Controllo sociale: dal Panopticon al Grande Fratello digitale

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view post Posted on 27/6/2009, 22:03

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Controllo sociale: dal Panopticon al Grande Fratello digitale

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a cura di Paolo Tomaselli

Dalle carceri a Echelon, vecchie e nuove forme di controllo sociale aleggiano sulla società occidentale. Dal Grande Fratello del romanzo 1984 di George Orwell, fino alla vigilanza nella Rete, cuore della società globalizzata. L’idea del Big Brother, però, dell’occhio invisibile capace di vedere e sorvegliare tutto, fu già teorizzato alla fine del XVIII secolo da Jeremy Bentham.
In pieno Novecento il filosofo Michael Focault, sostenne che il modello del Panopticon rappresentava la metafora della vita moderna nelle società avanzate in cui tutto è visibile, sorvegliato. Dietro le discussioni sul Panopticon, dietro l’idea di Grande Fratello, c’è evidentemente il timore che la tecnologia possa trasformarsi in uno strumento di controllo sottile e potente.
 
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view post Posted on 27/6/2009, 22:36

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George Orwell (Foto Archivio IGDA)



Il boom delle carceri e l'esempio USA



Come camera (oscura) da cui trarre la fotografia di un mondo che cambia. Dietro ad abbaglianti crescite economiche e a crisi cicliche c'è un luogo che cresce, in quantità e qualità, grazie anche alle nuove tecnologie. Il sistema carcerario sta vivendo un vero e proprio boom delle costruzioni e il rapido infoltirsi della schiera di carcerati sembra un fenomeno di portata universale se guardiamo alla parte del mondo più sviluppata, come fa osservare il sociologo Bauman, nel suo saggio, Dentro la Globalizzazione. Secondo le cifre più recenti, gli Stati Uniti sono in testa rispetto agli altri stati: in totale, più del 2% della popolazione Usa è soggetta al controllo del sistema penale e il tasso di crescita è impressionante.
Nel 1979 c'erano 230 detenuti ogni 100.000 abitanti; vent’anni dopo erano saliti a 649. In Norvegia, Paese restio a comminare pene detentive, si è passati da 40 a 64 ogni 100.000, in Olanda da 30 a 86 e Inghilterra si è arrivati a 114 unità per 100.000 abitanti: il Paese avrebbe bisogno di un nuovo carcere ogni settimana. La reclusione diventa quindi la strategia centrale nella lotta per la sicurezza dei cittadini. E dagli Usa arrivano esempi di come teoria e pratica siano già a buon punto.


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La copertina di "1984" di George Orwell





Il carcere di Pelican Bay in California, secondo un entusiastico rapporto del Los Angeles Times del 1 maggio 1990 "è interamente automatico e progettato in maniera tale che i reclusi non abbiano alcun contatto diretto con le guardie e gli altri reclusi" trascorrendo la maggior parte del tempo "in celle prive di finestre, costruite di solidi blocchi di cemento armato e di acciaio inossidabile". A prima vista sembra una versione avanzata del Panopticon progettato da Bentham, ma in sostanza c'è qualcosa di diverso. A Pelican Bay non viene svolto alcun lavoro produttivo, né alcun addestramento professionale.
Come osserva Bauman "questa prigione non è stata progettata come un luogo di disciplina o di lavoro organizzato, ma come un luogo di esclusione". Tuttavia, modello storico e applicazioni moderne non si escludono a vicenda, anzi. Il nome di Bentham riecheggia nei corridoi di molte nuove carceri di massima sicurezza degli Stati Uniti: se il principio architettonico del XVIII secolo non regge di fronte alla crescita esponenziale di detenuti e all'odierna complessità sociale, l'idea sempre valida che lo sottendeva, quella del massimo controllo col minimo sforzo (e costo) ha trovato nella tecnologia la risposta ideale.


