute continua a lavorare duramente, visitando non solo l'Europa dell'Est ma anche Roma, Parigi, L'Avana, Pechino. Privato della cittadinanza turca nel 1959, sceglie di diventare cittadino polacco; nello stesso anno si sposa per la terza volta.

Muore a Mosca nel giugno del 1963, a causa dell'ennesimo attacco di cuore. Il giorno prima, sentendo forse la sua fine vicina, scrive la sua ultima poesia, dal titolo "Il mio funerale". In occasione del centenario della sua nascita, il governo turco, a seguito di una petizione firmata da oltre mezzo milione di cittadini, restituirà al grande poeta la cittadinanza che gli era stata negata.

Il poeta turco attraverso i suoi versi parla di sè stesso, del suo Paese, dei valori in cui crede fermamente e per i quali ha combattuto; la sua vita è inscindibile dalla sua poesia. Eppure, nonostante i soprusi, le ingiustizie, le torture e le privazioni subite, dai suoi versi traspare una purezza lirica straordinaria, una volontà inarrestabile nel trasmettere i suoi ideali e una passione che vive nelle sue poesie d'amore di una bellezza sorprendente.
 
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view post Posted on 16/6/2009, 13:35

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Ti ho sognata

mi sei apparsa sopra i rami
passando vicino alla luna
tra una nuvola e l'altra
andavi, e io ti seguivo
ti fermavi e io mi fermavo,
mi fermavo, e tu ti fermavi,
mi guardavi e io ti guardavo
ti guardavo e tu mi guardavi
poi tutto è finito.

 
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view post Posted on 16/6/2009, 20:16

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Amo in te







Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.

amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.

 
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view post Posted on 16/6/2009, 22:42

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Alla vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più povero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

 
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3 replies since 16/6/2009, 12:57   46 views
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