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L'esterno del carcere di Alcatraz (Foto Olympia)



Negli Stati Uniti, fino agli anni '60, quando il modello di carcere era quello di Alcatraz, il rapporto guardie-prigionieri era di 1 a 30. Oggi, nelle nuove carceri ipertecnologiche il rapporto è 1 a 60. In alcuni casi, per esempio in Oregon, si arriva a 1 a 100. Ricorso alla tecnologia vuol dire in primo luogo gran dispendio di sistemi di sicurezza video, ma anche utilizzo di braccialetti elettronici e di celle particolari. In un altro penitenziario californiano, quello di Salinas Valley, a un'ora da San Josè, il recinto esterno, controllato e monitorato dall'interno, è percorso da una corrente di 5100 volt, più del doppio di Old Sparky, la sedia elettrica tristemente famosa usata in Florida.
Finora il sistema non è mai entrato in uso, ma la sua potenza deterrente è tale che si stima che 11 guardie su 13 potrebbero essere tranquillamente rimosse, con un risparmio di un milione di dollari. La potente lobby delle guardie carcerarie californiane naturalmente resiste a questa pervasiva presenza tecnologica, ma non è l'unica. Psichiatri, psicologi, operatori sociali si interrogano sulle influenze che il grande occhio tecnologico potrebbe avere sui detenuti. Le stesse condizioni da incubo di Pelican Bay sono state contrastate per via legale, per gli enormi contraccolpi rilevati sui prigionieri. Nonostante ciò, dall'89 a oggi è stata presa a modello da molte altre carceri di massima sicurezza negli Stati Uniti.


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Ieri e oggi: come cambia il controllo sociale





Un disegno che riproduce l'architettura del Panopticon
L'idea di reclusione sembra essersi quindi evoluta da laboratorio della società industriale (per indirizzare o reinserire le persone in un contesto produttivo), a laboratorio della società globalizzata (dove non si pensa al reintegro, ma, piuttosto, si mettono a punto le tecniche con cui confinare nello spazio i rifiuti della società).Lo scopo originario di un progetto come quello del Panopticon però è vasto, tanto che lo stesso Bentham parlava, in un'accezione più ampia, applicata anche a ospedali, caserme e scuola, di "un panoptismo, capace di riformare la morale, preservare la salute, rinvigorire l'industria, diffondere l'istruzione, alleggerire le cariche pubbliche, stabilizzare l'economia come sulla roccia (…) tutto questo con una semplice idea architettonica".
Michel Foucault spiega in che cosa consistesse il progetto nel suo saggio Sorvegliare e Punire. "Alla periferia una costruzione ad anello; troviamo al centro una torre tagliata da larghe finestre che si aprono verso la faccia interna dell'anello; la costruzione periferica è divisa in celle, che occupano ciascuna tutto lo spessore della costruzione; esse hanno due finestre, una verso l'interno, corrispondente alla finestra della torre; l'altra verso l'esterno, permette alla luce di attraversare ogni cella da parte a parte.

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Basta allora mettere un sorvegliante nella torre centrale, e in ogni cella rinchiudere un pazzo, un ammalato, un condannato, un operaio, uno scolaro". Teorie e pratiche di questo tipo si inseriscono in un contesto sociale caratterizzato dalla diffusione del pauperismo e dalla nascita di un proletariato ancora non ben caratterizzato. In questo clima, le teorie di riformatori come Bentham vengono accolte positivamente e il controllo sociale da parte delle classi dominanti si affina progressivamente.
Di sicuro la funzione di controllo esercitata dal Panopticon era importante; e le sue istituzioni erano concepite soprattutto come case di correzione, una sorta di fabbriche di lavoro disciplinato. Tra le mura di cemento di Pelican Bay, espressione assai più concreta ed evoluta di strumento di controllo, invece, non viene svolto alcun lavoro produttivo. "Per i condannati, sottolinea Bauman, Pelican Bay è la scuola del nulla, e non insegna neppure una disciplina puramente formale.
Il vero contenuto del Panopticon, lo scopo preciso della sorveglianza costante, era di assicurarsi che i reclusi svolgessero certe attività, seguissero certe routine, facessero alcune cose. Ma ciò che i reclusi della prigione di Pelican Bay fanno nelle loro celle solitarie non conta".
 
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